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mercoledì 7 giugno 2017

A Milano personale dell'artista Paolo Signore


Galleria Spazioporpora - Milano
vernissage 13 giugno ore 18:00

Sarà inaugurata a Milano martedì 13 Giugno presso la Galleria Spazioporpora la personale dell'artista romano Paolo Signore. Molto apprezzato dal pubblico, dopo una prima personale tenutasi l'anno scorso nella sua città, il pittore ha riscosso alcuni significativi riconoscimenti (terzo tra i più votati online con 837 preferenze al Concorso internazionale Artrooms e vincitore del Premio della critica sezione Nuove Proposte al concorso Jesus 3.0 di Adrenalina Art Project.), esponendo nelle maggiori città italiane e all'estero (Berlino, Miami, New York).
Luce, colore vibrante e contrasti cromatici costituiscono i tre elementi cardine della pittorica di questo artista dalle diverse anime, che dal colore vivace, a tratti violento vira verso composizioni bicromatiche giocate sul bianco e nero o sul contrasto fra tinte forti, quasi come in una metafora pittorica della vita stessa coi suoi lati piacevoli e quelli più tenebrosi. 
Sostenitore dell’arte come mezzo per raccontare la contemporaneità, descrivere il mondo, le emozioni e i fenomeni della realtà senza giudicarli da un punto di vista morale, Signore attraverso la pittura cerca di evocare differenti sensazioni, indagando nelle profondità dell’animo umano al fine di innescare un dialogo tra artista e osservatore che va al di là dell’individualità, divenendo messaggio per l’umanità! Tale idea, che potrebbe facilmente trasformarsi in un nuovo movimento artistico (Avanguardia contemporaneista), da un punto strettamente tecnico propone uno stile che stressa i contrasti cromatici e di forma, producendo per contro un effetto armonico che stimola le emozioni, parlando alle persone e al loro mondo cognitivo fatto di aspettative, speranze e sogni, così turbato dal contesto di crisi in cui viviamo.
La mostra, visitabile fino al 19 giugno presso la galleria Spazioporpora a Milano, sarà dunque non soltanto un evento volto a far conoscere ad un sempre più ampio pubblico l’arte di Paolo Signore ma anche un’occasione per marcare un distacco nei confronti di quella che potremmo definire la “fairyart”, sempre più crescente, “carina” e tecnicamente perfetta ma spesso avulsa dalla realtà e a scarso impatto emotivo.
Questa personale darà così a quanti si recheranno a visitarla la possibilità di immergersi nell’arte di Paolo Signore: un’arte “viva”, intesa come strumento di comunicazione vitale; un’arte che dialoga con la società e con l’anima delle persone.
Da non perdere il vernissage: martedi 13 giugno ore 18:00 ad ingresso gratuito, durante il quale interverranno l’artista e la curatrice Francesca Callipari, oltre ad interessanti ospiti quali Tommaso Lucarelli, eccellente orafo dalle numerose esperienze internazionali. 


Per info:


