lunedì 5 agosto 2013

Empire State: arte a New York oggi

di Giulia Smeraldo

Era da tanto che Roma non presentava un’esposizione di arte americana ed era troppo tempo che non ero alle prese con una mostra così “stra-ordinaria”, letteralmente fuori dalle ordinarie mostre d’arte moderna che affollano i musei della capitale. Entrare a Palazzo delle Esposizioni e ritrovarsi immersi in opere che raccontano la cultura contemporanea lascia sensazioni discordanti nel nostro animo. Spesso siamo abituati a vedere denunce velate, le opere di Empire State invece vomitano sullo spettatore tutte le brutture della cultura contemporanea, consegnandoci una mostra carica di nuovi sintagmi estetici, a volte difficili da interpretare se ci approcciamo ad esse con uno sguardo superficiale.
L’ambiziosa rassegna intergenerazionale propone al pubblico le opere di venticinque artisti newyorkesi, tra emergenti e affermati, ciascuno dei quali presentato in modo approfondito anche grazie alla presenza di lavori inediti. Il percorso espositivo, saggiamente organizzato, suggerisce i diversi modi in cui è possibile per gli artisti re-immaginare il rapporto tra la loro comunità e la città, focalizzando l’attenzione sulle eterogenee reti di potere che ne condizionano la vita. Tramite la pittura, la scultura, la fotografia, i video e le installazioni, gli artisti di Empire State esaminano il ruolo di New York nel contesto globale, in un momento in cui la vita urbana è ovunque oggetto di una ridefinizione sempre più veloce. Uno degli scopi della mostra è quello di illustrare le trasformazioni socio-economiche degli Stati Uniti e le loro ripercussioni sul ruolo, la fiducia in sé e la distribuzione del potere nella nazione.
Forse però l’aspetto più importante sta nel mostrare che in un mondo dell’arte che assume sempre più una dimensione imprenditoriale e si espande a livello globale, gli artisti stanno attivando una serie di reti in perenne movimento: relazioni, collaborazioni e scambi che vanno al di là delle barriere imposte dalla generazione, dal genere, dall’ottica o dalla tecnica individuale.
Una mostra davvero godibile, dove ogni spazio è perfettamente in linea con le opere che accoglie. Una mostra che lega e collega le capitali del mondo, che ci presenta New York come la “nuova Roma” e che dimostra quanto la Grande Mela sia ancora la culla dell’arte contemporanea, a dispetto dei tanti che già da anni credono abbia perso il suo tocco magico.

Immagine: Jeff Koons, Antiquity 1 (Grass), 2009-2011, olio su tela, cm. 274x213, collezione privata.

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