lunedì 24 agosto 2009

La ruota della Fortuna

di Silvia Petrazzuolo

L’antica dea Fortuna viene descritta da filosofi e letterati come un essere malvagio dalla personalità duplice che prima seduce l’animo umano elargendo preziosi doni e poi dimostra la sua crudeltà privandolo improvvisamente della ricchezza accumulata con tanta avidità. Ritratta come una giovane donna, è associata a vari attributi simboleggianti la sua incostanza: il timone, il globo, le spighe, la prua della nave, la corda, il cerchio, la sfera o la ruota. La Fortuna, contrapposta ad ogni tipo di Virtù, è cieca ma ancor più spesso bendata, come la immagina Sant’Agostino.
Il primo esempio di Ruota della Fortuna fu riscoperto nel 1934 a Olynthos nella Villa della Buona Fortuna. Quest’importante scoperta ne ha dimostrato, secondo Robinson, l’origine antica e non medievale. Nel 523 Boezio scrisse la Consolatione Philosophie, celebre trattato filosofico-morale che ne definisce l’iconografia medievale. Egli oppone la Fortuna alla Provvidenza, rilevando un legame platonico tra Fortuna e volere divino.
Dal XII secolo si diffonde l’immagine della Fortuna mentre gira la ruota, attorno alla quale si distribuiscono di solito quattro o sei re: quello in cima detiene il potere, perde poi i suoi simboli regali da una parte, e li riacquista risalendo dall’altra parte della ruota. Il tema della Fortuna è ora associato a quello del potere attraverso il noto epigramma: “Regnabo, Regnavi, Regno, Sum Sine Regno”.
Nei primi secoli del Cristianesimo si iniziò una lotta contro il paganesimo e contro tutte le sue manifestazioni. Si voleva distruggere tutto ciò che di pagano esisteva ancora, decontestualizzando e tramutando ogni elemento politeista in un nuovo simbolo cristiano. Così, la Dea pagana, essere mostruoso propenso alla perfida doppiezza, fu convertita in creatura celeste, ministra dei beni materiali degli uomini, un riflesso del volere divino. Il Cristianesimo porta avanti un’opera di distruzione e di ricostruzione. La ruota diventa il suo attributo per eccellenza perché adatto ad esprimere la sua incostanza; a volte, la troviamo persino senza Dea. Ne parlano Petrarca, Boccaccio e Dante nel VII Canto dell’Inferno.
Nell’XI secolo si trova la prima raffigurazione medievale rinvenuta presso la Biblioteca di Montecassino in due versioni e una rinvenuta nell’Abbazia di Fécamp in Normandia. Villard de Honnecourt la disegna nel suo famoso taccuino nel 1225 ca.
Dal 1176 al 1185 si ritrova all’interno dell’Hortus Deliciarum di Herrera di Landsberg. Il più antico esempio medievale di raffigurazione della Ruota della Fortuna è un mosaico frammentario della seconda metà del XII secolo rinvenuto sotto l’attuale Duomo di Torino.
In alcuni casi la Ruota della Fortuna adorna i rosoni delle cattedrali. In Italia la troviamo nella Basilica di San Zeno a Verona (fine XII - inizio XIII sec) eseguita da Briotolo, sulle facciate della Cattedrale di Trento (inizio XIII sec) compiuta da Adamo di Arongo, della chiesa San Domenico della Cattedrale di Matera. I casi francesi sono due: sulla facciata del transetto nord a Saint’Étienne a Beauvais (1130-1140) e quello della Cattedrale di Amiens. Modelli svizzeri sono due: la Cattedrale di Basilea (fine XII sec) e la Cattedrale di Losanna. Esempi in affresco: nella Cattedrale di Rochester (XIII sec), nella Torre Abbaziale della Basilica di San Zeno a Verona, nell’Aula della Curia di Bergamo e nella Rocca Borromeo di Angera.
La raffigurazione è presente in numerosi manoscritti contenenti testi sacri con una connotazione morale a scopo didattico e in scritti profani (XII-XIII sec). Tra 1390 e 1400 si può citare l’affresco del Castello di Lichtenberg in Tirolo. Esempi postumi sono nella Cattedrale di Basilea (XV sec) e nella Cattedrale di Canterbury. L’antitesi tra la virtù come principio cristiano e la fortuna come dottrina di un fatalismo, contro il quale ogni opposizione è vana, è più che nettamente illustrata nel tardo gotico in uno dei mosaici del pavimento marmoreo della Cattedrale di Siena.

Immagini:
Cattedrale di Trento. La Ruota della Fortuna
Rocca di Angera. La Fortuna e la Ruota
Ruota della Fortuna di Siena

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