lunedì 11 maggio 2015

Guardando all'URSS. Realismo socialista in Italia dal mito al mercato

[Comunicato stampa] Per la prima volta a Palazzo Te a Mantova, un progetto espositivo che indaga le relazioni, gli scambi, gli sguardi e i "fuochi incrociati” tra arte italiana del secondo dopoguerra e arte sovietica del realismo socialista, riflettendo su affinità elettive e divergenze culturali e linguistiche, in una mostra di grande respiro internazionale e ricca di documenti, video e fotografie, manifesti e libri, poco o per nulla conosciuti al pubblico.
La mostra riconduce il visitatore agli anni della frontale contrapposizione politica tra comunisti e democristiani, quelli di don Camillo e Peppone, di Dio ti vede e Stalin no. Agli anni in cui per metà degli italiani l’URSS era il mito, il paradiso della giustizia sociale e il demonio per l’altra metà.
Gli anni in cui grandi intellettuali italiani (Levi, Calvino, Moravia tra i tanti) compivano il loro pellegrinaggio laico a Mosca. Gli anni in cui lunghe code si formavano all’Hermitage per ammirare Guttuso.
Lo fa in modo del tutto originale: al centro di questa proposta è infatti la riflessione sull’immagine mitica dell’URSS nell’Italia del secondo dopoguerra e sul ruolo assunto dall’iconografia realista nella sua diffusione e veicolazione.
Due gli ambiti scelti dal progetto per indagare questa vicenda ancora inedita e affascinante: da un lato l’iniziativa del Premio Suzzara, voluto da Dino Villani e dal sindaco comunista Tebe Mignoni con Cesare Zavattini e destinato, dal 1948 per quasi trent’anni, a far riflettere sul linguaggio realista e sul tema del lavoro. Gli artisti partecipanti e premiati (da Guttuso a Zigaina, da Gorni a Borgonzoni, da Mucchi a Pizzinato, da Fabbri a Sughi, solo per fare alcuni nomi) introducono il tema del ruolo dell’arte figurativa all’interno della politica culturale del PCI.
Una seconda sezione della mostra si propone di ricostruire l’immagine dell’URSS in Italia nel secondo dopoguerra, con uno sguardo particolare rivolto alla ricostruzione delle opere e degli artisti proposti nei Padiglioni sovietici alle Biennali veneziane nel 1934 e dal 1956 agli anni Settanta. Grazie ai prestiti della Galleria Tret’jakov, in mostra saranno presenti opere di Nikolaj Andreev, Aleksandr Dejneka, Sergej Gerasimov, Vera Muchina, Pëtr Končalovskij, Grigor’evič Nisskij, Viktor Popkov.
«Parlare del mito dell'URSS in Italia nel secondo dopoguerra significa sollevare il coperchio su un mondo complesso nei linguaggi e nei significati, impossibile da risolvere in una mostra e in una pubblicazione, ma al quale, finalmente e senza falsi miti o negazioni, si vuole guardare» – puntualizza Vanja Strukelj, curatrice della mostra mantovana con Ilaria Bignotti e Francesca Zanella.
«Innanzitutto abbiamo cercato di restringere il campo della nostra ricerca a un territorio rigorosamente storico-artistico, focalizzando l’attenzione sulla ricezione del realismo socialista sovietico in Italia, inquadrandolo in un contesto di scambi e rapporti culturali.
In questo quadro d'insieme un aspetto che è emerso in tutta la sua complessità è quello del viaggio in URSS e dei resoconti di viaggio, che nel corso degli anni Cinquanta costruiscono un'immagine mitica e allo stesso tempo fortemente stereotipata di luoghi, contesti sociali, linguistici, culturali...
Ci siamo chiesti: che cosa avevano visto gli artisti italiani nei loro viaggi in Unione Sovietica? Chi avevano incontrato, di cosa avevano dialogato, cosa avevano portato di sè, cosa avevano ritrovato?
Abbiamo provato a rispondere attraverso il metodo del confronto interdisciplinare, con lo spoglio di archivi, la visione di film d’epoca, la rilettura di racconti e di resoconti di viaggio, guardando a manifesti, cartoline, sfogliando i rotocalchi.
Poi il fenomeno collezionistico, qui documentato da prestiti privati: testimonianza di una cultura d'immagine, di una retorica visiva, di una modalità di racconto della realtà sovietica che rivela forti persistenze, un linguaggio fortemente codificato che viene riproposto, tra copie e riedizioni, per tutti gli anni Ottanta.
L'altro fronte su cui abbiamo lavorato è quello delle esposizioni: ripercorrendo le sale dei Premi suzzaresi e delle Biennali veneziane, certi del confronto fertile tra una manifestazione solo apparentemente di periferia e l’altra ufficiale e internazionalmente riconosciuta.
Abbiamo lavorato alla ricerca di un filo rosso che si dipana e si ritrova nella consapevolezza che parlare di realismo socialista in Italia, dalla nostra prospettiva, significa rileggere la nostra cultura e anche metterla un po’ in crisi. Ma non è forse questo il compito di una mostra e di una pubblicazione che vogliano dare un vero contributo all’oggi?».
La mostra è organizzata dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te presieduto da Graziano Mangoni, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, del Consolato Generale della Federazione Russa a Milano, della Regione Lombardia, del Sistema Mantova per EXPO, del Museo Civico di Palazzo Te e della Galleria del Premio Suzzara, con il contributo del Comune di Mantova e della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Mantova, e con il sostegno di TEA Energia, Generali Italia Agenzia Pezzoli, Coop Consumatori Nordest e Berman Spa.
Per la realizzazione della mostra e del catalogo edito da Skira, le curatrici Ilaria Bignotti, Vanja Strukelj e Francesca Zanella sono state affiancate da ricercatori, dell’Università di Parma e di altri istituti di ricerca, esperti in differenti discipline.

