venerdì 23 aprile 2010

Chirurgia di una madonna nera

di Giannatteo Funicelli

La Vergine bruna di Seminara (RC) è un documento di storia e devozione di un Sud fedele e di una terra assoggettata. La leggenda vuole che il manufatto ligneo raffigurante la Madonna con in braccio il Bambino, vestiti entrambi con due tonache ben strette in vita, abbia radici in Asia Minore, tra le mani di San Basilio, vescovo di Cesarea. Il suo arrivo in Occidente può essere giustificato nella lotta iconoclasta che Leone III l'Isaurico additò a tutte le effigi sacre (VIII sec.). Destinata alla devozione dell’antica città di Taureana (odierna Gioia Tauro), in un avventurosa fuga dai saraceni, il simulacro fu abbandonato per strada dagli abitanti (951 d.C.). La scoperta fortuita dell’oggetto sacro fu ad opera di alcuni contadini di Seminara, in un mercoledì santo. Da allora suscitò un immediato fascino religioso per i fedeli.
Oggi il prezioso oggetto, di indiscusso valore storico artistico, in balia di una forte degradazione materiale, sarà oggetto di un’attenta riqualificazione e di svariate indagini scientifiche necessarie alla rivalorizzazione dell’opera, valido esempio di arte religiosa nel monachesimo basiliano meridionale. La statua, di 92 cm. di altezza, è stata realizzata in un unico blocco di legno. La sua superficie doveva essere ricoperta da un rivestimento policromo che supportava, poi, la stesura di una chiara dipintura e alcune parti in foglia d’oro. Svariate sono state le critiche in merito al colorito bruno del volto, che ha donato alla figura l’attribuzione di “Madonna nera”, dovuto (forse) all’alterazione dell’ossido di ferro nei pigmenti che colorivano il volto a causa di un forte incendio e causandone il conseguente viraggio.
La campagna di restauro del simulacro prevede un’attenta riqualificazione del degrado, di tipo antropico e naturale, e di molteplici fasi diagnostiche finalizzate alla rimessa in efficienza. Alla presenza del laboratorio istallato nella stessa chiesa dove l’opera è ubicata, ossia il Santuario della Madonna dei poveri di Seminara, essa si presenta seriamente danneggiata da varie lesioni in superficie, affiancate a sollevamenti e crepature del colore, alle quali sarà riservata un’indagine stratigrafica intensiva. Inoltre le parti che presentano la doratura sono, in alcune campiture, molto logore.
Le principali fasi di riqualificazione saranno: disinfestazione, consolidamento, ripulitura e reintegrazione della superficie pittorica. Elaborazioni scientifiche riguarderanno, inoltre, la datazione dell’opera: applicazioni diagnostiche come il radiocarbonio saranno fondamentali per l’individuazione cronologica del manufatto. Esecuzioni di ultravioletto e riflettografia permetteranno di evidenziare ridipinture, ritocchi e gli strati sottostanti la superficie pittorica. Il sistema dell’XRF accerterà l’originalità dei pigmenti utilizzati sul legno. La campagna, nelle sue progressive fasi di lavorazione, sarà attentamente documentata da un percorso fotografico al fine di consegnare alla stampa e agli studi universitari l’accurato lavoro scientifico, che si presenterà agli occhi degli studiosi, ma anche dei numerosi fedeli, come un’autentica “chirurgia di fede”.

Per aggiornamenti scientifici ed approfondimenti storici consultare:
www.beniculturali.it alla voce “Restauri in evidenza”
www.seminaraonline.it al link “Pillole di storia”

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