di
Carmelinda Potenza
Oggigiorno
è possibile ammirare affreschi del ’500 e del ’600 di scuola
napoletana, una statua di gesso del ’400 e altre pitture del ’300.
Sul primo altare a sinistra era visibile uno stupendo crocifisso
ligneo, che però fu trafugato nel 1986, insieme a due puttini lignei
e dei candelieri d’oro.
Nell’affresco
principale che occupa la parte di fondo dell’abside compare come
figura principale Dio Padre che sorregge il Cristo Crocifisso,
inquadrato in una mandorla circondata da teste di cherubini. Nella
parte destra della composizione si trova la figura di San Marco,
mentre nella sinistra San Giovanni Evangelista, entrambi in piedi.
Sullo sfondo è raffigurato un paesaggio costituito da rocce e
alberi, e al lato sono dipinte due figure che corrispondono a San
Pietro e a San Paolo. L’opera è abbastanza deteriorata e la parte
inferiore è in parte distrutta per l’apertura di una porta, per
questo motivo la firma dell’artista non è del tutto leggibile.
Sciolta dalle abbreviazioni si potrebbe leggere D. Martino o de
Martino e neppure la data è esatta: 1544 non è riconducibile alla
datazione dell’affresco, bensì a un restauro. L’artista è
considerato mediocre, in quanto utilizza aspetti culturali
interessanti di provenienza napoletana, ma li filtra attraverso una
sensibilità provinciale che li indebolisce.
La
Madonna del Vetere si festeggia ogni
anno l’8 settembre e viene onorata con riti religiosi e
manifestazioni civili. Durante i nove giorni che precedono il ritorno
al paese, si celebra sul monte una novena seguita dalla celebrazione
della Santa Messa e dalla recitazione di alcune preghiere e di canti
tradizionali. La festa, che si svolge con grande solennità e
partecipazione dei fedeli, si conclude nella tarda serata con musica
in piazza e fuochi pirotecnici.
Per
un paio di anni, precisamente dal 2009, la chiesa è stata chiusa al
pubblico per
motivi tecnici. Il
20 maggio
del 2009, a poco meno da un mese dalla presentazione del lavoro di
ricerca sul patrimonio artistico medievale della chiesa, Don Domenico
Petroccelli e l’autore dello studio Antonio Rubino, recatisi al
santuario moliternese per effettuare un nuovo servizio fotografico,
trovarono una brutta
sorpresa. La controsoffittatura era caduta a seguito del grave
danneggiamento degli embrici e di infiltrazioni di acqua. La
brutta notizia, comunicata subito all’Ufficio Tecnico del Comune di
Moliterno, fu rigirata ai Vigili del Fuoco che nella stessa mattinata
effettuarono il loro sopralluogo. Oltre al crollo di parte degli
intonaci del soffitto fu constatato anche il grave deterioramento
delle capriate lignee del tetto e il conseguente avvallamento del
manto di copertura, con imminente pericolo di crollo. Oltre ai danni,
però, mentre si facevano i lavori di restauro fu scoperto un altro
affresco molto antico, sotto quello principale dietro l’abside, ma
l’amministrazione ha deciso di non scoprirlo per non rovinare
quello di sopra. La chiesa, che vanta una storia e un patrimonio
artistico unico per l’intera Val d’Agri, fu dichiarata inagibile
e chiusa al pubblico, cosa abbastanza grave,
considerando che, tra il mese di maggio e di settembre ospita molte
celebrazioni liturgiche legate alle tradizioni secolari moliternesi,
mai interrotte, neanche durante i bombardamenti della seconda guerra
mondiale. Solo il 24 maggio di quest’anno la chiesa è stata
riaperta al pubblico e la Madonna è stata riportata al suo posto, in
modo da poter celebrare, esattamente come vuole la tradizione, la
ricorrenza secolare.
La
chiesa per motivi di sicurezza è visibile solo nei giorni dedicati
alla festività, a maggio e settembre, e su richiesta al comune di
Moliterno. Per ulteriori notizie e approfondimenti storici sulla
chiesa e sugli affreschi al suo interno è possibile consultare il
libro Moliterno luoghi e simboli della fede, a cura della
bibliomediateca G.Racioppi.
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