venerdì 12 ottobre 2012

Luca Signorelli, un genio del Rinascimento in Umbria

di Eleonora D’Auria

La recente mostra sul cortonese Luca Signorelli (1450-1523), articolatasi in tre sedi della stessa regione (Perugia, Orvieto e Città di Castello), ci dà lo spunto per esaminare la parabola di un pittore le cui vicende si svolgono nel grande momento di maturazione del Rinascimento centro-italiano. Cerniera tra la suprema immobilità di Piero della Francesca (il grande matematico Luca Pacioli lo definirà “degno discipulo” del maestro di Borgo San Sepolcro) e la dinamica tensione portata agli estremi dai Pollaiolo, Signorelli seppe arricchire le scene di decorativismo e virtuosismo architettonico, innestandole su una potente vivacità cromatica e su uno strenuo sperimentalismo.
Determinante il soggiorno ad Urbino, dove il Signorelli entra in contatto con Piero stesso nei primi anni 1470. Solennità pierfrancescana e concezione fiorentina del movimento, unite alla stesura di un colore compatto e campito, senza dimenticare le innegabili suggestioni di derivazione fiamminga, trovano, dunque, nel percorso maturo del Signorelli adeguata rispondenza, attraverso un linguaggio che toccherà la sua acme negli affreschi della basilica marchigiana di Loreto (1477-1478), dove il pittore andrà riepilogando, con crescente autonomia stilistica, i recenti insegnamenti pierfrancescani.
Nel decennio successivo, la fama di Luca si estende alla città dei Papi. Gli anni ’80 lo vedranno, infatti, ormai affrancato da Piero, impegnato nella decorazione della Cappella Sistina, accanto al celebre Perugino e a Bartolomeo della Gatta. Grandiosità compositiva e una potente forza espressiva dei piani facciali, modellati plasticamente, di cui aveva già dato ampia prova (per es. nel Ritratto di un giurista, Berlino, Staatliche Museen), costituiranno i cardini di una cifra stilistica che troverà dispiegamento nel grande ciclo che dal 1499 al 1504 dipingerà sulle pareti della Cappella di San Brizio ad Orvieto, portando a compimento l’opera iniziata dal Beato Angelico e dal Gozzoli nel 1477.
E, se pare ancora di udire la terribile voce di Girolamo Savonarola riecheggiare all’interno della Cappella, ciò si deve alla straordinaria capacità del Signorelli di rappresentare la punizione dei peccatori, attraverso una visualizzazione tesa e drammatica delle apocalittiche affermazioni del frate ferrarese, messe a tacere sul rogo un anno prima. L’opera orvietana, caratterizzata da corpi violentemente scorciati e da un energico plasticismo, sarà uno dei testi formativi per il giovane Michelangelo, impegnato nella resa drammatica delle anatomie. Nondimeno non mancheranno, nella produzione dell’artista, cadute qualitative che, se avranno negative ripercussioni sulla sua fama moderna, non ne danneggeranno l’innegabile autorevolezza esercitata su almeno due generazioni di artisti.

Immagine: Luca Signorelli, Sacra Famiglia, 1485-1488, olio su tavola, diametro cm. 124, Firenze, Galleria degli Uffizi

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