giovedì 12 febbraio 2009

Giacomo Balla. L’altro lato del futurismo italiano.

di Gianmatteo Funicelli

Considerata dai più grandi critici d’arte un opera del periodo maturo dell’artista, “le magnolie che si specchiano” appartiene ad una corrente pittorica di carattere secondario - e poco caratterizzante - per un maestro del Futurismo italiano come Giacomo Balla il quale detiene il primato della sperimentazione avanguardistica già nei primi decenni del novecento.
Ora è il linguaggio interiore a dominare il maestro italiano, che sperimenta lontano dagli studi dinamici e sinergici la figura e la natura morta. Rimane tipica e costante del suo metodo l’indagine del complesso rapporto luce/dinamismo (chiodo fisso per gli artisti del momento) la quale si fa spazio nella produzione degli anni trenta, l’ultima attività artistica del pittore torinese. La scelta del sobrio linguaggio figurativo si espone sulla tela con rapide pennellate sbiadite, le quali donano al soggetto un virtuoso gioco di trasparenze e realismi tonali. Il colore perde la consistenza per creare piccoli tagli sfumati sul supporto, che padroneggia la scelta del bianco dei fiori e dei motivi luminescenti, il semplice e convenzionale tema della natura morta in chiave assolutamente moderna. La prospettiva si riduce al bidimensionale, i giochi della riflessioni dei soggetti rende sulla materia col pretesto della luce tenue dello spazio. L’analisi del soggetto dell’artista, in quest’opera su tavola del 1938, offre all’arte nuove possibilità espressive cariche di emblemi e simbolismi riflettenti. Acquistata nel 1994 dal Banco di Napoli, da allora essa fa parte della fortunata e notevole raccolta dell’istituto bancario, esposta al pubblico negli spazi superiori di Villa Pignatelli a Napoli l’opera.

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