Comunicato stampa
La pittura, ha dichiarato Robert Rauschenberg, “è in
rapporto sia con l'arte sia con la vita. Nessuna delle due può essere
costruita. Io cerco di operare nello spazio che c'è fra l'arte e la vita”.
Incontro per la prima volta Bruno Belloni a San Cassiano, un
eremo alle porte di Narni, durante un workshop, e subito mi colpisce la sua
assoluta mancanza di vanità quando parla di sé e dei suoi artefatti realizzati
su sacchi di Juta intelaiati che ricopre in parte di un denso pigmento
cromatico con cui ingloba la vita, la fatica, il lavoro che quei sacchi
simboleggiano, campiture di colore che diventano la trama e l'ordito di un
vissuto. Una pittura che parte da qualcosa che esiste già, qualcosa che Belloni
può ripensare, nobilitare, innalzare a espressione artistica, un gioco di
colori accesi che fa risaltare l'invadente rozzezza della juta e le stampe di
immagini, di codici e di scritte che ne esprimono la provenienza e la storia.
Una natura morta fuori da qualsiasi canone dove l’uso del colore in chiave
quasi scultorea modula la superficie del supporto fino a raggiungere l’effetto
di un bassorilievo e richiamare il carattere primitivo di una scultura
africana. Segni e gesti a connotare una forte emozionalità astratta, un processo
pittorico che esce dalla bidimensionalità, collabora con la luce e diventa
volume.
Alla dualità
materia-colore Belloni aggiunge l’azione dell’elemento fuoco, che diventa
artefice di un risultato non del tutto controllabile dall’artista, l’effetto
del fuoco varia il tono dei colori, crea squarci e voragini di vuoto. Belloni
non incolla i suoi sacchi sulla tela o sulla tavola, li usa direttamente come
inedito supporto del suo fare artistico quelli che usa non sono sacchi anonimi possiedono
una loro valenza, una loro individualità, possiedono i segni che ne
testimoniano i luoghi di origine e l'antico utilizzo. L'azione creativa si
svolge nell’ambito di un linguaggio astratto con opere che non concedono
assolutamente nulla al figurativo in senso tradizionale. La sua ricerca è in
sostanza ancora tesa alla sublimazione poetica di oggetti segnati dal loro uso
che ci parlano di un ricordo e ci spingono a pensare alla loro vita precedente
prima che fossero cannibalizzati dal serpeggiante uso del colore e
cristallizzati nella immutabilità dell'arte. Rimandi e citazioni che mettono in
crisi la retorica del fare artistico dove la materia si fa quadro a dimostrare
la facilità di uno scambio fra fantastico e reale. Un sacco di iuta grezza per
illustrare un universo seducente e quotidiano, materiali poveri non artistici,
non simboli, ma pretesto per dipingere senza mai allontanarsi da un concreto
impianto compositivo e spaziale. (Pippo Cosenza)
Titolo mostra: Bruno Belloni. Effetto fuoco
A cura di: Pippo Cosenza
Sede espositiva: Spazio 121, Via A. Fedeli 121, Perugia
Periodo: 18 maggio - 1 giugno 2013
Inaugurazione: sabato 18 maggio 2013, ore 18.30
Orario: da lunedì a venerdì h. 16.00-19.00
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