Titolo: Guardando all'URSS. Realismo socialista in Italia dal mito al mercato
Sede: Fruttiere di Palazzo Te, Viale Te, 13 - 46100 Mantova
Date: 30 maggio - 4 ottobre 2015
Orari: lunedì 13.00-18 .00, martedì-domenica 9.00-18.00 (chiusura biglietteria un’ora prima dell’orario di chiusura della mostra)
Biglietti: intero € 6,00, ridotto € 4,00
Organizzazione: Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te
Progetto mostra e catalogo a cura di: Vanja Strukelj - Francesca Zanella - Ilaria Bignotti
Da una idea di: Arturo Calzona
Catalogo: Skira

Immagine: Armando Baldinelli, Ritorno dai campi, 1948, olio su tela, cm 90,3x120, Suzzara, Galleria del Premio Suzzara.

giovedì 16 aprile 2015

Italia: Fascino e mito. Dal Cinquecento al contemporaneo

[Comunicato stampa] In occasione di Expo 2015, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con il sostegno di Regione Lombardia, ha voluto realizzare la grande mostra Italia: Fascino e mito. Dal Cinquecento al contemporaneo prodotta da Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, Skira editore e Cultura Domani.
Il progetto scientifico della mostra è stato elaborato a cura della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici e della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Milano, che hanno raccolto attorno a questo tema un Comitato scientifico composto dai principali studiosi in ciascuno degli ambiti cronologici di riferimento.
Particolarmente significativo è stato il generoso intervento di mecenatismo di Giulio Properzi, che della mostra è stato uno degli ispiratori sostenendone il progetto.
La mostra rievoca la fascinazione esercitata sui grandi artisti stranieri dai nostri monumenti, dai nostri paesaggi e dalle nostre tradizioni attraverso una serie di opere esemplari, tra le quali capolavori di pittura, scultura e fotografia, concessi in prestito dalle maggiori istituzioni museali italiane e internazionali.
Viene inoltre evidenziato il ruolo dell'Italia quale “maestra delle arti”, grazie a dipinti e sculture di celebri maestri stranieri come Lucas Cranach di cui è esposto il magnifico olio Eva (1528); Rubens con Ritratto di Giovanna Spinola Pavese (1604-1608), Antoon Van Dyck con un Autoritratto (1622-1623) e un bellissimo ritratto femminile (1627); Claude Lorrain di cui si presenta Porto con Villa Medici (1637), Gerrit Van Honthorst detto Gherardo delle Notti con Giocatori di carte (1620), Valentin de Boulogne con Negazione di Pietro (1620 circa), Gaspar Van Wittel con quattro magnifiche vedute di Venezia, Napoli, Firenze e Roma, Angelika Kauffmann con un poetico ritratto femminile (1794), Anton Raphael Mengs con il Ritratto di papa Clemente XIII (1765), il Ritratto del cardinale Archinto (1756), il Ritratto allegorico di James Caulfeild (1756-58), un Autoritratto (1773) e la celebre Madonna della seggiola, copia da Raffaello; Joshua Reynolds  con Sir William Hamilton (1776-1777), Ingres con un olio di soggetto religioso (1820), Jean-Léon Gérome con Souvenir d’Italie  (1829), opera immagine della mostra.
