Comunicato stampa
Il Museo d’arte di Mendrisio presenta una vasta mostra dedicata all’arte dell’antichità classica.
Organizzata in occasione dei Mondiali di ciclismo su strada a Mendrisio, il tema dell’esposizione è la figura dell’atleta. Attraverso 150 oggetti – dalla scultura all’arte vascolare, dai bronzi alle piccole terrecotte – viene indagata l’importanza nelle arti della figura dell’atleta e del suo gesto, così come sono stati concepiti dall’origine nella cultura occidentale e quindi tramandati, immutati, fino ai nostri giorni. Un’esposizione che, fra torsi, teste, anfore, bronzi, coppe, oggetti tipici del mondo delle palestre, strigili e boccette di oli profumati, mira a rievocare tutto il fascino del mondo dello sport nell’antichità, i suoi valori e le sue storie mitiche.
È la prima volta che il Ticino accoglie, negli spazi rinnovati e ampliati dell’antico complesso di San Giovanni a Mendrisio, una mostra di antichità classica di una tale ampiezza, con pezzi straordinari provenienti dalle collezioni archeologiche di alcuni tra i maggiori musei europei: Augst, Basilea, Berna, Dresda, Erlangen, Francoforte, Ginevra, Karlsruhe, Kassel, Losanna, Monaco, Wuerzburg e Zurigo.
Nell’antica Grecia l’attività sportiva assume un ruolo predominante nella formazione individuale, è un elemento decisivo nella strutturazione del tessuto sociale dell’epoca. Nell’Iliade (fine VIII sec. a.C.) i giochi funebri dedicati a Patroclo servono a garantire la coesione della comunità e, allo stesso tempo, ribadiscono l’eccellenza degli eroi. Con il concetto di kalos kai agathos (bello e buono) si designa un ideale maschile assoluto, dove l’aspetto estetico è diretto retaggio della mentalità eroica. Per questa ragione l’atleta vittorioso, nella società greca, beneficia di quell’aura epica: le sue vittorie danno lustro alla comunità di appartenenza che, più o meno implicitamente, lo elegge come suo “campione” e figura che la rappresenti il più degnamente possibile.
Sullo sfondo della Grecia classica, popolata di atleti alle prese con intensi allenamenti, con la vita dei ginnasi, con gare e vittorie nelle tradizionali discipline olimpiche, prendono vita le vicende narrate da Omero: del grande Odisseo, di Aiace di Telamonio, di Antiloco, del valoroso Diomede e di altri eroi dell’Iliade. Ma prima fra tutte, ancora più antica degli eroi omerici, appare la figura mitologica di Eracle, figlio di Zeus, che per primo traccia le linee di un sacro campo, dedicandolo a suo padre e consacrandolo allo sport e al culto.
Da una sezione incentrata sulle origini nel mito e nella storia, ricca di capolavori – l’Anfora risalente al periodo geometrico (II metà VIII sec. a.C. Institut für Klassische Archäologie di Elangen), un’altra Anfora (570 a.C., Musée d’art et d’histoire di Ginevra) o la Coppa attica a figure nere (550 a.C., Antikenmuseum Basel und Sammlung Ludwig) – e animata da alcune opere di altre antiche civiltà (egizia, assira, nuragica), si passa alle discipline sportive, alla preparazione in palestra, alle gare e alle vittorie.
Oltre alle competizioni proprie dell’atletica (le corse, il salto in lungo, il giavellotto, il pentathlon) trovano ampio spazio competizioni come il pugilato, il pancrazio (lotta in cui era solo proibito mordere, graffiare e accecare), le gare ippiche, tutte classiche discipline olimpiche, documentate da capolavori come l’Anfora panatenaica coi lottatori, opera di Exekias (540-535 a.C., Badisches Landesmuseum di Karlsruhe), il Discobolo in bronzo d’epoca romana, ispirato all’originale di Mirone (450 a.C., Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek di Monaco) o la Coppa dipinta da Macrone, ceramica attica a figure rosse (490 a.C., Museo Olimpico di Losanna).
