Federico II ne fu l’autore: titolata anche “L’Arte di cacciare con gli uccelli / Trattato di falconeria di Federico II”, quest’opera illustrata, grande esemplare di ornitologia di tutto il medioevo, dichiara con fermezza la più grande passione del Re svevo: la caccia. Esso fu realizzato in un’epoca collocabile tra il 1258 e il 1266 ca.: un’attività editoriale e di ricerca che lo tenne impegnato per circa trent’anni. Sulla base delle sue esperienze culturali, Federico utilizzò per la realizzazione di tale scritto molte fonti documentarie, desunte soprattutto dai testi di Michele Scoto, grande erudito. Federico amava gli animali, li osservava dalla sua corte, li scrutava e studiava sino a carpirne i moti interiori e le particolarità anatomiche in veste di illustre scienziato. Nel mondo orientale, dove spesso si diresse per motivi vari tra cui le crociate, assimilò usi e costumi ma soprattutto l’arte della caccia presso i falconieri arabi, rimanendone completamente affascinato. Dalla sua costante ricerca realizzò un codice di lusso, fatto di colori, argento ed oro dove i contenuti spaziano tra innumerevoli fonti accuratamente illustrate.
La sua prima edizione andò perduta durante l’assedio di Parma in data 1248. Una seconda versione fu poi realizzata da suo figlio Manfredi durante la reggenza in Sicilia (1258- 1266), ma non venne mai completata, riuscendo a terminare solo la fine del secondo tomo. Al suo interno: uno dei più antichi trattati di arte venatoria, integrato ad una ricerca (teorica e illustrata) di circa 500 figure di uccelli appartenenti a 80 specie diverse, raffigurati con minuziosa particolarità e con abile maestria nell’uso del contorno e del colore. La provenienza del testo è Rotonda, mentre il suo formato (360 x 250 mm) è costituito da 111 fogli. La sua prima edizione, quella di Federico, fu realizzata prima del 1248, mentre la seconda, quella di Manfredi, è una riedizione di cui ci pervengono solo due dei sei tomi originari. Al loro interno, circa 66o illustrazioni descrivono fasi e regole per la corretta attività venatoria (alcune delle immagini rappresentano nientemeno che le modalità per mantenere calmi i falchi o per esempio come e quando nutrirli, se con carne secca o con carne fresca). Il manoscritto, dopo svariate peripezie e l’appropriamento di notevoli personaggi nel corso della storia, raggiunse l’attuale sede in cui si conserva, la Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. Lat. 1071.
Nessun commento :
Posta un commento