Accanto a loro altre straordinarie opere di maestri italiani assunti a modello, come Danae (1530-1531) del Correggio, Ritratto di Ippolito de’ Medici (1532-1534) di Tiziano, Il colonnello William Gordon (1765-1766) di Pompeo Batoni, Corinna (1819) di Antonio Canova.
Ma anche nel Novecento, e persino nel nuovo millennio, il Bel Paese non ha cessato di esercitare la sua fascinazione sugli artisti del mondo intero.
Agli inizi del Novecento gli artisti stranieri, specialmente francesi, sono attirati dal Prix de Rome, che, con il soggiorno a Roma all’Académie de France in Villa Medici, rappresenta da generazioni l’obiettivo più ambito. Anche Henry Moore compie il suo “viaggio di formazione” in Italia, che nel 1925 lo porta a Roma, Firenze, Siena, Assisi, Padova, Ravenna e Venezia. Il mito di Michelangelo continuerà a irradiarsi lungo il secolo: in mostra lo si è illustrato con due splendide sculture di Henri Matisse e Auguste Rodin, con due magnifiche tele di Pablo Picasso e un intenso olio di Salvador Dalí.
Dalla nascita delle Avanguardie in poi numerosi artisti, anche i più anticonformisti e radicali, compiranno il loro "pellegrinaggio" in Italia, favoriti anche da personalità come la gallerista americana Ileana Sonnabend che, nata in una ricchissima famiglia ebraica di Bucarest, era stata abituata sin dall’infanzia a trascorrere le vacanze in Italia. Inevitabile che i “suoi” artisti, come ad esempio Gilbert & George e Robert Rauschenberg creassero opere ispirate alla nostra storia dell’arte, sedotti come lei dall’Italia e dalla sua tradizione. In loro lo sguardo sull’Italia è assai diverso da quello di chi li aveva preceduti: l’approccio è più elaborato e concettuale. E si rivolge assai più alla lezione dell’arte italiana antica che alle seduzioni del paesaggio. Altri importanti artisti del secondo Novecento che hanno guardato all’Italia per il loro lavoro e l’hanno visitata più volte sono Yves Klein e Andy Warhol, così come il nostro Paese affascina celebri maestri della contemporaneità di cui saranno in mostra opere significative, come Anselm Kiefer, William Kentridge, Marina Abramović, Christo+Jeanne Claude, i fotografi della scuola di Düsserldorf come Axel Hütte, Thomas Struth, Candida Höfer o americani come Lawrence Beck, sino al bellissimo video Viaggio in Italia del 2006 di Victor Burgin che chiude la mostra.
Ad accogliere ed esaltare i prestiti è la splendida cornice della neoclassica Villa Reale di Monza, oggi completamente riaperta al pubblico nel corpo centrale dopo lunghi e complessi restauri che ne hanno restituito l’aspetto originale. Immersa nel grande parco, che ne costituisce parte integrante, oltre al circuito degli appartamenti reali, la villa comprende nuovi spazi espositivi, integrati agli ambienti originari del secondo piano nobile ed è dotata di nuove strutture dedicate all’accoglienza e alla ristorazione. Rappresenta dunque uno straordinario centro espositivo di livello internazionale, tanto da aver previsto di destinare l’intero complesso monumentale a finalità culturali e di alta rappresentanza istituzionale, in vista delle manifestazioni connesse a Expo 2015.

