mercoledì 2 ottobre 2013

The Family of Man: il sentire dell’umanità

di Luciana Travierso

Lo scorso luglio sono state riaperte le porte del Castello di Clervaux, in Lussemburgo, sede dell’esposizione permanente della più grande mostra itinerante di tutti i tempi: The Family of Man. Ne fu l’ideatore e curatore l’allora direttore del Dipartimento di fotografia del MoMA di New York, Edward Steichen. La collettiva venne intesa come un vero e proprio manifesto in immagini di pace e di uguaglianza, durante il periodo infelice della Guerra Fredda, e quindi l’affermazione dell’appartenenza di tutti gli uomini ad una sola famiglia che vive di sentimenti universali.
Iscritta al programma dell’UNESCO “Memoria del Mondo” nel 2003, la mostra composta di 503 fotografie di 273 autori (tra cui Robert Capa, Eugene Smith, Dorothea Lange, August Sander, Henri Cartier Bresson, Robert Doisneau e Ansel Adams) provenienti da 68 Nazioni, venne inaugurata il 24 gennaio 1954. Da allora, e fino al 1962, la mostra venne allestita in 150 musei in giro per il mondo, registrando circa dieci milioni di visitatori. In seguito, l’ultima versione della raccolta venne donata dal governo americano al Lussemburgo, terra d’origine di Steichen, che ne aveva espresso fortemente il desiderio. Il fotografo lussemburghese avrebbe voluto che il percorso della mostra fosse il più possibile rispettoso a quello del MoMA, affinché il visitatore contemporaneo avesse lo stesso impatto emotivo del turista degli anni Cinquanta nei confronti di immagini che, per il loro potere evocativo, sono diventate icone nella storia della fotografia.
Nel 2010 il Castello venne chiuso dal Centre National de l’Audiovisuel (CNA) per avviare lavori alle sale che per molti anni hanno ospitato la mostra di Steichen, in collaborazione con Natalie Jacoby, architetto di interni, e sotto la direzione del Departement of National Sities and Monuments. La ristrutturazione interna ha previsto l’espansione dello spazio espositivo e del percorso del visitatore, il potenziamento della sicurezza e la conservazione delle fotografie stesse. Infatti, nonostante i restauri effettuati durante gli anni ’90, sono stati resi necessari ulteriori interventi sulle immagini originali. Si tratta di scatti in bianco e nero del 1955 incollati su cornici di legno, di formati differenti, che vanno da 24x36 cm a 300x400 cm.
Bisogna tenere in considerazione che, durante il trasporto durante le mostre itineranti, le foto furono prive di un imballaggio adeguato e maneggiate erroneamente dai tecnici. Il CNA, in collaborazione con lo Studio Berselli di Milano, ha previsto importanti interventi di pulizia, consolidamento e ritocco. Dopo ben tre anni, la “famiglia dell’uomo” è tornata a casa, nuovamente disponibile ad accogliere chi è desideroso di scoprire il senso dell’umanità.

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