mercoledì 12 ottobre 2011

La Madonna di Ferrandina

di Sonia Gammone

Il piccolo santuario della Madonna dei Mali o del Pozzo di Ferrandina rivela nella parte strutturale la sua fondazione cinquecentesca. Essa è infatti costituita da un’unica aula rettangolare, conclusa da una parete piatta priva di abside, con volta a botte unghiata e pareti d’ambito scandite da arcate divise da robusti pilastri. Questi ultimi presentano il blocco d’imposta piuttosto aggettante e interrotto sulla facciata esterna in corrispondenza di una lesena piatta, che pare frutto di una manomissione di epoca successiva e che raggiunge il cornicione. Ad un successivo intervento settecentesco di devono gli stucchi della parete di fondo che, con un disegno flessuoso, simulano il prospetto di un edificio. Il santuario riceve luce dalle finestre strombate, poste nelle lunette al di sopra del cornicione ed un’altre facciata, collocata in asse con una nicchia rettangolare, che accoglie l’affresco della Madonna col Bambino e i SS. Giuseppe e Domenico, e con il portale. Su quest’ultimo è possibile riscontrare la data del 1616. Un ciclo di affreschi si sviluppa sulle pareti laterali, al di sotto delle arcate, con sei episodi della vita della Vergine: a sinistra la Natività della Vergine, la Presentazione al Tempio e l’Annunciazione; sull’altare la Madonna dei Mali; a destra dalla terza arcata la Visitazione, la Presentazione di Gesù al tempio e l’Assunzione della Vergine. Nel riquadro centrale della volta appare l’immagine della Vergine che cura con l’acqua di un’ampolla un ammalato ai suoi piedi. Il riquadro è affiancato da altri due riquadri che rappresentano S. Domenico e S. Tommaso. Ai lati di ciascuna unghia vi sono inoltre ovali con santi dell’ordine domenicano. Il ciclo è stato attribuito al pittore Pietro Antonio Ferro e per la sua datazione è stato suggerito un periodo compreso all’incirca tra il 1605 e il 1615. Sulla parete di fondo, al di sopra dell’altare maggiore, è il riquadro della Madonna col Bambino, attribuito, come gli altri affreschi della chiesa, al pittore Pietro Antonio Ferro e riconducibile ad un periodo compreso tra gli anni 1606 e 1615. Esso raffigura la Vergine a mezzo busto che tiene tra le braccia il Bambino nudo e in piedi, il quale con la destra benedice e con la sinistra sorregge un globo, oggetto di devozione da secoli.

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