Lavoro
come energia, impegno, realizzazione. Gioia del fare e fatica dell’operare, espressione
dell’eredità famigliare o di scelta personale, tra smorfie e sorrisi, pena e
soddisfazione. Se ogni soggetto è degno di essere protagonista di un’opera
d’arte e se l’artista emoziona raffigurando argomenti tratti dalla vita di ogni
giorno, si deve guardare al vero «nella nobile semplicità sua» (Pietro
Selvatico, Sulla convenienza di trattare
in pittura soggetti tolti alla vita contemporanea, in Atti dell’imperial
Regia Accademia di Belle Arti per l’anno 1850, pp. 7-34). Dall’indagine storico-artistica
sul tema del lavoro – valore morale e necessità vitale – nel quotidiano, nasce
insieme a Myriam Zerbi, che con me la cura, la rassegna Nobiltà del lavoro. Arti e mestieri nella pittura veneta tra Ottocento
e Novecento (fino al 4 novembre), promossa dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici
e Paesaggistici per le Province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso e
organizzata da Munus.
È
Il cameriere di Paolo Caliari che,
con impeccabile livrea, invita idealmente il visitatore ad “entrare” nella
mostra. La committenza borghese ama le scene di genere aneddotiche, il popolo per
soggetto, colto nell’esercizio delle sue attività. Con la pittura en plein air, cresce il movimento
realista triveneto in linea con i Macchiaioli e gli Impressionisti. Trentacinque
artisti con 65 opere di musei e collezioni private, ci trasportano nel fervore
dei mercati e delle botteghe, nel silenzio dei campi o fra le pareti domestiche.
Così la luce mattutina inonda i portici dell’affollato Mercato di Badoere di Guglielmo
Ciardi, fa brillare le zucche di un ozioso Piccolo
venditore di zucca di Luigi Serena o risaltare il biancore della camicia di
un Arrotino con la sua mola, di
Alessandro Milesi. La Fruttivendola di Cesare Laurenti, spiata di nascosto,
e Il ragno e la mosca di Eugenio De
Blaas, ovvero un impagliatore di sedie che corteggia un’acquaiola, segnano il
passaggio tra la rappresentazione di un mestiere come topos e l’idillio di genere. Tra i lavori inerenti ai trasporti e alla
forgiatura, il Gondoliere di Domenico
Mazzoni che voga solitario in laguna, e I
fabbri di Luigi Cima, tra i bagliori della loro fucina. Lina Rosso, in Manovra alle vele (1926) ci racconta
della Nave Scuola Scilla, “asilo” per gli orfani del litorale Adriatico, che
ricevevano un’istruzione marinaresca. Di Oreste Da Molin, sensibile colorista, è
l’ironico Barbiere rusticano, che
taglia i capelli “a scodella”, e la ricercata Bottega dell’antiquario (1880). Ettore Tito indaga sia la serenità
del mondo contadino ne Le mondine, vivace
affresco corale, che il forte disagio del lavoro seriale in fabbrica ne Le Pelatrici di noci, monocromo dal
taglio fotografico. Lavoratrici istancabili, le donne si occupano, oltre che del
bucato, del cucito e dell’infilar perle a domicilio: dalle merlettaie chine sul
tombolo de La scuola dei merletti a
Burano (1905) di Pieretto Bianco, alle “impiraresse” sedute in fila o Perlaie di Cecil Van Haanen, dipinto premiato
a Parigi (1876). Napoleone Nani valorizza la grazia e l’estro femminile ne La modella e ne La pittrice. Infine, Lina Rosso pone l’accento sull’insegnamento, con
La maestra (1917) e i suoi piccoli
alunni che sventolano il tricolore, opera resa con una fattura a macchie, una
pennellata che dissolve i particolari, più libera e moderna.
Dal
piano nobile del Museo Nazionale di Villa Pisani a Stra (Venezia), l’esposizione
prosegue nella Casa del Giardinere, con una rassegna di fotografie di un fotoreporter ante litteram, “Arti e
mestieri nell’obiettivo di Tomaso Filippi (1852-1948)” ideata dall’architetto
Giuseppe Rallo, direttore di Villa Pisani, con Myriam Zerbi e la sottoscritta,
in collaborazione con il Fondo Filippi dell’IRE e Daniele Resini. Un autentico
reportage che illustra come pittura e fotografia si influenzino a vicenda, per
delineare, in sala di posa o in strada, ritratti e abitudini delle genti di
Venezia, Chioggia e isole limitrofe.
Titolo: Nobiltà del Lavoro. Arti e Mestieri nella Pittura Veneta tra 800 e 900
Curatori: Myriam Zerbi, Luisa Turchi
Sede: Museo Nazionale di Villa Pisani, Stra (Venezia)
Periodo: 2 giugno - 4 novembre 2012
Orario: dalle 9.00 alle 17.00; chiuso il lunedì
Organizzazione: Munus S.p.A.
Ente promotore: Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso
Patrocinio: Regione del Veneto, Provincia di Venezia, Comune di Stra
Catalogo: Umberto Allemandi
Media Partner: Corriere del Veneto, Radio Padova
Allestimenti: Mosaico con la collaborazione di In & Out
Ingresso: Villa e mostra Nobiltà del Lavoro + Parco e mostra fotografica:
- Intero € 10,00
- Ridotto € 7,50 (cittadini UE tra i 18 e i 25 anni)
Parco e mostra fotografica:
- Intero € 7,50
- Ridotto € 5,00 (cittadini UE tra i 18 e i 25 anni)
Gratuito per cittadini UE fino ai 18 anni e oltre i 65
Biglietto unico Residenti Riviera del Brenta* € 5,00
*Comuni di Campagna Lupia, Campolongo Maggiore, Camponogara,Dolo, Fiesso d’Artico, Fossò, Mira, Stra, Vigonovo
Immagine: Pieretto Bianco, La scuola dei merletti a Burano, 1905, olio su tela, cm 55,5x75,5, collezione privata.
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