Una giovane ragazza, poco più che ventenne, è seduta su una sedia di legno, in una condizione spaziale appena accennata, uno sfondo rosso chiaro. Appoggiati i gomiti sulla spalliera di un’altra sedia in primo piano, la figura mantiene nelle piccole manine la meditazione stante di un rosario. Rapide e grosse pennellate formano una fonte luminosa da sinistra, forse proveniente da una balconata, configurando toni luccicanti e piccoli elementi chiaroscurali dalle vive emozioni sul vestito nero attillato e sul fresco incarnato, quasi evidenziando un preciso movimento del corpo. Dalle mani illuminate in primo piano, fulcro intorno al quale si concentra l’opera, si passa nel vivo dell’azione, rappresentata da un volto pienamente in penombra. La meditazione viene interrotta e superata da un qualcosa di inaspettato. La figura osserva vagamente attonita, in fondo ad uno spazio sconosciuto. La tematica è senza dubbio quella della tentazione femminile, nel momento in cui si viene a conoscenza di un qualcosa che sfugge sia allo spettatore che al soggetto dell’opera. Il trapasso dalla condizione mistica alla pura seduzione del mistero si concretizza nell’opera dell’artista salernitano Gaetano Esposito, allievo di Domenico Morelli e personaggio di spicco della pittura tardo-romantica del Mezzogiorno. La vena realistica, assimilata ed assemblata ad uno studio costante della pittura del Sei-Settecento, si riversa nelle sue opere maggiori per confrontarsi in un complesso tema di emotività sociale e ricchezza di elementi cromatici particolarmente sui temi femminili. Realizzata nel 1883, l’opera su tela titolata “Tentazione” apparteneva ad una ricca collezione campana, mentre attualmente è di proprietà della collezione d’arte del San Paolo Banco di Napoli e visitabile presso il Museo Pignatelli del capoluogo campano. Intensamente apprezzato dalla critica di fine Ottocento, il pittore riuscirà non per molto a trasmettere la sua carica esperienza artistica oltre il nuovo secolo, a causa della sua grave condizione psichica che lo porterà infatti a morire nel 1911 presso Sala Consilina (Sa) in seguito al suicidio di una sua allieva respinta. Ritenuto uno degli ultimi artisti dell’Ottocento, rimane nella memoria dell’arte il suo abile stile carico di emotività e sensibilità umana particolarmente legata al tema femminile, come nel resto delle sue opere tragicamente scomparse o vendute lontano.
Museo Pignatelli Cortes e Museo delle Carrozze
Riviera di Chiaia n. 200 - Napoli
telefono: 081.7612356; 081.669675; 848.800288
fax: 081.669675
sito web: www.beniculturali.it
e-mail: pignatelli.artina@arti.beniculturali.it
ingresso (indicativo): euro 2 (tariffa intera) - euro 1 per residenti UE 19-24 anni; gratis under18 e over 65; 10% di riduzione con Artecard. (tariffa ridotta)
orario: 8.30-13.30, chiuso il martedì
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