martedì 25 maggio 2010

Gli affreschi della chiesa di Sant’Antonio di Cancellara

di Angela Delle Donne

La mesta e raccolta chiesa di Sant’Antonio a Cancellara, che si dischiude in un’unica navata, è stata affrescata a quattro mani: da Giovanni Todisco e Giovanni Luce. Nel catino absidale troviamo nel registro superiore Cristo in Maestà ed in quello inferiore Santa Caterina d’Alessandria, lambita da quattro piccole scene, narranti vicende della vita della santa. Al di fuori del catino absidale, sulla parete, troviamo quattro riquadri raffiguranti la Pietà, la Trinità, Madonna con Bambino ed un santo monaco, probabilmente San Leonardo, quest’ultimo affresco è molto lacunoso. Tutta la zona absidale è attribuita a Giovanni Luce. Sulla parete sinistra, rispetto all’abside, trova allocazione un imponente riquadro raffigurante San Giorgio che libera la principessa attribuito a Giovanni Todisco. Infine, frammenti di affreschi sono visibili un po’ ovunque sulle pareti della chiesa.
La parete absidale è caratterizzata da una perfetta composizione simmetrica che si evince sia nella suddivisione dei riquadri, sia nelle disposizioni interne ai riquadri stessi. Figure statiche che scoprono vivacità solo nelle scenette della vita di Santa Caterina d’Alessandria. Lo sguardo armonico delle rappresentazioni si coglie nell’insieme delle corrispondenze tra linee e colori; nei paesaggi morbidi e soffusi che degradano dietro le figure protagoniste. Così l’occhio dell’osservatore corre subito verso il San Giorgio della parete sinistra. Inconfondibile si coglie il tratto stilistico del Todisco. Un unico grande riquadro che rappresenta due scene: l’uccisione del drago e la presentazione alla principessa e agli astanti del drago infilzato. Purtroppo l’affresco è manchevole proprio della figura del drago durante la sua uccisione. Ma è la conoscenza della produzione pittorica del Todisco che ci permette di immaginare la bellezza e la finezza dell’animale fantastico. Un alone leggendario pervade la narrazione, l’espressione drammatica è sottesa, ma l’atmosfera fiabesca ed irreale prevale rivelandoci ancora una volta il dato novellistico del Todisco nelle grandi, come nelle piccole, composizioni.

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