di Francesco Mastrorizzi
La prossima settimana, a dieci anni dalla sua scomparsa, prenderanno il via a Novara le celebrazioni per il centenario della nascita di Carlo Dionisotti, uno dei più importanti critici letterari italiani, stimato a livello internazionale come il maggiore storico della letteratura italiana del secondo Novecento.
Il 19 settembre, presso la Biblioteca Civica, in concomitanza con l'inaugurazione di una mostra bibliografica a cura di Roberto Cicala, che resterà aperta fino al 20 ottobre, verrà presentato il saggio ''Un maestro della letteratura: Carlo Dionisotti tra storia e filologia" a cura del Centro Novarese di Studi Letterari ed edito da Interlinea di Novara, che contiene la più completa rassegna bibliografica su Dionisotti, realizzata dalla professoressa Mirella Ferrari, docente ordinario di Letteratura latina medievale all'Università Cattolica di Milano.
Nato nel 1908 a Torino, città in cui si laureò assieme ad amici come Bobbio, Pavese, Lalla Romano, Argan, Garosci e in cui collaborò al “Giornale storico della letteratura italiana”, Dionisotti mantenne sempre forti legami con la città di Novara, soggiornando regolarmente durante il periodo estivo nella villa di famiglia a Romagnano Sesia.
Dopo aver conseguito la libera docenza in letteratura italiana nel 1937, dapprima insegnò all'Università di Torino e poi fu assistente di Natalino Sapegno all'Università di Roma. Nel 1947 si trasferì a Londra, ricevendo prima un incarico temporaneo di lettore di italiano a Oxford e poi nel 1949 diventando professore al Bedford College dell'Università di Londra, in cui insegnò per vent'anni.
Molteplici e autorevoli le sue collaborazioni a riviste di studio. Con Billanovich e Campana fondò e diresse, dal 1958, la rivista annuale “Italia medioevale e umanistica”, ma scrisse anche su “Italian Studies”, “Lettere italiane”, “Studi di filologia italiana”.
Dionisotti può essere considerato il caposcuola di una critica che associa ai fenomeni letterari un interesse per la storia, la sociologia e la geografia. Nel corso della sua vita ha approfondito con sicuro metodo lo studio della letteratura italiana dell’Umanesimo e del Rinascimento, sia negli aspetti filologici e linguistici sia nelle implicazioni storico-politiche, cercando di inserire la storia della letteratura italiana nel quadro più ampio della storia d'Italia. La sua lezione è viva ancora oggi nell’idea che la storia e le opere della letteratura sono indispensabili per comprendere la necessità di conoscere il passato per creare solide fondamenta per il nostro il futuro.
La sua attività filologica si è rivolta, in particolare, alle opere di Pietro Bembo, ma autorevoli sono anche i suoi studi su Machiavelli e Manuzio, oltre a quelli sull'Ottocento di Nievo, Foscolo e Manzoni. Il suo nome, tuttavia, è legato principalmente alla raccolta di saggi “Geografia e storia della letteratura italiana”, del 1967, opera che inaugura un metodo critico da allora in poi imprescindibile e nella quale emerge una nuova visione della letteratura italiana, ritenuta dal Dionisotti policentrica e regionalistica. Concezione questa in aperto contrasto con le idee unitarie proposte da De Sanctis nella sua "Storia della letteratura italiana".
La prossima settimana, a dieci anni dalla sua scomparsa, prenderanno il via a Novara le celebrazioni per il centenario della nascita di Carlo Dionisotti, uno dei più importanti critici letterari italiani, stimato a livello internazionale come il maggiore storico della letteratura italiana del secondo Novecento.
Il 19 settembre, presso la Biblioteca Civica, in concomitanza con l'inaugurazione di una mostra bibliografica a cura di Roberto Cicala, che resterà aperta fino al 20 ottobre, verrà presentato il saggio ''Un maestro della letteratura: Carlo Dionisotti tra storia e filologia" a cura del Centro Novarese di Studi Letterari ed edito da Interlinea di Novara, che contiene la più completa rassegna bibliografica su Dionisotti, realizzata dalla professoressa Mirella Ferrari, docente ordinario di Letteratura latina medievale all'Università Cattolica di Milano.
Nato nel 1908 a Torino, città in cui si laureò assieme ad amici come Bobbio, Pavese, Lalla Romano, Argan, Garosci e in cui collaborò al “Giornale storico della letteratura italiana”, Dionisotti mantenne sempre forti legami con la città di Novara, soggiornando regolarmente durante il periodo estivo nella villa di famiglia a Romagnano Sesia.
Dopo aver conseguito la libera docenza in letteratura italiana nel 1937, dapprima insegnò all'Università di Torino e poi fu assistente di Natalino Sapegno all'Università di Roma. Nel 1947 si trasferì a Londra, ricevendo prima un incarico temporaneo di lettore di italiano a Oxford e poi nel 1949 diventando professore al Bedford College dell'Università di Londra, in cui insegnò per vent'anni.
Molteplici e autorevoli le sue collaborazioni a riviste di studio. Con Billanovich e Campana fondò e diresse, dal 1958, la rivista annuale “Italia medioevale e umanistica”, ma scrisse anche su “Italian Studies”, “Lettere italiane”, “Studi di filologia italiana”.
Dionisotti può essere considerato il caposcuola di una critica che associa ai fenomeni letterari un interesse per la storia, la sociologia e la geografia. Nel corso della sua vita ha approfondito con sicuro metodo lo studio della letteratura italiana dell’Umanesimo e del Rinascimento, sia negli aspetti filologici e linguistici sia nelle implicazioni storico-politiche, cercando di inserire la storia della letteratura italiana nel quadro più ampio della storia d'Italia. La sua lezione è viva ancora oggi nell’idea che la storia e le opere della letteratura sono indispensabili per comprendere la necessità di conoscere il passato per creare solide fondamenta per il nostro il futuro.
La sua attività filologica si è rivolta, in particolare, alle opere di Pietro Bembo, ma autorevoli sono anche i suoi studi su Machiavelli e Manuzio, oltre a quelli sull'Ottocento di Nievo, Foscolo e Manzoni. Il suo nome, tuttavia, è legato principalmente alla raccolta di saggi “Geografia e storia della letteratura italiana”, del 1967, opera che inaugura un metodo critico da allora in poi imprescindibile e nella quale emerge una nuova visione della letteratura italiana, ritenuta dal Dionisotti policentrica e regionalistica. Concezione questa in aperto contrasto con le idee unitarie proposte da De Sanctis nella sua "Storia della letteratura italiana".
La storia della beat generation non sarebbe come la conosciamo se non ci fosse stata Lalla Romano. E' stata il faro italiano che ha rischiarato l'oscurità della nostra ignoranza
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