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mercoledì 30 marzo 2011

Giacomo Balla. L’altro lato del futurismo italiano

di Gianmatteo Funicelli

Cosa vuole esprimere questa grande opera d’arte di Balla, se non una giovane donna che con astuto narcisismo si ammira dinanzi allo specchio? Considerata dai più grandi critici d’arte un’opera del periodo maturo dell’artista, Le magnolie che si specchiano appartiene ad una corrente pittorica di carattere secondario e poco caratterizzante per una personalità emblema del Futurismo come Giacomo Balla, artista ben noto nella parentesi avanguardistica già nei primi decenni del Novecento.
Con quest’opera il pittore abbandona il manifesto moderno ed è ora il linguaggio interiore a dominare il pennello attraverso cui sperimenta, lontano dagli studi sulla dinamica, la figura ma soprattutto la natura morta. Rimane tipica e costante del suo operato l’indagine pittorica dell’introspezione umana nonché il complesso rapporto luce/dinamismo (chiodo fisso per la pleiade dei futuristi), la quale si fanno spazio nella produzione degli anni trenta, l’ultimo lasso attivo del pittore torinese. La scelta del sobrio linguaggio compositivo si apre sui supporti di Balla con rapide pennellate sbiadite, le quali donano al soggetto un virtuoso gioco di trasparenze e spiccati accenti tonali. Il colore perde consistenza per creare sul piano rapidi tocchi sfumati, che l’artista inserisce sui valori tattili dei fiori, sulla carnosità delle foglie e, con maggiore impeto, sulle cromature e sulla trasparenza luminescente degli oggetti. Una natura morta in chiave rappresentativa del tutto moderna. Meno empirica e strutturata è la prospettiva, che qui si riduce ad una vaga percezione spaziale bidimensionale (che si giustifica per l’angolazione quasi “dall’alto”).
L’analisi del soggetto di quest’opera su tavola del 1938 offrì all’arte nuove possibilità espressive cariche di emblemi e simbolismi dominanti, soprattutto nella produzione moderna del napoletano. Acquistata nel 1994 dal Banco di Napoli, da allora essa rientra nella raccolta dell’omonimo Istituto Bancario. Oggi l’opera è esposta al pubblico negli spazi d’arte moderna di Villa Pignatelli a Napoli.

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