Comunicato stampa
“Ho bucato nel muro di tela una finestra / Nuotando traditore con gambe e braccia sciolte” (Stephane Mallarmé). Sono i versi scritti da uno dei più celebri poeti simbolisti, ma potrebbero anche essere le parole di un pittore, che – spinto da un’urgenza disvelante – decidesse di trasformare le proprie tele in finestre schiuse su mondi apparentemente inaccessibili. Mondi “altri”. Misteriosi e misconosciuti, eppure prodigiosamente vicini. Mondi dentro al mondo. Conglobati, come scatole cinesi. O realtà parallele. Rasenti come stanze attigue. Luoghi non immediatamente percepibili. Ma intuibili e limitrofi. Territori di un altrove che sta alla realtà, così come il cielo sta al mare.
“Ho bucato nel muro di tela una finestra / Nuotando traditore con gambe e braccia sciolte” (Stephane Mallarmé). Sono i versi scritti da uno dei più celebri poeti simbolisti, ma potrebbero anche essere le parole di un pittore, che – spinto da un’urgenza disvelante – decidesse di trasformare le proprie tele in finestre schiuse su mondi apparentemente inaccessibili. Mondi “altri”. Misteriosi e misconosciuti, eppure prodigiosamente vicini. Mondi dentro al mondo. Conglobati, come scatole cinesi. O realtà parallele. Rasenti come stanze attigue. Luoghi non immediatamente percepibili. Ma intuibili e limitrofi. Territori di un altrove che sta alla realtà, così come il cielo sta al mare.
Gli artisti Pre-Simbolisti –
Goya, Rossetti, Füssli e Blake – e Simbolisti – Moreau, Klimt, Von Stuck ,
Delville, Knopff – hanno trattato la figura umana come padrona
dell’immaginifico spazio pittorico e magnificamente capace di spalancare
finestre sull’ignoto. Insomma, come il significante per eccellenza. Ancora oggi
vi sono artisti convinti che l’arte sia uno strumento capace di sondare
l’occulto, rendere manifesta la sovra-natura ed esorcizzare i fantasmi
interiori. E a dispetto di una postmoderna deflagrazione di tecniche e
contenuti, continuano ad adoperare la pittura ad olio con questa precisa
finalità. Uno di questi è Daniele Duò (Torino, 1986). Muovendosi in una
dialettica pittorica di matrice Neo-Simbolista, Duò sembra fare di questo verso
mallarmeano l’incipit al proprio agire. Pittore di sguardi eloquenti e
graffianti, sin dagli esordi popola le sue tele di creature che appaiono avulse
dal tempo reale e collocate in un tempo astrale . Deificate e demonizzate dal
particolare uso del bianco e nero, queste donne hanno occhi che sembrano
discorsi aperti; tagli che si affacciano su una sorta di quinta dimensione.
Pin-up o dark lady – un po’ aliene e un pò virago – queste creature sembrano
vivere da sempre in un remote viewing.
Il suo nuovo ciclo pittorico, dal
titolo Arcanum, ripropone le medesime
atmosfere mediante una figurazione sempre molto accurata, ma oggi rinnovata da
una scelta stilistica che si avvale anche del segno grafico. In queste nuove
opere, infatti, Duò sceglie di sintetizzare, attraverso la linea nera di un
pennarello, determinati dettagli della composizione o del soggetto. Tutto il
resto è pittura ad olio che crea volumi e profondità mediante l’uso sapiente
dello sfumato, basandosi su una tavolozza ridotta alla mescolanza dei
non-colori. Il bianco ed il nero risolvono ogni tela in una scala di grigi, e
talvolta il contrasto si fa netto. Senza gradazioni. L’altra grande novità delle
opere presenti in mostra, risiede nella scelta del soggetto ritratto, il quale
non muta più di tela in tela, come accadeva nel ciclo Black Candy (esposto presso lo Spazio Orlandi di Milano nel giugno
del 2011), ma resta ossessivamente lo stesso: Lei.
Lei. L’enigma, l’arcano, il
mistero. La sintesi di tutte le cose. La roccaforte dell’increato.
L’androginia, già incontrata con i Simbolisti storicizzati, torna a
manifestarsi nel corpo esile della semidea di Arcanum. È un corpo quasi del tutto scevro da connotati che possano
definirne l’identità di genere. La modella scelta dal pittore sembra includerlo
nella sua fisicità. Sembra essere l’altra parte di sé. Come Knopff si
autoritrae guancia a guancia con la personificazione dell’ispirazione creativa,
allo stesso modo Duò inserisce nel ritratto di Lei, elementi della propria
fisicità, quasi a tentare quella fusione platonica mai più ritrovata dal tempo
in cui Zeus separò l’essere completo in due metà complementari: il maschio e la
femmina. Lei ne è la fusione ricreata: un essere etereo e completo. È il
segreto della vita raccolto in uno sguardo. E non chiude mai gli occhi, né li
rivolge altrove. Quello sguardo esiste per catturare lo spettatore: scruta,
svela, indaga. Inchioda chi le sta di fronte, e riassume la luce di tutte le
vite che ha vissuto
Lei è madre e amante, è adulta e
bambina. È l’amore ed è la morte. Ma non si tratta di una femme fatale klimtiana, né di una peccatrice Vonstuckiana. Si
tratta piuttosto di un’anima veggente. O più chiaramente, di quel buco nella
tela suggerito Mallarmè. Lei è l’uomo nella donna. È il figlio della Luna. È la
presentificazione del mistero. E di tela in tela, muta: ora è una
donna-farfalla, ora è la protettrice dei bambini abusati; ora catalizza
l’energia della luna, ora diventa padrona del tempo. È sempre una metafora. È simbolo
per eccellenza. La sua chioma ribelle si ramifica all’infinito, perché lei è un
albero, è un fiore, è un nido ed è una nuvola. Presente a se stessa anche
quando si perde, perché resta una scheggia nell’universo. E di tela in tela,
procede nel suo cammino, smarrendosi in boschi soleggiati o paesaggi lunari.
Arcanum è un ciclo in cui ogni tela ha una funzione analoga a
quella dei Tarocchi nella cartomanzia, e va dunque letta come summa allegorica
delle vita stessa. L’atto creativo è in tal caso è un processo alchemico, una
sorta di un rituale magico. È un veicolo capace di condurre artista e fruitore
in territori che trascendono la realtà fruibile, pur dimorandovi ad un
differente livello vibrazionale. La monocromia adottata da Duò sa eternare
l’immagine di questa creatura enigmatica. E in alcune tele, la sua centralità e
lo scorcio prospettico del sottoinsù la rendono memore della Parsifal di Delville.
Arcanum. Quando la pittura si fa finestra sull’ignoto.
Titolo mostra: Daniele Duò. Arcanum
A cura di: Giovanna Lacedra
Sede: Square23 Contemporary Art
gallery, Torino
Durata: 28 febbraio - 23 marzo
2013
Opening: 28 febbraio 2013, ore
18.00
Orari di apertura: 11.00-20.00,
da martedì a sabato
Nessun commento :
Posta un commento