sabato 1 dicembre 2012

The human body exhibition

di Angela Delle Donne

Il Palaolimpico di Torino fino al 13 gennaio 2013 ospiterà la mostra The human body exhibition, evento internazionale che ha acceso polemiche e interessi, esibendo al pubblico una tematica già nota alla storia degli studi medico-scientifici: la visione tridimensionale del corpo umano. La mostra è divisa in nove sezioni dedicate agli apparati: scheletrico, muscolare, nervoso, cardiovascolare, respiratorio, digestivo, riproduttivo e allo sviluppo fetale, dando spazio anche alle forme tumorali che possono deturpare gli organi interni. Tutto questo grazie alla tecnica della plastinazione. Tale procedimento permette di poter conservare i corpi: un bagno di acetone elimina i liquidi; in seguito, in una camera a vuoto, mentre si aspira l’acetone, si fa fluire una soluzione a base siliconica che permea i corpi, permettendone la conservazione. All’occorrenza si possono utilizzare coloranti per evidenziare organi e tessuti. Il padre di questa invenzione è Gunther von Hager, scienziato dell’università di Heidelberg nato nel 1945 che, riprendendo disegni anatomici del XV secolo, ha anche modellato i corpi - di donatori spontanei - in pose plastiche.
Gli esemplari in mostra a Torino sono cadaveri di carcerati cinesi non reclamati dalle famiglie e accompagnati da documentazione del governo di Pechino, anche se la scia di polemiche non è stata sedata. Gli esemplari simulano differenti attività sportive: la corsa, la pallavolo, il tennis, e in generale pose che possano far vedere la tensione dei muscoli e la dinamicità dei movimenti. La maggior parte degli organi esposti è a coppie: uno sano e l’altro malato, proprio per rendere visibile il deterioramento causato dalle malattie. Il percorso si finisce con un esemplare diviso in sezioni trasversali e millimetriche, sovrapponibili alla TAC.
L’università di Heidelberg è uno dei tanti centri di ricerca che si è occupato dello studio approfondito e tridimensionale dell’anatomia umana. Tra gli esempi italiani è da annoverare la cappella San Severo di Napoli.  D’impianto tardo cinquecentesco, dagli anni ’40 del settecento l’aula è riorganizzata da Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, restituendoci l’odierna struttura.  Piena di simbolismi, la cappella nella cavea sotterranea conserva le così dette “macchine anatomiche”: un corpo femminile ed un corpo maschile che mostrano quasi intatto il sistema artero-venoso. La realizzazione si deve a Giuseppe Salerno medico palermitano che sotto la direzione di Raimondo di Sangro, dà forma ad un esperimento affascinante e circondato da un alone leggendario. Una guida settecentesca del palazzo e della cappella Sansevero dal titolo Breve nota e dall’autore anonimo parla di un’iniezione; anche in documenti d’archivio, inerenti alle trattative tra i due studiosi, si fa riferimento a “cera colorata”, realizzata dal principe secondo un metodo non rivelato, in altri si cita un liquido metallizzante, il tutto fa pensare ad un utilizzo didattico. I due corpi si reggono solo sull’apparato scheletrico realmente umano, scarnificato di ogni organo e tessuto, mentre recenti studi affermano la natura artificiale dell’apparato artero- venoso.
Aldilà di singoli episodi e di studi più o meno strettamente scientifici, ciò che affascina è la possibilità di andare oltre lo strato dell’epidermide per riconoscere e riconfermare la propria natura umana, la propria identità che altro non è la riproduzione di noi stessi e dei nostri pensieri, il sostrato sul quale l’arte si sviluppata e si nutre.

2 commenti :

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Unknown ha detto...

the creator is a liar https://www.youtube.com/watch?v=PeTVVko27FA