Ma il percorso è costellato da altri capolavori, quali la celebre Choe del Pittore di Achille (480-440 a.C., Antikenmuseum Basel und Sammlung Ludwig) o la splendida Testa di Diaudumeno, copia romana da Policleto (420 a.C., Museumslandschaft Hessen di Kassel) o l’Anfora panatenaica con lottatori, ceramica attica a figure nere del Pittore di Berlino 1833 (490 a.C., Antikensammlungen und Glyptothek di Monaco) o l’Anfora con l’effigie del vincitore, opera del Pittore di Hearst (425-400 a.C., Hellas et Roma di Ginevra), oltre a interessanti e curiosi reperti come la Corona (IV-III sec. a.C.), un Tripode in bronzo dell’epoca di Omero (750 a.C.), premio per il vincitore, un antico Disco in bronzo, o la Mano di pugile con “caestus” (un primo, antico guantone) in marmo di epoca romana che ricorda i cruenti incontri dipinti con grande verismo dagli antichi su vasi e anfore.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Silvana in collaborazione con il Museo d’arte Mendrisio con ben 310 immagini e di 12 contributi che, sottolineando le qualità estetiche e storiche dell’oggetto, si soffermano sulla figura dell’atleta, tragico e eroico, e sull’ideale estetico e morale che da secoli porta con sé. Inoltre sarà possibile seguire il percorso espositivo con una audioguida realizzata e curata da Storyville, Narrazioni sonore.
La mostra è stata promossa dal Municipio di Mendrisio e sostenuta dal Comitato organizzativo dei Mondiali designato dall’Union Cycliste Internationale (UCI), dalla Banca Stato del Canton Ticino, dall’Ente turistico del Mendrisiotto e dalla Fondazione Winterhalter.
Titolo mostra: Gli atleti di Zeus. Lo sport nell’antichità
Sede: Museo d’arte Mendrisio
Periodo: 13 settembre 2009 - 10 gennaio 2010
Vernice: sabato 12 settembre 2009, ore 17.00
A cura di: Simone Soldini, Esaù Dozio, Carlo-Maria Fallani
Orario: martedì-venerdì 10.00-12.00, 14.00-17.00; sabato-domenica 10.00-18.00; lunedì chiuso (escluso i festivi)
Ingresso: Fr. 10 / € 7; ridotto e gruppi (da 10 pers.) Fr. 8 / € 6; audioguida: Fr. 5 / € 3.50 cad; gratuito: scuole (inclusa visita guidata)
Catalogo: Silvana Editoriale e Museo d’arte Mendrisio
Il Museo d’arte di Mendrisio presenta una vasta mostra dedicata all’arte dell’antichità classica.
Organizzata in occasione dei Mondiali di ciclismo su strada a Mendrisio, il tema dell’esposizione è la figura dell’atleta. Attraverso 150 oggetti – dalla scultura all’arte vascolare, dai bronzi alle piccole terrecotte – viene indagata l’importanza nelle arti della figura dell’atleta e del suo gesto, così come sono stati concepiti dall’origine nella cultura occidentale e quindi tramandati, immutati, fino ai nostri giorni. Un’esposizione che, fra torsi, teste, anfore, bronzi, coppe, oggetti tipici del mondo delle palestre, strigili e boccette di oli profumati, mira a rievocare tutto il fascino del mondo dello sport nell’antichità, i suoi valori e le sue storie mitiche.
È la prima volta che il Ticino accoglie, negli spazi rinnovati e ampliati dell’antico complesso di San Giovanni a Mendrisio, una mostra di antichità classica di una tale ampiezza, con pezzi straordinari provenienti dalle collezioni archeologiche di alcuni tra i maggiori musei europei: Augst, Basilea, Berna, Dresda, Erlangen, Francoforte, Ginevra, Karlsruhe, Kassel, Losanna, Monaco, Wuerzburg e Zurigo.
Nell’antica Grecia l’attività sportiva assume un ruolo predominante nella formazione individuale, è un elemento decisivo nella strutturazione del tessuto sociale dell’epoca. Nell’Iliade (fine VIII sec. a.C.) i giochi funebri dedicati a Patroclo servono a garantire la coesione della comunità e, allo stesso tempo, ribadiscono l’eccellenza degli eroi. Con il concetto di kalos kai agathos (bello e buono) si designa un ideale maschile assoluto, dove l’aspetto estetico è diretto retaggio della mentalità eroica. Per questa ragione l’atleta vittorioso, nella società greca, beneficia di quell’aura epica: le sue vittorie danno lustro alla comunità di appartenenza che, più o meno implicitamente, lo elegge come suo “campione” e figura che la rappresenti il più degnamente possibile.
