sabato 7 aprile 2012

La Madonna di Anzi

di Sonia Gammone

Il santuario di Santa Maria della Seta di Anzi risalirebbe al XIII secolo: l’ipotesi è suggerita, tra l’altro, dalla presenza, in una nicchia sul lato destro della navata, di un affresco raffigurante S. Leone Magno, databile ad un periodo compreso tra la fine del XIII secolo e gli inizi del XIV secolo. La chiesa è articolata in un’unica lunga navata con la zona presbiteriale sopraelevata rispetto al piano di calpestio dell’aula. Sul lato longitudinale destro, troviamo due cappelle coperte con volte comunicanti tra loro ed adiacenti rispettivamente al presbiterio e all’aula. Lungo la parete longitudinale destra, in posizione quasi centrale, è sistemato un pregevole portale in pietra a stile durazzesco a sesto lievemente acuto, datato da un’iscrizione al 1526. La copertura della chiesa ha una struttura lignea a doppia falda. Costruite sicuramente in un periodo successivo troviamo il campanile ed alcune costruzioni che inglobano l’esterno della terminazione della navata che appare risolta con tre absidi. Sulle due pareti di fronte e a destra dell’ingresso sono affrescate 18 Storie di Cristo e della Vergine, disposte su due registri orizzontali compresi tra mezzi busti di Profeti sventolanti filatteri, in alto, e partiti architettonici in basso. Le Storie sono inquadrate da una complessa cornice architettonica dipinta. Gli affreschi, attribuiti a Giovanni Todisco, la cui tematica è tratta dalla Legenda aurea ispirata ai Vangeli apocrifi, si rivelano interessanti per la vivacità narrativa, per la complessità a stento dominata dall’incorniciatura architettonica. Committenti degli affreschi, eseguiti dal Todisco nel 1559, furono (come ricorda l’iscrizione apposta sul riquadro raffigurante la Pietà), i coniugi Muccio e Guglielma Cagnone di Anzi. Su una parete della navatella destra si trova il monumento sepolcrale in pietra e stucco dei coniugi Greco (secolo XVI), sulla cui alzata vi è un affresco raffigurante la Resurrezione: nella cavità del sarcofago si legge la data 1588. Il dipinto, presumibilmente attribuibile ad un seguace del Todisco, dimostra una cultura più matura e accoglie alcuni spunti tardo manieristici, probabilmente conosciuti attraverso stampe, soprattutto nelle figure dei soldati vestiti con abiti malva, rosso, viola e verde. Sull’altare in fondo alla navatella destra si conserva un Crocifisso di legno e cartapesta della prima metà del XVIII secolo, nel passato molto venerato. L’attuale conformazione della chiesa è il risultato di numerose modifiche dell’edificio medievale. Gli oggetti di culto qui sono due sculture: una, più antica, è una statua lignea policroma di S. Maria della Seta datata alla seconda metà del XIV secolo; l’altra statua è la Vergine del Rosario, un manichino di legno vestito, opera probabilmente di maestranze napoletane della seconda metà del XVII secolo. Sicuramente tra i meglio conservati della regione, questo santuario rappresenta una delle tante evidenze del forte culto mariano in Basilicata.

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