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venerdì 21 gennaio 2011

Il Medioevo e la donna sacra

di Sonia Gammone

Da sempre la donna è stata oggetto/soggetto privilegiato nell’arte. Rappresentata come archetipo della dimensione umana, la figura femminile ha ricoperto di volta in volta un significato diverso a seconda del periodo storico nel quale viveva. Il modo di rappresentarla e il ruolo simbolico da essa svolto sono cambiati nel corso dei secoli, di pari passo con l’evoluzione delle tecniche artistiche e degli stili, con il variare del gusto estetico e, elemento non meno importante, con il diverso modo di concepire il ruolo della donna nella società.
Nell'iconografia medievale la bellezza femminile era riservata alle immagini sacre. Era la figura di Maria ad essere protagonista indiscussa in tutti i campi dell'arte. Le enormi influenze derivanti dal Cristianesimo portarono ad una rappresentazione della donna solo considerandola nella sua sacralità. La concezione teocentrica tipica di questo periodo, investe ogni ambito della vita e conseguentemente l’arte ne diventa espressione. Le Madonne sono il soggetto sacro per eccellenza: si presentano composte, dolci ed eleganti, come nel caso di Simone Martini; oppure sono ricche di umanità e di tratti più “umanamente” reali, come quelle di Giotto. Nell’opera di Simone Martini Annunciazione la pittura ci presenta l’Arcangelo Gabriele in ginocchio davanti alla Beata Vergine mentre le porge una fronda d’ulivo annunciandole la volontà divina. I loro corpi sono privi di qualsiasi consistenza materiale. Maria è avvolta in un mantello blu con una bordatura dorata. Il suo volto, reclinato sulla spalla destra, indica un sentimento misto tra il pudore e il distacco.
Sarà Giotto a dare una svolta radicale alla pittura del tempo. Nella Chiesa di Ognissanti a Firenze si trova la Pala di Ognissanti: la Madonna è una figura solida, reale, e per la prima volta la sua espressione ci appare del tutto “umanizzata”. A differenza della Madonna bizantina, solenne e severa, questa accenna quasi ad un sorriso nello schiudersi delle labbra che lascia intravedere i denti. Il suo aspetto, il suo volto, la sua espressione, sono di una dolcezza tipicamente umana, senza alcuna astrazione. Il mantello azzurro scuro che la ricopre scende dalla testa creando una linea verticale netta, ma poi si modella adagiandosi sulle gambe della Madonna: a Giotto basta una leggera scoloritura del colore del mantello per farci vedere pienamente il volume disegnato dalle ginocchia. In ossequio alla tradizione, anche Giotto alla fine utilizza il fondo dorato e una sproporzione “gerarchica” tra la figura della Madonna e del Bambino rispetto alle altre figure. Ma sono solo concessioni che egli fa alla tradizione, senza nulla togliere alla sua grande capacità di controllare visivamente tutti i rapporti spaziali e visivi tra le figure. Queste che per Giotto saranno pure intuizioni presto diventeranno metodo e regola con la scoperta e l’utilizzo della prospettiva.
All’unisono con i poeti e i letterati del tempo, le donne sono angeli, sono creature sacre ed immateriali. Una consuetudine questa, rimasta fino all'epoca rinascimentale, quando, secondo le nuove concezioni che riportavano l'uomo al centro dell'universo, anche la donna si riappropriava dei suoi connotati corporali e la sua figura si sganciava da una dimensione esclusivamente trascendentale nella quale era stata relegata dalla storia. Col Rinascimento tutto cambierà, la donna come soggetto sacro sarà sempre presente. Non più lontana e austera come nelle rappresentazioni medievali, ma reale e terrena nelle espressioni e nei gesti, perfezione dell’umanità che rappresenta.

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