di Francesco Mastrorizzi
Trecchina è un antico centro lucano
ricco di mille suggestioni, di tipo paesaggistico, ma anche derivanti da
storia, arte, tradizione e folklore. Sorge nell'entroterra della costa
tirrenica lucana, su un altopiano incastonato tra le montagne, ma a pochi passi
dal mare. La sua collocazione risulta, quindi, strategica, collocato com’è a
pochi km sia dalla stupenda costa, tipicamente mediterranea, di Maratea sia dai
sentieri montani del Parco Nazionale del Pollino.
Degradando dall'antico borgo medioevale
denominato "Castello", il paese si estende verso il "Piano",
che costituisce l'attuale zona residenziale. Il borgo antico, adagiato su uno
sperone roccioso inaccessibile dalla valle, mantiene intatti angoli di rara
bellezza. Finestre, balconi e loggiati sormontati da archi si aprono su un
dedalo di stradine scoscese, che si inerpicano dal vallone fino al punto più
alto, dove i ruderi del castello baronale del '500 testimoniano secoli di
storia di questa comunità. Le prime case risalgono al medioevo (sec. XI),
quando il paese fu ricostruito dai Longobardi di Salerno, dopo la sua
distruzione ad opera dei Saraceni.
Le origini di Trecchina sono piuttosto
incerte: alcuni fanno risalire il primo insediamento al 500 d.C., ad opera di
coloni greci della città di Anglona, altri fissano le origini in età romana,
indicandola con il nome di Terenziana. Tra il XI e il XII secolo fu interessata
da correnti migratorie di gruppi eretici provenienti dal Piemonte, in
particolare dal Monferrato, che hanno lasciato una indelebile traccia nel
dialetto locale. Trecchina è, infatti, uno dei centri lucani – assieme a
Potenza, Picerno, Pignola e Tito – dove si parla il gallo-italico e ciò la
rende un’autentica isola linguistica.
Cuore del paese è la bellissima Piazza
del Popolo (ampia oltre 1800 mq), costituita da una rigogliosa villa impreziosita
da variopinti giardini e circondata da notevoli palazzi in stile liberty, tutti ornati di portali in
pietra scolpita e con lunghe balconate sorrette da ferro battuto.
Nella piazza si erge la chiesa madre,
dedicata a San Michele Arcangelo, realizzata fra il 1825 e il 1875. All'interno
si possono ammirare il soffitto a cassettonato e l’abside decorati da Mariano
Lanziani rispettivamente nel 1915 e nel 1924, un dipinto della Madonna del Soccorso di fine Ottocento
del pittore napoletano Scognamiglio, una statua della Madonna Assunta di scuola napoletana e un’altra di San Michele Arcangelo, posta in una
nicchia sulla parete di fondo dell’abside. Infine, sull'ultimo altare di
destra, si trova la tela più recente della chiesa, raffigurante La Cena di Emmaus e realizzata nel 1994
dal pittore locale Emilio Larocca, paesaggista e ritrattista, epigono della
raffinata pittura napoletana dell’Ottocento.
La facciata della chiesa è divisa in tre
parti da lesene: sulla parte centrale vi è un portale in pietra con sovrastante aggetto su cui si regge la statua di San
Michele, mentre sulle parti laterali si aprono due finestroni. La torre
campanaria fu costruita nel 1904 a spese di Gennaro Orrico, un ricco emigrante,
che volle così dotare il paese di quel campanile che fino ad allora mancava.
Nessun commento :
Posta un commento