Titolo: Italia: Fascino e mito. Dal Cinquecento al contemporaneo
Sede: Villa Reale di Monza, Viale Brianza, 1 - 20052 Monza (MB)
Periodo: 23 aprile - 6 settembre, 2015
Orari: martedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica ore 10.00-19.00, venerdì ore 10.00-22.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti: da martedì a venerdì intero € 12,00, ridotto € 10,00, scuole € 4,00; sabato e domenica intero € 15,00, ridotto € 13,00, scuole € 5,00

Immagine: Jean-Léon Gérome, Due contadine italiane e un bambino (Souvenir d’Italie), 1849, olio su tela, cm. 88,3x67,9, Parigi, Musée d’Orsay.

venerdì 19 settembre 2014

Giorgio de Chirico e l'oggetto misterioso

Comunicato stampa

Dopo uno straordinario lavoro di restauro, le splendide sale della Reggia di Monza sono pronte ad accogliere un ricco programma di attività culturali. Ad inaugurare la stagione delle grandi mostre Giorgio de Chirico e l'oggetto misterioso, ospitata nel Serrone della Villa Reale dal 27 settembre 2014 fino al 15 marzo 2015. La mostra, promossa dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza in collaborazione con il Comune di Monza, è ideata, prodotta e organizzata da ViDi in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.
Giorgio de Chirico è senza dubbio la figura artistica più importante e poliedrica del panorama italiano del Novecento. Pittore, scultore, scenografo, costumista, scrittore, illustratore di opere letterarie, dal racconto mitologico ai grandi classici moderni, grande conoscitore della filosofia ant ica e moderna e amante della cultura classica, riporta nelle sue opere elementi di questa sconfinata conoscenza. La sua pittura metafisica è carica di suggestione, ricca di atmosfere enigmatiche in cui dominano l'immobilità e il silenzio, dove la prospettiva ha un ruolo fondamentale all'interno della composizione.
L'esposizione, a cura di Victoria Noel-Johnson con la collaborazione di Simona Bartolena, presenta oltre trenta opere della collezione della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico dagli anni Quaranta fino alla metà degli anni Settanta, con l’obiettivo di illustrare il ruolo che l’oggetto misterioso gioca nella produzione artistica del Maestro.
Il percorso della mostra è iconografico, per meglio approfondire il rapporto del pittore con alcune tematiche della sua ricerca, in particolare con la presenza ricorrente di alcuni oggetti. Il microcosmo artistico di Giorgio de Chirico, fatto di visioni, fantasie e ricordi, ci offre un punto di vista inconsueto su oggetti comuni e molto famigliari che pensiamo di conoscere, ma che all'interno dell'opera assumono un significato diverso nel momento in cui vengono combinati tra loro in modo inaspettato o illogico. Il pubblico potrà immergersi nei mondi metafisici del Maestro attraverso straordinarie tele come Interno metafisico con pere, Sole sul cavalletto, La meditazione di Mercurio, Il poeta e il pittore e molti altri.
Lungo il percorso espositivo le opere sono accompagnate da video, racconti suggestivi e suoni per un'immersione completa nella vita e nell'opera di Giorgio de Chirico. Attraverso i suoi ricordi, le sue fantasie e le sue visioni il pubblico avrà la possibilità di scoprire la straordinaria personalità artistica e umana del Grande Metafisico che ritroviamo in tutti i suoi lavori e che ha avuto un ruolo fondamentale nello scenario artistico internazionale del Novecento.
Per tutta la durata della mostra una serie di attività didattiche, laboratori creativi e visite guidate permetteranno anche ai più piccoli di avvicinarsi all'arte del Maestro metafisico.

Titolo: Giorgio de Chirico e l'oggetto misterioso
Date: 27 settembre 2014 - 15 marzo 2015
Sede: Reggia di Monza, Serrone della Villa Reale, Viale Brianza 2, Monza
Orari: dal lunedì al giovedì 10.00-13.00 / 14.00-19.00, venerdì 10.00-13.00 / 14.00-22.30, sabato e domenica 10.00-20.00
Biglietti: intero 10,00 euro, ridotto 8,00 euro, scuole 5,00 euro

Immagine: Giorgio de Chirico, La meditazione di Mercurio, 1973, olio su tela, cm. 65x50, Roma, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.

