Inaugura sabato 19 dicembre prossimo, alle ore 17.00 la mostra “Enzo Nenci – Il linguaggio della scultura”, allestita in Galleria d’Arte Moderna Bonzagni dal 19 dicembre 2009 al 7 marzo 2010.
''[...] sentii la necessità di cantare con armonie nuove nelle forme, forme che intendono esprimere l'amore della natura nel dramma universale e umano''.
Sono parole scritte nel 1968 da Enzo Nenci (Mirandola, 1903 - Virgilio, 1972) a proposito di quel gruppo di sue sculture chiamate ''stalagmiti-stalattiti'', leit-motiv, come le definisce Franco Monteforte, ''alla fase piu' matura della sua produzione artistica, quella che si apre subito dopo la seconda guerra mondiale con il trasferimento a Bergamo prima e poi, definitivamente, a Mantova''. E sono parole di un'espressività emotiva e spirituale profonda, cosi' come emozionalmente profonda nei sentimenti e' l'arte di Enzo Nenci, scultore che ha rappresentato una figura artistica di fondamentale importanza in Italia negli anni che vanno dalla fine della prima guerra mondiale fino al Settanta.
Nato nel 1903 a Mirandola, in provincia di Modena, da padre musicista e madre che era un contessa, nonche' pittrice dilettante, Nenci ha fin da piccolo la possibilità di crescere in un ambiente intellettualmente e culturalmente stimolante e vivace, in una famiglia frequentata da musicisti, letterati, artisti. Vive la sua infanzia a Ferrara, dove si trasferisce nel 1907 e tra il 1925 e il 1928 attraversa un'intensa stagione espositiva che lo vede presente in importanti rassegne nel Ferrarese e, in generale, in Emilia. A questi anni risalgono i primi esempi delle sculture delle ''Madri'', tema che, sviluppato nella famiglia, nel genere umano, proseguirà in tutta la sua produzione.
Nei cenni biografici che riguardano questo artista non possono essere dimenticati gli anni della seconda guerra mondiale, tra il 1941 e il 1945, quando Nenci si impiega come capochimico in diversi stabilimenti ferraresi e della provincia di Rovigo. Ed e' in questo periodo che inizia a delinearsi una sua precisa personale linea stilistica, anche a causa di dolorose esperienze personali (la completa distruzione della sua casa-studio ferrarese durante il bombardamento di Ferrara nel 1943, con la perdita dei suoi lavori e il saccheggio di quello che era sfuggito alla distruzione, nonche' la perdita, durante la guerra, di due amatissimi fratelli) che si intrecciano con la tragedia del conflitto mondiale. Sul finire del 1945 e' a Milano, trasferitosi con la famiglia dai genitori, dove esegue alcuni ritratti per il Cimitero Monumentale, quindi trova casa a Ponte San Pietro (Bergamo) per stabilirsi poi definitivamente alla fine del 1946 a Mantova, condotto in questa città dall'attività professionale che lo porta a impiegarsi in uno zuccherificio mantovano per la bimestrale campagna saccarifera. Ed e' proprio a Mantova che le esperienze dolorose prima citate potenziano ''in lui il senso di quel ''dramma universale umano'' cui ora sente di dover dare una risposta con la propria arte'' (Franco Monteforte).
Il legame con la tradizione che accompagna quasi tutta l'attività di Nenci si legge in primo luogo nelle scelte iconografiche, non molte, che ricorrono in continuazione, la maternità, i lottatori, i ritratti, particolarmente femminili, le adolescenti, gli affetti familiari, soggetti semplici e consueti, carichi tuttavia per Nenci, ma anche per la tradizione scultorea, di valori e echi simbolici.
Parimenti anche le tecniche e i materiali (gesso, terracotta, bronzo) con cui Nenci ama lavorare sono conferma del suo profondo legame con gli aspetti piu' solidi e tradizionali della scultura. In particolare e' proprio la terracotta patinata, trattata con grande mestiere e sensibilità poetica, che Nenci predilige per le sue opere migliori, perche' materia calda e vibrante, densa di echi e di memorie, capace di far vivere i volti, i corpi, la loro interna tensione espressiva.
Infine nelle sue opere spesso si legge un robusto impianto classico, nella solidità formale con cui egli affronta le tematiche scelte e nel dichiarato riferimento vuoi alla tradizione scultorea ellenistica vuoi alla piu' alta tradizione italiana rinascimentale. Le dimensioni delle sculture di Nenci non sono grandi e monumentali, eppure monumentale e' la forza dinamica delle forme, la loro capacità di germinare le une dalle altre secondo direttrici di forze che elevano e slanciano la scultura verso l'alto: nel rinunciare alla monumentalità dell'opera, l'artista sembra quasi rifiutare una destinazione pubblica per piegarsi verso una sfera piu' intima, privata, ricca di quei sentimenti, di quei dolori, di quelle gioie che esprime.
Ingresso libero.
La mostra è visitabile nei seguenti giorni ed orari:
martedì e giovedì, dalle 9.30 – 12.30 e 15.00 – 17.00, apertura solo su prenotazione telefonando ai nn. 051-6843390 / 051-6843334;
venerdì, sabato, domenica e festivi: 10.00 – 13.00 e 15.30 – 18.30.
CHIUSA ogni lunedì e mercoledì.
Immagine: Enzo Nenci, Il ponte, 1947, terra cotta patinata
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