di Sonia Gammone
La cattedrale di Venosa
rappresenta sicuramente uno dei monumenti simbolo della cittadina oraziana. La
sua imponente mole è affiancata dal volume slanciato del campanile e domina
l’omonima piazza di cui occupa il lato nord-occidentale, emergendo nettamente
rispetto al contesto edilizio che la circonda. Grazie a diverse fonti storiche
concordi, la sua costruzione può essere datata a partire da 1470 quando il
feudatario Pirro del Balzo si impegnò a realizzare l’opera dopo aver ottenuto
da vescovo Nicola Geronimo Porfido il consenso di demolire il preesistente
duomo per edificare al suo posto il nuovo castello. Tuttavia, per diverse
vicissitudini, la cattedrale fu consacrata solo il 12 marzo 1531.
Modellato in forme semplici, ma grandi e spaziose, l’edificio presenta soprattutto all’interno soluzioni strutturali e decorative di matrice tardo-gotica sui quali nei decenni successivi si sono aggiunti i complementi ornamentali più strettamente rinascimentali. Nei secoli si sono susseguiti trasformazioni, integrazioni rifacimenti e mutilazioni che le fonti ci descrivono più o meno nel dettaglio. Il campanile venne realizzato solo molto più tardi: i lavori iniziarono nel 1589 e dopo vari rifacimenti ed aggiunte terminarono solo nel 1714. Situato in corrispondenza della parte presbiteriale, è alto 42 metri e rappresenta visivamente l’emergenza architettonica più visibile della città. La costruzione si eleva su cinque blocchi: i primi tre, più grandi e solidi, hanno pianta quadrangolare e gli ultimi due, sovrapposti “a telescopio”, hanno pianta ottagonale.
All’interno la cattedrale di Venosa si presente divisa in tre navate su due piani. Le navate sono delimitate da archi a sesto acuto; in fondo due grandi archi segano l’area del transetto, oltre il quale la visuale va a chiudersi nell’abside a forma di lunetta. Nelle navate laterali sono ospitate varie cappelle tra le quali spiccano quella la Cappella del Sacramento risalente al 1520, ornata da un arco costellato da putti, candelabri e festoni. Diversi i dipinti che ornano l’interno della chiesa come Il martirio di San Felice di Carlo Maratta, Cristo e la Maddalena di Nicola Marangelli, l’Adorazione dei Magi di Simone da Firenze, del quale si conservano purtroppo solo piccoli frammenti. Nella cripta è custodita la tomba di Maria Donata Orsini, moglie di Pirro del Balzo che come dote diede al duca proprio la città di Venosa nel 1453.
Modellato in forme semplici, ma grandi e spaziose, l’edificio presenta soprattutto all’interno soluzioni strutturali e decorative di matrice tardo-gotica sui quali nei decenni successivi si sono aggiunti i complementi ornamentali più strettamente rinascimentali. Nei secoli si sono susseguiti trasformazioni, integrazioni rifacimenti e mutilazioni che le fonti ci descrivono più o meno nel dettaglio. Il campanile venne realizzato solo molto più tardi: i lavori iniziarono nel 1589 e dopo vari rifacimenti ed aggiunte terminarono solo nel 1714. Situato in corrispondenza della parte presbiteriale, è alto 42 metri e rappresenta visivamente l’emergenza architettonica più visibile della città. La costruzione si eleva su cinque blocchi: i primi tre, più grandi e solidi, hanno pianta quadrangolare e gli ultimi due, sovrapposti “a telescopio”, hanno pianta ottagonale.
All’interno la cattedrale di Venosa si presente divisa in tre navate su due piani. Le navate sono delimitate da archi a sesto acuto; in fondo due grandi archi segano l’area del transetto, oltre il quale la visuale va a chiudersi nell’abside a forma di lunetta. Nelle navate laterali sono ospitate varie cappelle tra le quali spiccano quella la Cappella del Sacramento risalente al 1520, ornata da un arco costellato da putti, candelabri e festoni. Diversi i dipinti che ornano l’interno della chiesa come Il martirio di San Felice di Carlo Maratta, Cristo e la Maddalena di Nicola Marangelli, l’Adorazione dei Magi di Simone da Firenze, del quale si conservano purtroppo solo piccoli frammenti. Nella cripta è custodita la tomba di Maria Donata Orsini, moglie di Pirro del Balzo che come dote diede al duca proprio la città di Venosa nel 1453.
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