Nell’ambito campano, la metà del Cinquecento è scandita da un afflusso artistico più che meritevole, soprattutto nel circuito culturale dell’entroterra salernitano dove tra le poche personalità emergenti, si facevano strada giovani promettenti e talentuosi. Tra questi ebbe fama Giovanni Luce da Eboli, artista scarsamente conosciuto seppure abile nell’operato pittorico, che riemerge dalla fonti storiche e dalla storia dell’arte locale grazie al suo fortunato apprendistato presso un noto raffaellita, Andrea Sabatini da Salerno. Quest’ultimo grande dipintore, impegnato negli affreschi dei sotterranei della cattedrale salernitana, rivolge l’attenzione verso il giovane Luca e decide di reclutarlo presso la sua bottega, tramandandogli il proprio repertorio stilitico. Dal Sabatini il giovane pittore ebolitano non può non assimilare un modus pingenti ricco, ben studiato, dove la figura viene realizzata attraverso un accurato studio delle parti. Luca registra nella sua mente l’operato del maestro salernitano e si interessa particolarmente all’affresco, soprattutto di indirizzo sacro (in genere di tematica francescana).
É proprio sulla tematica concernente il Santo di Assisi che si concentra l’acme della carriera di Giovanni Luce che, una volta formato e attestatosi come grande pittore, lo raggiungerà nella sua più importante commissione, gli undici affreschi del convento di San Francesco a Pietrapertosa (Pz). Il ciclo affrescato, che compare nel complesso chiesastico in questione assieme ad altre tematiche religiose dipinte, ricalca appieno l’apprendistato di Giovanni a Salerno ma anche la sua volontà narrativa. Il santo titolare compare nei riquadri dipinti dell’abside con armonica semplicità compositiva. Notevoli, seppure limitate al proprio background culturale, risultano le composizioni, l’insieme figurativo, i fondi paesistici, i panneggi e il corredo cromatico di ciascuna scena rappresentata. Anche il pittore compare tra le Storie del Santo, mentre su di un parametro murario si legge la seguente iscrizione attestante la paternità del ciclo a Giovanni: “OPUS – JOAN//NIS – LUCE//DE – EBULO”. Volontà di esprimere un “senso del sacro”, la capacità di comunicare attraverso la pittura i significati della fede francescana , i suoi valori, le sue regole di purezza spirituale. Un ciclo legato alla fede umana, immerso tra le Dolomiti Lucane.
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