di Federica Amalfitano
Troneggia
sull’altura di “Terra Murata” l’antica abbazia di San Michele
Arcangelo, chiesa madre della più piccola delle isole del golfo
partenopeo, Procida. Costruita a strapiombo sul mare, come a voler
proteggere i suoi marinai, la costruzione iniziò in epoca
benedettina intorno all’XI secolo, per poi essere oggetto di
interventi nei secoli successivi.
La
facciata romanica scarna ed essenziale nasconde il fasto
dell’interno, dove stucchi, decorazioni e marmi policromi sono i
segni tangibili di come il gusto barocco controriformistico sia
passato anche di qui. L’edificio, a pianta longitudinale a croce
latina, presenta un’ampia navata centrale e due laterali; sul
versante sinistro del complesso, un’ulteriore navata abbraccia tre
cappelle che danno così alla composizione un aspetto asimmetrico. Su
quest’ultima navata si affaccia il secondo ingresso, un portale
cinquecentesco, frutto degli interventi voluti dal cardinale Innico
D’Avalos, i quali hanno interessato non solo la chiesa, ma anche i
complessi architettonici circostanti.
Ad
impreziosire il soffitto ligneo cassettonato realizzato sul finire
del ‘600 vi è la tela raffigurante San
Michele Arcangelo che sconfigge il demonio,
opera per lungo tempo ritenuta di Luca Giordano ed oggi attribuita a
Luigi Garzi, artista del tardo barocco romano. Al culto del santo è
dedicata la statua d’oro ed argento realizzata da maestri
argentieri napoletani agli inizi del XVIII secolo, statua portata in
spalla nei giorni di festa dedicati al patrono, a cui il popolo
chiede protezione dai pericoli del mare per i suoi uomini lontani.
Il
percorso culturale va ben oltre le mura dell’abbazia; è infatti al
di sotto del complesso che troviamo numerose tracce della storia non
solo religiosa, ma civile e culturale di un’isola da sempre così
in simbiosi col mare. Tra i tesori conservati ricordiamo un notevole
presepio settecentesco e numerosi manoscritti, alcuni di epoca
benedettina.
Oggi
l’abbazia cerca di affrontare diverse problematiche, da quelle
legate alla fruizione del suo patrimonio a quelle più complesse
legate alla conservazione dello stabile. Se infatti è indubbia la
sua affascinante posizione geografica, con la sua vista mare di
fronte alla più nota isola di Capri, è altrettanto palese che gli
effetti dell’erosione della roccia tufacea su cui è costruita
rappresentano un serio pericolo da affrontare.
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