lunedì 9 settembre 2013

Monet au cœur de la vie

Comunicato stampa

Dopo il grande successo di “Renoir. La vie en peinture”, le Scuderie del Castello di Pavia presentano, dal 14 settembre al 15 dicembre 2013, un’altra importante mostra dedicata a uno dei massimi esponenti del movimento impressionista: Claude Monet.
“Monet au cœur de la vie” è il titolo dell’esposizione promossa dal Comune di Pavia, prodotta e organizzata da Alef – cultural project management con il patrocinio dell’Ambasciata di Francia in Italia e dell’Institut français di Milano.
La mostra, a cura di Philippe Cros, presenta una selezione di opere provenienti da prestigiosi musei di tutto il mondo: dagli Stati Uniti d’America come il Columbus Museum of Art (Ohio) alla Francia come il Musée d’Orsay di Parigi, dal Sud Africa come la Johannesburg Art Gallery alla Romania come il Mnar di Bucarest fino alla Lettonia come The Latvian National Museum of Art di Riga e da altre importanti sedi internazionali.
Il pubblico avrà la possibilità di ammirare importanti lavori di Claude Monet e di ripercorrere le tappe principali della sua produzione artistica dalla formazione fino alla grande maturità.
Un percorso espositivo innovativo ed emotivo offrirà inoltre al visitatore un’inedita modalità di avvicinamento anche alla sfera personale della vita del Maestro, consentendo al pubblico di scoprire l’”uomo” oltre che il grande artista.
La mostra è un viaggio nel cuore della vita di Monet, raccontato attraverso le voci di sei personaggi chiave del suo percorso umano e artistico. Gli incontri, i successi, così come i momenti difficili sono stati ricostruiti sulla base di preziose lettere - provenienti dal Musée des Lettres e de Manuscrits di Parigi ed esposte in mostra - in cui il pittore racconta particolari momenti e stati d’animo della sua vita. Lungo il percorso una serie di suggestive videoinstallazioni predisporranno emotivamente il pubblico a rivivere i momenti fondamentali della vita di Monet e a comprenderne il rapporto con le opere presentate in mostra. Le parole e il racconto sono stati pensati in armonia con i video, i suoni e le opere d’arte in modo da creare le condizioni più adatte a sollecitare le emozioni più profonde del visitatore verso una totale fruizione dell’opera di Monet.
L’esposizione inizia con gli esordi della carriera artistica di Monet narrati da Adolphe Monet, il padre del pittore che ebbe con il figlio un rapporto piuttosto contrastato sia per la sua scelta professionale – soprattutto a causa delle sue idee indipendenti in contrasto con l’insegnamento dell’Accademia – sia per le sue scelte personali e sentimentali.
Nella sala successiva sarà Eugène Boudin a far immergere il pubblico negli anni giovanili dell’artista, caratterizzati dai primi esperimenti di pittura en plein air e dalle scelte stilistiche innovative in contrasto con la pittura accademica dell’epoca.
Boudin, pittore francese e primo maestro di Monet, segnò profondamente il modo di fare pittura dell’artista al punto che Monet confesserà: “Se sono diventato pittore lo devo a Eugène Boudin.”
In mostra alcune importanti opere di Boudin mostreranno il ruolo fondamentale del maestro nella formazione di Monet e nello sviluppo del suo stile, come dimostra l’opera Bateaux à Etretat (Barche a Etretat) (1883) in cui l’artista utilizza la stessa tecnica pittorica del suo maestro.
Attraverso le dolci parole di Camille Doncieux - prima moglie e madre dei due figli di Monet - il visitatore potrà rivivere un periodo fecondo della vita professionale di Monet. Camille ebbe un ruolo centrale nella produzione dell’artista, dal 1860 al 1879, fu la sua musa e modella preferita presente nella maggior parte delle sue tele fino alla prematura morte a soli 32 anni. Le gite ad Argenteuil, le passeggiate lungo la Senna e al mare con la famiglia furono molto stimolanti anche dal punto di vista artistico per Monet che consolidò ulteriormente la tecnica della pittura all’aria aperta e lo studio della luce, sperimentando anche nuovi soggetti come Bateaux de pêche á Honfleur (Barche di pescatori a Honfleur) (1866 ca.), La gare d’Argenteuil (La stazione di Argenteuil) (1872) e Printemps (Primavera) (1873), opere esposte in questa sezione.
Durante il suo percorso artistico, Monet dovette affrontare una serie di avversità dovute alle difficoltà economiche, alle pesanti critiche dei classicisti e ai continui rifiuti da parte dei Salons. Questo periodo particolarmente frustrante per l’artista sarà raccontato da uno dei suoi più grandi sostenitori: Georges Clemenceau, il politico francese - primo Ministro dal 1906 al 1909 e dal 1917 al 1920 - con cui Monet strinse una forte amicizia soprattutto negli ultimi anni della sua vita. Fu proprio Clemenceau, nel 1921, a commissionare a Monet le celebri Ninfee per l’Orangerie, definite la “Cappella Sistina dell’Impressionismo”.
