di Sonia Gammone
Il santuario di Santa Maria della Seta di Anzi risalirebbe al XIII
secolo: l’ipotesi è suggerita, tra l’altro, dalla presenza, in una nicchia sul
lato destro della navata, di un affresco raffigurante S. Leone Magno, databile
ad un periodo compreso tra la fine del XIII secolo e gli inizi del XIV secolo.
La chiesa è articolata in un’unica lunga navata con la zona presbiteriale
sopraelevata rispetto al piano di calpestio dell’aula. Sul lato longitudinale
destro, troviamo due cappelle coperte con volte comunicanti tra loro ed
adiacenti rispettivamente al presbiterio e all’aula. Lungo la parete
longitudinale destra, in posizione quasi centrale, è sistemato un pregevole
portale in pietra a stile durazzesco
a sesto lievemente acuto, datato da un’iscrizione al 1526. La copertura della
chiesa ha una struttura lignea a doppia falda. Costruite sicuramente in un
periodo successivo troviamo il campanile ed alcune costruzioni che inglobano
l’esterno della terminazione della navata che appare risolta con tre absidi.
Sulle due pareti di fronte e a destra dell’ingresso sono affrescate 18 Storie di Cristo e della Vergine,
disposte su due registri orizzontali compresi tra mezzi busti di Profeti sventolanti filatteri, in alto,
e partiti architettonici in basso. Le Storie sono inquadrate da una complessa
cornice architettonica dipinta. Gli affreschi, attribuiti a Giovanni Todisco,
la cui tematica è tratta dalla Legenda
aurea ispirata ai Vangeli apocrifi, si rivelano interessanti per la
vivacità narrativa, per la complessità a stento dominata dall’incorniciatura
architettonica. Committenti degli affreschi, eseguiti dal Todisco nel 1559,
furono (come ricorda l’iscrizione apposta sul riquadro raffigurante la Pietà), i coniugi Muccio e Guglielma
Cagnone di Anzi. Su una parete della navatella destra si trova il monumento
sepolcrale in pietra e stucco dei coniugi Greco (secolo XVI), sulla cui alzata
vi è un affresco raffigurante la Resurrezione:
nella cavità del sarcofago si legge la data 1588. Il dipinto, presumibilmente
attribuibile ad un seguace del Todisco, dimostra una cultura più matura e accoglie
alcuni spunti tardo manieristici, probabilmente conosciuti attraverso stampe,
soprattutto nelle figure dei soldati vestiti con abiti malva, rosso, viola e
verde. Sull’altare in fondo alla navatella destra si conserva un Crocifisso di
legno e cartapesta della prima metà del XVIII secolo, nel passato molto
venerato. L’attuale conformazione della chiesa è il risultato di numerose
modifiche dell’edificio medievale. Gli oggetti di culto qui sono due sculture:
una, più antica, è una statua lignea policroma di S. Maria della Seta datata
alla seconda metà del XIV secolo; l’altra statua è la Vergine del Rosario, un
manichino di legno vestito, opera probabilmente di maestranze napoletane della
seconda metà del XVII secolo. Sicuramente tra i meglio conservati della
regione, questo santuario rappresenta una delle tante evidenze del forte culto
mariano in Basilicata.
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