Sullo sfondo della Grecia classica, popolata di atleti alle prese con intensi allenamenti, con la vita dei ginnasi, con gare e vittorie nelle tradizionali discipline olimpiche, prendono vita le vicende narrate da Omero: del grande Odisseo, di Aiace di Telamonio, di Antiloco, del valoroso Diomede e di altri eroi dell’Iliade. Ma prima fra tutte, ancora più antica degli eroi omerici, appare la figura mitologica di Eracle, figlio di Zeus, che per primo traccia le linee di un sacro campo, dedicandolo a suo padre e consacrandolo allo sport e al culto.
Da una sezione incentrata sulle origini nel mito e nella storia, ricca di capolavori – l’Anfora risalente al periodo geometrico (II metà VIII sec. a.C. Institut für Klassische Archäologie di Elangen), un’altra Anfora (570 a.C., Musée d’art et d’histoire di Ginevra) o la Coppa attica a figure nere (550 a.C., Antikenmuseum Basel und Sammlung Ludwig) – e animata da alcune opere di altre antiche civiltà (egizia, assira, nuragica), si passa alle discipline sportive, alla preparazione in palestra, alle gare e alle vittorie.
Oltre alle competizioni proprie dell’atletica (le corse, il salto in lungo, il giavellotto, il pentathlon) trovano ampio spazio competizioni come il pugilato, il pancrazio (lotta in cui era solo proibito mordere, graffiare e accecare), le gare ippiche, tutte classiche discipline olimpiche, documentate da capolavori come l’Anfora panatenaica coi lottatori, opera di Exekias (540-535 a.C., Badisches Landesmuseum di Karlsruhe), il Discobolo in bronzo d’epoca romana, ispirato all’originale di Mirone (450 a.C., Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek di Monaco) o la Coppa dipinta da Macrone, ceramica attica a figure rosse (490 a.C., Museo Olimpico di Losanna).
Ma il percorso è costellato da altri capolavori, quali la celebre Choe del Pittore di Achille (480-440 a.C., Antikenmuseum Basel und Sammlung Ludwig) o la splendida Testa di Diaudumeno, copia romana da Policleto (420 a.C., Museumslandschaft Hessen di Kassel) o l’Anfora panatenaica con lottatori, ceramica attica a figure nere del Pittore di Berlino 1833 (490 a.C., Antikensammlungen und Glyptothek di Monaco) o l’Anfora con l’effigie del vincitore, opera del Pittore di Hearst (425-400 a.C., Hellas et Roma di Ginevra), oltre a interessanti e curiosi reperti come la Corona (IV-III sec. a.C.), un Tripode in bronzo dell’epoca di Omero (750 a.C.), premio per il vincitore, un antico Disco in bronzo, o la Mano di pugile con “caestus” (un primo, antico guantone) in marmo di epoca romana che ricorda i cruenti incontri dipinti con grande verismo dagli antichi su vasi e anfore.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Silvana in collaborazione con il Museo d’arte Mendrisio con ben 310 immagini e di 12 contributi che, sottolineando le qualità estetiche e storiche dell’oggetto, si soffermano sulla figura dell’atleta, tragico e eroico, e sull’ideale estetico e morale che da secoli porta con sé. Inoltre sarà possibile seguire il percorso espositivo con una audioguida realizzata e curata da Storyville, Narrazioni sonore.
La mostra è stata promossa dal Municipio di Mendrisio e sostenuta dal Comitato organizzativo dei Mondiali designato dall’Union Cycliste Internationale (UCI), dalla Banca Stato del Canton Ticino, dall’Ente turistico del Mendrisiotto e dalla Fondazione Winterhalter.
Titolo mostra: Gli atleti di Zeus. Lo sport nell’antichità
Sede: Museo d’arte Mendrisio
Periodo: 13 settembre 2009 - 10 gennaio 2010
Vernice: sabato 12 settembre 2009, ore 17.00
A cura di: Simone Soldini, Esaù Dozio, Carlo-Maria Fallani
Orario: martedì-venerdì 10.00-12.00, 14.00-17.00; sabato-domenica 10.00-18.00; lunedì chiuso (escluso i festivi)
Ingresso: Fr. 10 / € 7; ridotto e gruppi (da 10 pers.) Fr. 8 / € 6; audioguida: Fr. 5 / € 3.50 cad; gratuito: scuole (inclusa visita guidata)
Catalogo: Silvana Editoriale e Museo d’arte Mendrisio
Immagini:
Torso del discoforo, pietra, Antikenmuseum Basilea, copia romana in marmo di un originale in bronzo di Policleto, ca 450 a.C
Anfora panatenaica, opera di Exekias, Badisches Landenmuseum, Karlsruhe, ceramica attica a figurenere, 540-535 a.C.
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