In questa sala, che vuole simbolicamente evocare il contrasto tra due differenti sistemi pittorici, il visitatore avrà la possibilità di mettere a confronto la pittura accademica esposta nei Salons rappresentata da opere come Paysage maritime (Paesaggio marittimo) di Jules Breton e Les Pyrénées (I Pirenei) di Marie Rosarie Bonheur – due artisti fortemente apprezzati dalla critica dell’epoca –, con la tecnica innovativa utilizzata dal Padre dell’Impressionismo, rappresentata in mostra da alcune opere emblematiche come le marine Marine, Pourville (Marina, Pourville) (1881) e Le Cap Martin (1884). A corredo delle opere sarà esposto il celebre articolo – prestato eccezionalmente per la mostra dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma – di Louis Leroy apparso sulla rivista Chiarivari del 25 aprile 1874 in cui comparve per la prima volta, in senso spregiativo e fortemente critico, il termine “impressionisti”.
Il racconto prosegue con Alice Hoschedé, seconda moglie di Monet, che narrerà al visitatore dei viaggi intrapresi dall’artista per la continua ricerca di stimoli, ispirazioni e soggetti nuovi da riprodurre, come il soggiorno in Norvegia per la ricerca e lo studio degli effetti della neve. Per quanto in questo periodo - dal 1880 al 1895 - siano nati i più grandi capolavori del Maestro, Monet era continuamente insoddisfatto dei suoi lavori e dei luoghi che visitava.
Sono gli anni, in cui l’artista abbandona quasi del tutto la rappresentazione della figura umana per concentrarsi sul tema propriamente impressionista del paesaggio, con particolare interesse verso l’alone luminoso che circonda la natura. È proprio in questo periodo che Monet comincia a dipingere le celebri “serie” in cui il ruolo della luce diventa fondamentale per la composizione dell’opera come dimostrano Waterloo Bridge (Il ponte Waterloo) (1900) e la suggestiva Cathédrale de Rouen (La Cattedrale di Rouen) (1894), protagoniste di questa sezione.
Il percorso espositivo chiude con le parole di Blanche Hoschedé, figlia di Alice e unica allieva di Monet con la quale il pittore instaurò un rapporto molto stretto nell’ultimo periodo - dal 1914 al 1926 - trascorso a Giverny: un luogo magico, in cui l’artista riuscì finalmente ad appagare il suo desiderio di tranquillità rurale.
Blanche racconterà al pubblico dell’amore ossessivo del pittore per il suo meraviglioso giardino della casa a Giverny, delle loro uscite per dipingere insieme in campagna e dei primi sintomi della cataratta che modificarono sensibilmente la vista, e quindi anche la percezione dei colori, di Monet. Alcune tele di Blanche esposte in questa sezione mostreranno il suo stile impressionista strettamente imparentato con quello del Maestro.
Negli ultimi anni di vita dell’artista la dimora di Giverny diventò la sua unica fonte di ispirazione: un giardino meticolosamente curato in cui Monet decise di far costruire anche un ponte giapponese, testimonianza del suo interesse verso l’arte del Paese del Sol Levante. In mostra una serie di preziose stampe di celebri artisti come Katsushika Hokusai e Utagawa Hiroshige sottolineano il forte legame del pittore con l’arte nipponica.
La mostra offre quindi diverse chiavi di lettura per un’originale esperienza di visita che consentirà al visitatore di rivivere intensamente la vita e la produzione artistica di uno dei più grandi Maestri di tutti i tempi che ha cambiato per sempre la storia dell’arte.
Un’esperienza di visita prosegue anche all’esterno dello spazio espositivo, suggerendo al visitatore un itinerario alla scoperta di alcuni dei luoghi simbolo della città di Pavia ricontestualizzati, per l’occasione, in rapporto al percorso artistico di Monet. Un percorso ideato per far rivivere alcuni luoghi pavesi molto suggestivi come l’orto botanico del 1700, oppure la bellissima Cattedrale di San Michele, o ancora la storica Biblioteca Civica Bonetta e i giardini Malaspina, e in ultimo il Ponte Vecchio sul fiume Ticino. In ciascuno di questi luoghi il visitatore potrà riprendere la lettura del racconto dei sei personaggi riproposto in un’ambientazione reale.
“Ospitare la pittura di Claude Monet a Pavia è per la cittá tutta motivo di grande soddisfazione. La mostra su Monet si inserisce in un percorso artistico di Pavia che negli ultimi anni ha visto rassegne prestigiose e apprezzate, come testimoniano gli importanti numeri fatti registrare dai visitatori, inediti per la nostra cittá. Nella splendida cornice del Castello Visconteo è ora il momento di Monet, dei suoi colori e delle sue forme che hanno lasciato segni indelebili e fondamentali nella pittura dell’800 e del ’900. Il più impressionista tra gli impressionisti, Monet, segna un altro momento di altissimo profilo culturale di cui Pavia è sempre più orgogliosa” dichiarano Alessandro Cattaneo, Sindaco e Matteo Mognaschi, Vicesindaco e Assessore alla cultura, turismo e marketing territoriale del Comune di Pavia.
Per tutta la durata dell’esposizione una serie di attività didattiche e laboratori creativi permetteranno anche ai più piccoli di avvicinarsi alla pittura impressionista e alla produzione artistica del pittore francese.

