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venerdì 7 gennaio 2011

Federico, il re tra i castelli

di Gianmatteo Funicelli

Fortemente influenzata da un revival sul classico, la cultura di re Federico II, protagonista assoluto dell’ascesa politica degli Svevi nel meridione d’Italia, incarna un perfetto, quasi meticoloso, recupero ideologico dell’antico: dal mondo greco a quello latino, dall’arabo alla cultura francese la poliedricità innovativa, ma di carattere “antiquario”, dell’imperatore svevo si rispecchia nella politica, medicina, scienza, nell’arte e persino nella musica. Elettosi come “imperator romano”, Federico arriva a combattere aspramente contro l’imponente dominio spirituale di papa Innocenzo III, in quanto protagonista e partecipe della sua stessa universalità: è il potente mandato da Dio sulla terra per ricostruire l’impero. La sua direttiva politica è di stampo antico, quasi costantiniana.
La complessiva ideologia federiciana esplicita la restaurazione dell’impero tramite la promozione dei suo “antichi” valori. Nelle sue spettanze la produzione artistica, vero emblema del potere, verte sulla celebrazione regale impressa sulla fastosità del marmo, quasi a rievocare la monumentalità ellenistica, quindi “ad instar antiquorum operum”. Testimonianze di propaganda politica saranno i numerosi incastellamenti che Federico staziona per le terre dell’impero soprattutto per la sua più grande passione: la caccia. Al di là delle simbologie di sviluppo civile e difensivo, l’erezione dei castelli in Federico rappresenta un’autocelebrazione del potere, in linea con l’esigenza di un sentito sfarzo residenziale.
Il castello federiciano si distoglie da quelli di matrice normanna, più fedeli alle forme europee, per essere costituiti da una spiccata modulazione geometrica degli alzati, incline sui quadrati, cilindri, e soprattutto sugli ottagoni, nonché dalla ricercatezza spaziale degli ambienti, tipica dei costruttori cistercensi. Di stampo bernardino è, difatti, Castel del Monte presso Andria, esempio capitale dell’incastellamento svevo. La sua fabbrica si attiva già nel 1240. La struttura esterna configura quasi il diadema che cingeva il capo a Federico. Il grande blocco ottagonale riassume, nella forma, simbologie tradizionali come quelle dei martiria, legati al concetto di eternità, come pure quelli incentrati sull’astronomia (“quando il sole entra in un segno zodiacale, le ombre cadono su specifici punti dell’edificio”). La struttura rigorosamente geometrica è incorniciata da otto torri angolari. Nello spazio centrale si apre un cortile, mentre su ogni lato gli ambienti interni, di forma trapezoidale, si impostano su una vasta crociera costolonata con chiave di volta scolpita. Di matrice gotica è lo slancio dell’alzato, nonché le finestrature trilobate. Sulla zona mediana dell’esterno, una netta cornice marcapiano spezza la verticalità del blocco, mentre il portale d’ingresso, rigorosamente di stampo classico, presenta un’impostazione gotica ma con elementi di repertorio ellenistico (architravi, capitelli, fregi e dentelli) che anticipano, a lunga distanza, forme e modus tipici dell’età rinascimentale.

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