La città di Matera, nota anche come città dei Sassi è circondata da un territorio costellato di grotte-case-chiese rupestri, tra le quali la più famosa al di fuori dell’abitato urbano è la cripta del peccato originale detta anche la “cappella Sistina” della pittura parietale rupestre. Nella tradizione locale la cappelletta era nota come la “Grotta dei cento santi” per via del fatto che le pareti fossero completamente dipinte con moltissimi soggetti, ognuno dei quali rappresentava personaggi biblici e della storia della cristianità. La grotta si trova lungo la parete della gravina di Picciano e per lungo tempo è stata rifugio per i pascoli stagionali dei pastori locali. Dopo un lungo tempo di abbandono e di incuria, la cripta è stata restituita al mondo dell’arte e di tutti coloro che vogliono visitarla. È stata ripulita, è stato creato un sistema di aerazione, è stato reso più accessibile il passaggio e presto inizieranno i lavori per portare alla luce il resto del complesso monastico nato intorno alla cripta. Infatti, la chiesetta fa parte di un cenobio, tutto creato all’interno delle cavità naturali delle gravina, che nelle anse più piccole ospitava le cellette dei monaci. Le pitture della cripta rimandano all’arte benedettino – beneventana altomedievale (secc. VIII -IX); l’artista è stato definito il Pittore dei fiori di Matera, per via delle corolle rosse che abbelliscono ed ingraziano le scenette delle pareti e delle piccole absidi. Le scene rappresentate rimandano ai primi capitoli della Genesi: Dio Padre Creatore, la Luce, le Tenebre, la creazione; e nelle due absidi laterali le triarchie degli apostoli – Pietro, Andrea e Giovanni - , e degli Arcangeli – Michele, Gabriele e Raffaele – ; mentre in quella centrale è rappresentata la Vergine regina con angeli e bambino.
mercoledì 29 luglio 2009
La cripta del peccato originale
di Angela Delle Donne
La città di Matera, nota anche come città dei Sassi è circondata da un territorio costellato di grotte-case-chiese rupestri, tra le quali la più famosa al di fuori dell’abitato urbano è la cripta del peccato originale detta anche la “cappella Sistina” della pittura parietale rupestre. Nella tradizione locale la cappelletta era nota come la “Grotta dei cento santi” per via del fatto che le pareti fossero completamente dipinte con moltissimi soggetti, ognuno dei quali rappresentava personaggi biblici e della storia della cristianità. La grotta si trova lungo la parete della gravina di Picciano e per lungo tempo è stata rifugio per i pascoli stagionali dei pastori locali. Dopo un lungo tempo di abbandono e di incuria, la cripta è stata restituita al mondo dell’arte e di tutti coloro che vogliono visitarla. È stata ripulita, è stato creato un sistema di aerazione, è stato reso più accessibile il passaggio e presto inizieranno i lavori per portare alla luce il resto del complesso monastico nato intorno alla cripta. Infatti, la chiesetta fa parte di un cenobio, tutto creato all’interno delle cavità naturali delle gravina, che nelle anse più piccole ospitava le cellette dei monaci. Le pitture della cripta rimandano all’arte benedettino – beneventana altomedievale (secc. VIII -IX); l’artista è stato definito il Pittore dei fiori di Matera, per via delle corolle rosse che abbelliscono ed ingraziano le scenette delle pareti e delle piccole absidi. Le scene rappresentate rimandano ai primi capitoli della Genesi: Dio Padre Creatore, la Luce, le Tenebre, la creazione; e nelle due absidi laterali le triarchie degli apostoli – Pietro, Andrea e Giovanni - , e degli Arcangeli – Michele, Gabriele e Raffaele – ; mentre in quella centrale è rappresentata la Vergine regina con angeli e bambino.
La città di Matera, nota anche come città dei Sassi è circondata da un territorio costellato di grotte-case-chiese rupestri, tra le quali la più famosa al di fuori dell’abitato urbano è la cripta del peccato originale detta anche la “cappella Sistina” della pittura parietale rupestre. Nella tradizione locale la cappelletta era nota come la “Grotta dei cento santi” per via del fatto che le pareti fossero completamente dipinte con moltissimi soggetti, ognuno dei quali rappresentava personaggi biblici e della storia della cristianità. La grotta si trova lungo la parete della gravina di Picciano e per lungo tempo è stata rifugio per i pascoli stagionali dei pastori locali. Dopo un lungo tempo di abbandono e di incuria, la cripta è stata restituita al mondo dell’arte e di tutti coloro che vogliono visitarla. È stata ripulita, è stato creato un sistema di aerazione, è stato reso più accessibile il passaggio e presto inizieranno i lavori per portare alla luce il resto del complesso monastico nato intorno alla cripta. Infatti, la chiesetta fa parte di un cenobio, tutto creato all’interno delle cavità naturali delle gravina, che nelle anse più piccole ospitava le cellette dei monaci. Le pitture della cripta rimandano all’arte benedettino – beneventana altomedievale (secc. VIII -IX); l’artista è stato definito il Pittore dei fiori di Matera, per via delle corolle rosse che abbelliscono ed ingraziano le scenette delle pareti e delle piccole absidi. Le scene rappresentate rimandano ai primi capitoli della Genesi: Dio Padre Creatore, la Luce, le Tenebre, la creazione; e nelle due absidi laterali le triarchie degli apostoli – Pietro, Andrea e Giovanni - , e degli Arcangeli – Michele, Gabriele e Raffaele – ; mentre in quella centrale è rappresentata la Vergine regina con angeli e bambino.
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