Titolo mostra: Monet au cœur de la vie
A cura di: Philippe Cros
Sede: Scuderie del Castello, Pavia
Periodo: 14 settembre-15 dicembre 2013
Orari: dal lunedì al venerdì ore 9.00-19.00, sabato, domenica e festivi ore 9.00-20.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti: intero 15,00 euro, ridotto 13,00 euro, ridotto speciale 10,00 euro dal lunedì al venerdì nella fascia oraria 13.00-14.00 e dal sabato alla domenica nella fascia oraria 9.00-10.00 (il costo del biglietto include l’app ufficiale della mostra, l’audioguida e l’ingresso alla Quadreria dell’Ottocento e Collezione Morone dei Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia).
Prevendita biglietti: www.vivaticket.it
Catalogo: Silvana Editoriale

martedì 4 dicembre 2012

Brescia: restauro della Chiesa S.Maria della Carità

Comunicato stampa

“Era l’autunno del 2010 quando con orgoglio, entusiasmo e determinazione avviammo i lavori di restauro della Chiesa. Oggi, esattamente due anni dopo, a seguito d’importanti interventi strutturali e di recupero, ci accingiamo a restituire alla città di Brescia un edificio - mirabile gioiello architettonico e scrigno di opere d’arte di grande pregio - altrimenti destinato al crollo”.
Con queste parole, nel corso della presentazione alla stampa della fase finale del restauro della Chiesa di Santa Maria della Carità, il Presidente della Fondazione CAB Alberto Folonari ha annunciato un grande evento per celebrarne l’inaugurazione ufficiale. “Si terrà – ha anticipato Folonari – alla fine di febbraio e vedrà il coinvolgimento della città che, così come era avvenuto nei secoli passati quando si era reso necessario intervenire sull’edificio per restauri impegnativi, anche in questa occasione ha partecipato con generosità: grazie al contributo dei molti benefattori bresciani, ai due milioni di euro messi a disposizione per il restauro dalla Fondazione CAB si sono infatti aggiunti altri 400mila euro, che hanno consentito di far fronte ad alcuni interventi inizialmente non preventivati”.
Oltre al Presidente della Fondazione CAB, alla conferenza stampa odierna erano presenti l’architetto Giovanni Tortelli dello studio associato Tortelli – Frassoni, responsabile del progetto e della direzione dei lavori e Monsignor Federico Pellegrini della Cattedrale di Brescia.
“La Chiesa – ha dichiarato Tortelli - nel suo insieme è un monumento unico ed eccezionale dal punto di vista storico, artistico e architettonico. Per questo è stato per noi motivo di grande soddisfazione collaborare con la Fondazione CAB al progetto di restauro. La struttura era a rischio di cedimento. Grazie ad un lavoro professionalmente molto impegnativo, con collaborazioni di abili maestranze, l'abbiamo restituita nella sua integrità”.
“Nel corso del restauro – ha sottolineato Folonari – insieme all’Associazione Amici della Chiesa sono state realizzate più di cinquanta visite guidate al cantiere che hanno coinvolto oltre un migliaio di cittadini; c’è stata la Notte Bianca della Chiesa con la presentazione degli affreschi alla città; sono stati realizzati tornei e lotterie per raccogliere fondi; sono stati interessati tutti i club della città e del territorio e sono state coinvolte le scuole bresciane di restauro e i loro allievi. Le risposte positive non sono mancate, come testimonia il Libro D’Oro, un unicum in pregevole edizione dove oltre agli scritti relativi al progetto si raccolgono le firme di coloro che, a qualsiasi titolo, si sono interessati alla Chiesa. Ciò mi rende ancor più lieto di annunciare che Brescia potrà presto tornare ad annoverare tra i suoi gioielli questa perla di straordinario valore che, realizzando nuove sinergie con la realtà circostante, contribuirà a fornire nuovo impulso allo sviluppo del turismo culturale in città”.
“Grazie a questo restauro – ha dichiarato Monsignor Pellegrini – via Musei, da Santa Giulia alla Chieasa Santa Maria della Carità, diventa un itinerario ideale verso la valorizzazione e la riscoperta dell'identità bresciana all'insegna della sinergia tra spirituale e materiale, elemento artistico e sentimento religioso”.