giovedì 18 giugno 2009

Cultura della terra in Toscana. Mezzadri e coltivatori diretti nell’arte dell’Ottocento e Novecento

Comunicato stampa

Da sabato 4 luglio a domenica 29 settembre le sale del Palazzo Mediceo di Seravezza (Lucca), ospitano la mostra “Cultura della terra in Toscana, mezzadri e coltivatori diretti nell’arte dell’Ottocento e Novecento” promossa dal Comune di Seravezza e curata da Enrico Dei in collaborazione con Andrea Baldinotti. La mostra è stata realizzata grazie al contributo della Provincia di Lucca, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Banca di Credito Cooperativo della Versilia e della Lunigiana e i patrocini del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Regione Toscana.
Una rassegna che si propone con 90 quadri, tra cui alcuni veri propri capolavori, 20 opere grafiche e 10 scultore di raccontare la campagna italiana e in particolare quella toscana nel secondo Ottocento e primo Novecento contraddistinta dalla mezzadria, un termine latino che deriva dal tardo latino e che indica “colui che divide a metà”.
Le opere appartengono ad artisti come Fattori, De Grada, Guidi, Ferroni, Viani, Vagaggini, Rosai, Lega e tanti altri che raccontano in modo diverso e talvolta antitetico la campagna rurale illustrando la vita, i costumi e le abitudini delle popolazioni nei diversi, talora conflittuali, filoni iconografici. Tra queste si potranno ammirare due capolavori ritrovati; “Le ultime vangate” di Angiolo Tommasi, imponente opera macchiaiola (oltre due metri per tre) del 1892 di cui si erano perse le tracce dal 1927 e di proprietà della Cassa di Risparmio di Firenze, e “Ritorno dalla Fiera” di Egisto Ferroni del 1863, anche questo quadro ritrovato dopo decenni.
Il percorso espositivo, ricco e suggestivo, si snoda partendo dai “macchiaoli” fino ad attraversare la crisi di questo movimento e l’approdo alla pittura naturalistica, finalizzato a descrivere oggettivamente, in tele spesso di grandi dimensioni, la vita delle classi rurali in tono rassicurante. Ma a partire dell’ultimo decennio del secolo si fa sempre più strada una tendenza alternativa, intenzionata a denunciare le condizioni di miseria e di sfruttamento. Si pensi ad esempio alla monumentale tela di Niccolò Canicci “Inverno triste”, 1899, questo anche in una situazione sociale tutto sommato “favorevole” come quella toscana, dove il sistema economico fondato sui principi della mezzadria aveva consentito condizioni di vita certamente migliori rispetto alla media nazionale.
Ma il cuore della raccolta è dedicato ai principali momenti della vita quotidiana delle campagne: le feste campestri, i battesimi, i matrimoni, i funerali, le occasioni di religiosità, gli strumenti e i diversi momenti del lavoro nei campi, gli animali e i paesaggi rurali. E in questa parte incontreremo artisti come Giovanni Fattori con un grande capolavoro come “Casa colonica con la Porta Rossa” (1862 ), Lorenzo Viani, “Campagna contadina e versiliese”, Raffaele De Grada con “ “La fuga in Egitto” (1920), Memo Vagaggini con “Traghetto in Maremma” (1939).
Un’ altra parte della mostra riguarda l’iconografia statuaria grazie ad artisti come Ugo Guidi e Quinto Martini mentre la sezione grafica raccoglie bozzetti originari approntati dai vari artisti (tra cui Francesco Gioli, Giovanni Fattori, Vittorio Corcos), per la prima edizione illustrata delle “Veglie nere” di Renato Fucini (1889).
Infine si evocherà l’immagine delle campagne toscane offerta dalla fotografia contemporanea culminante in quella vera e propria summa costituita dal monumentale “Bauernwerk” (Il lavoro dei contadini) dello studioso svizzero Paul Scheuermeier, capace di documentare, mediante una serie di viaggi di studio e reportage fotografici compiuti in Italia a partire dal 1919, un mondo primitivo che stava per scomparire per sempre.
“Si tratta di un viaggio nella mezzadria e nel mondo contadino attraverso stili diversi che vanno dalla macchia, al naturalismo fino all’espressionismo – ha spiegato il curatore Enrico Dei – ma il filo conduttore che lega tutti questi artisti è la sensibilità verso il lato umano e lo sforzo, tipico dell’arte toscana di quel periodo, per dare dignità ai personaggi che sono raffigurati nelle opere. Un'altra novità – ha concluso Dei – è la rivalutazione di un certo tipo di scultura lontana dai canoni di quella di tipo monumentale più in voga oggi”.

Cultura della terra in Toscana, mezzadri e coltivatori diretti nell’arte dell’Ottocento e Novecento
4 luglio - 29 settembre 2009
Curata da Enrico Dei con la collaborazione di Andrea Baldinotti
Sede: Palazzo Mediceo, Via del Palazzo, 358 Seravezza (Lu).
Inaugurazione sabato 4 luglio alle 17.30
Orari di apertura tutti i giorni dalle 10 alle 13, dalle 17 alle 23.
Costo del biglietto 5 euro intero e 3 euro ridotto.
Catalogo: Pacini Editore, Pisa



Immagini:
Angiolo Tommasi, Le ultime vangate, 1892, olio su tela
Silvestro Lega, Procaccina del Gabbro, 1865 ca.
Andrea Markò, Bufalari della Reale tenuta di San Rossore, 1889, olio su tela, cm. 42x71
Raffaello Isola, Contadini versiliesi, 1930 ca., olio su tela, cm. 52x140

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