Dal 16 al 31 luglio 2011 presso il museo di Villa Coppetti si terrà la mostra antologica di Gigino Falconi, organizzata dal Comune di Castelbellino e Compagnia dell’Arco, a cura di Sandro Franconi e Riccardo Ceccarelli.
Gigino Falconi, nato a Giulianova nel 1933, dopo una esperienza nell’Informale tra anni ‘50, ‘60, ‘70, ha cercato il rinnovamento nell’arte figurativa, alla ricerca di uno stile nuovo attraverso la pittura del ‘300 e del ‘400 per poi virare e giungere alla fotografia. Il nuovo stile pittorico lo ha poi condotto ad utilizzare per i suoi lavori – come fonte di ispirazione - le poesie di Enzo Fabiani, Alberico Sala, Leonardo Cohen. Le esposizioni cui ha partecipato - personali e collettive - all'estero sono state nei paesi: Stati Uniti, Olanda, Canada, Giappone. Falconi è solito presentare i suoi quadri fuori dai circuiti artificiosamente costruiti, che non lo hanno mai interessato - ha detto Marcello Vederosa - e da più di cinquant’anni è, di fatto, sulla scena dell’arte italiana come uno dei protagonisti. In mostra a Castelbellino (An) è presente una selezione di altri dipinti più recenti del pittore. La linea di ricerca dove si costruisce la creatività di Falconi è in evidenza da tre opere principali del 2008: Il grande albero sul lago, Strana luce sul porto e Grande albero con luce sul porto. Che appaiono come una riaffermazione dell’identità tra uomo e universo, che stava alla base del pensiero umanistico e rinascimentale. La sua ricerca iconica di estremo rigore formale e di straordinaria intensità luministica, si esprime in grandi cicli pittorici, come quelli dedicati ai temi dannunziani e all’arte sacra. I dipinti più importanti del passato sono di arte sacra anche se probabilmente gli autori avrebbero dipinto altro, con una committenza più diversificata. La sua pittura ammette soffuse atmosfere neoclassiche ed intimi vagheggiamenti romantici. La sua vita è segnata dalla ricerca appassionata, dalla solitudine nostalgica, dalla bellezza cosmica, dall’idealità femminile, dall’inquietudine religiosa”. La ricerca del bello lo prende ma non lo domina perché l’elemento sociale evoca trascendenza e vagheggiamento religioso (Carlo Chenis).
Un racconto interiore del pittore è però anche di versi delle Laudi di G. D’Annunzio che sono tradotte in simbolici e segni. Falconi è dotato di una cultura umanistica di spessore, arricchita da interessi in campo religioso che lo hanno spinto a realizzare. È un pittore puro che riesce ad esprimersi con semplicità ed efficacia i modelli culturali del Novecento. Falconi non pretende di cambiare il mondo, ma il suo lavoro è preciso e degno di attenzione, per le suggestioni impresse nei suoi paesaggi interiori che vogliono essere qualcosa di più di un recupero memoriale del tempo perduto o letterario.
La sua pittura produce effetti metafisici che consentono di far immergere il tempo presente: i sui racconti offrono allo spettatore una serie di rivelazioni e significati non sempre facili e accessibili. La sua produzione è ricca di suggestioni espressive che mostrano una forte esigenza di mediazione della realtà attraverso i gesti dei suoi personaggi o le ambientazioni teatrali. Che si traducono in scelte compositiva rivolte quasi completamente alle immagini femminili, diventando così il nucleo centrale della struttura compositiva.
La luce, che modella la figura umana, è l’artificio linguistico per rendere il tempo all’interno del quadro fermo. Luce, forma e colore sono inscindibile, nella pittura di Falconi che è sostanzialmente necessità mentale di uno spazio-luce nato dall’arte antica. Per questo si affida ad una sorta di quinta che rinserra, protegge ed esalta l’immagine centrale, come nei paesaggi innevati di Bianco su bianco, 2006-2007 dove la neve viene utilizzata per rinforzare l’impatto visivo. La stessa struttura viene riproposta – fondata sull’immagine centrale – crea uno spartiacque della visione, come suo nucleo fondamentale e centro di gravità ne Ombra sul fiore, 2006. La sua è una pittura fatta di luoghi interiori, di frammenti poetici, portati con sé per tutta la vita, ma senza stacchi e sradicamenti sentimentali. Negli ultimi anni il suo lavoro è stato al centro di una serie di monografie firmate, tra l’altro, noti critici: Antonio De Guercio, Carlo Bo, Mario Luzi e Mario De Micheli; interventi critici di Sandro Parmigiani e Vittorio Sgarbi.
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