domenica 17 luglio 2011

Venosa: da convento a casa popolare

di Francesco Mastrorizzi

Si parla spesso di salvaguardia e recupero dei Beni Culturali presenti sul territorio e di conseguenza della loro valorizzazione a fini turistici e non solo. Non sempre, però, alle parole seguono i fatti.
È di pochi giorni fa la pubblicazione da parte del Comune di Venosa di un bando di concorso per l’assegnazione di alcuni alloggi di edilizia popolare, che verranno ceduti in locazione a canoni agevolati. La cosa particolare è che questi alloggi sono in corso di realizzazione all’interno delle strutture di un edificio storico, e cioè l’ex convento di Santa Maria della Scala. Il complesso, adiacente all’omonima chiesa, è stato di recente ristrutturato, con il contributo dell’Unione Europea, dalla ditta Gi.Vi. Costruzioni di Napoli, per una spesa di circa 776 mila euro, riacquistando finalmente un valore architettonico e artistico importante.
Il convento di Santa Maria della Scala, attivo fino al 1868, ospitava in passato circa quaranta monache dell’Ordine Cistercense. Fu costruito nel 1589, per svolgere le funzioni del già esistente monastero situato al di fuori delle mura della città, in osservanza alle norme del Concilio di Trento, che raccomandava il trasferimento in centri abitati dei monasteri femminili siti in luoghi isolati. L’edificio fu ristrutturato più volte nel corso dei secoli e in parte demolito all’inizio del ‘900 per permettere l’apertura di Piazza Giovanni Ninni e con l'intenzione di costruirvi il teatro comunale (progetto mai realizzato).
Delle strutture rimaste, importanti sono in particolare i balconi e il loggiato di collegamento fra il convento e la chiesa, riferibili alla ricostruzione seicentesca. Il corpo centrale dell'ex convento è formato da una serie di ambienti ampi, coperti a volta, cui si accede tramite un piccolo portale.
Conseguentemente al recupero di un edificio di tale valore storico, ci si sarebbe aspettati che venisse adibito a contenitore culturale, ad esempio come sede di una pinacoteca comunale. In città si era parlato anche di un possibile uso come struttura turistica ricettiva. Invece già in partenza era noto, evidentemente non a tutti, che il finanziamento da parte dell’Ue era subordinato alla realizzazione di alloggi, tra l’altro già presenti prima della ristrutturazione. Tuttavia resta l’amaro in bocca per non essere riusciti a trovare altre soluzioni per poter utilizzare al meglio una struttura così importante, collocata in pieno centro storico.

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