di Francesco Mastrorizzi
La casa editrice fiorentina Sarnus ripubblica, in un volume cartonato al prezzo di 13 Euro, la prima versione de “Le avventure di Pinocchio”, corredata dai capolettera e dai disegni originali apparsi più di cento anni fa sul "Il Giornale per i bambini", settimanale per l'infanzia diretto da Ferdinando Martini.
La casa editrice fiorentina Sarnus ripubblica, in un volume cartonato al prezzo di 13 Euro, la prima versione de “Le avventure di Pinocchio”, corredata dai capolettera e dai disegni originali apparsi più di cento anni fa sul "Il Giornale per i bambini", settimanale per l'infanzia diretto da Ferdinando Martini.
Scritto da Carlo Lorenzini (1826-1890), in arte Collodi (nome del paese in cui era nato, in Toscana, tra Firenze e Lucca), "Pinocchio" (fin da subito lo chiamarono tutti così brevemente) è stato uno dei pochi libri italiani per ragazzi affermatosi a livello mondiale e tradotto in più di cinquanta lingue. Gli tengono testa soltanto “Cuore” di Edmondo De Amicis, i libri di Gianni Rodari e quelli scritti di recente da Elisabetta Dami aventi come protagonista Geronimo Stilton.
La popolarità di Pinocchio crebbe con il film di Walt Disney, ma molti commentatori ritengono che, piuttosto che una favola per ragazzi, sia da ritenersi un'allegoria della società moderna, uno sguardo impietoso sui contrasti tra rispettabilità e libero istinto, in un periodo (fine Ottocento) di grande severità nell'attenzione al formale.
“Storia di un burattino di legno”, questo il titolo originale, fu inizialmente pubblicata su "Il Giornale per i bambini" come novella a puntate settimanali, già a partire dal primo numero. Collodi, grazie alla sua fama di giornalista e scrittore di libri per la scuola, fu invitato caldamente a collaborare da Ferdinando Martini in quanto rappresentava una garanzia per convincere i genitori ad acquistare ai propri figli questo nuovo genere d’intrattenimento culturale.
Il primo numero uscì il 7 luglio 1881, aveva 16 pagine e a pagina 3 presentava la prima puntata del racconto, composta da due capitoli.
Collodi continuò a scrivere fino al capitolo XV, pubblicato il 27 ottobre 1881, dove l’autore, con un asterisco, avvertiva che si trattava di «continuazione e fine». La storia terminava con Pinocchio impiccato a un ramo di quercia. Il brusco epilogo scatenò la furia dei giovani lettori e tanto numerose furono le lettere di protesta che il 16 febbraio del 1882 la storia ricominciò, questa volta con il titolo "Le avventure di Pinocchio". Con questo numero per la prima volta si faceva ricorso all’illustrazione. Le puntate uscite nel 1881, infatti, erano state pubblicate senza illustrazioni specifiche, utilizzando, per i disegni, clichè di repertorio.
L’incarico di illustrare la storia venne dato a Ugo Fleres, che dedicò il primo disegno a Pinocchio impiccato, in modo da ricollegarsi alla prima parte de racconto. Fleres, che non si firmava, eseguì almeno sei disegni riferiti a Pinocchio.
Il 25 gennaio 1883 veniva pubblicata l’ultima delle 15 puntate dell’opera di Collodi, con la conclusione che tutti conosciamo, in cui il burattino di legno diventa un bambino in carne e ossa, e tre settimane più tardi, in febbraio, Pinocchio era già un libro. Usciva infatti “Le avventure di Pinocchio”, edito dalla Libreria Editrice Felice Paggi di Firenze con le illustrazioni di Enrico Mozzanti, legato a Collodi da una vecchissima collaborazione e da viva amicizia. E’ probabile, quindi, che l’immagine di Pinocchio disegnata da Mozzanti, a differenza di quella di Fleres, abbia avuto il beneplacito dell’autore.
La popolarità di Pinocchio crebbe con il film di Walt Disney, ma molti commentatori ritengono che, piuttosto che una favola per ragazzi, sia da ritenersi un'allegoria della società moderna, uno sguardo impietoso sui contrasti tra rispettabilità e libero istinto, in un periodo (fine Ottocento) di grande severità nell'attenzione al formale.
“Storia di un burattino di legno”, questo il titolo originale, fu inizialmente pubblicata su "Il Giornale per i bambini" come novella a puntate settimanali, già a partire dal primo numero. Collodi, grazie alla sua fama di giornalista e scrittore di libri per la scuola, fu invitato caldamente a collaborare da Ferdinando Martini in quanto rappresentava una garanzia per convincere i genitori ad acquistare ai propri figli questo nuovo genere d’intrattenimento culturale.
Il primo numero uscì il 7 luglio 1881, aveva 16 pagine e a pagina 3 presentava la prima puntata del racconto, composta da due capitoli.
Collodi continuò a scrivere fino al capitolo XV, pubblicato il 27 ottobre 1881, dove l’autore, con un asterisco, avvertiva che si trattava di «continuazione e fine». La storia terminava con Pinocchio impiccato a un ramo di quercia. Il brusco epilogo scatenò la furia dei giovani lettori e tanto numerose furono le lettere di protesta che il 16 febbraio del 1882 la storia ricominciò, questa volta con il titolo "Le avventure di Pinocchio". Con questo numero per la prima volta si faceva ricorso all’illustrazione. Le puntate uscite nel 1881, infatti, erano state pubblicate senza illustrazioni specifiche, utilizzando, per i disegni, clichè di repertorio.
L’incarico di illustrare la storia venne dato a Ugo Fleres, che dedicò il primo disegno a Pinocchio impiccato, in modo da ricollegarsi alla prima parte de racconto. Fleres, che non si firmava, eseguì almeno sei disegni riferiti a Pinocchio.
Il 25 gennaio 1883 veniva pubblicata l’ultima delle 15 puntate dell’opera di Collodi, con la conclusione che tutti conosciamo, in cui il burattino di legno diventa un bambino in carne e ossa, e tre settimane più tardi, in febbraio, Pinocchio era già un libro. Usciva infatti “Le avventure di Pinocchio”, edito dalla Libreria Editrice Felice Paggi di Firenze con le illustrazioni di Enrico Mozzanti, legato a Collodi da una vecchissima collaborazione e da viva amicizia. E’ probabile, quindi, che l’immagine di Pinocchio disegnata da Mozzanti, a differenza di quella di Fleres, abbia avuto il beneplacito dell’autore.
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