Il complesso cittadino di Irsina, distante 45 km. da Matera, presenta un capitolo storico di antichissime datazioni. Innalzato nelle sue origini sul terrazzamento del monte Irsi - e denominato sino a fine ottocento “Montepeloso” - l’ antico comune ci indirizza attraverso le fonti archeologiche verso una prima formazione abitativa già in piena età greca. La parentesi del contesto storico medievale, concilia diverse fonti su di un’invasione saracena databile orientativamente verso l’850 d.C., quando il popolo incursore si impadronisce di numerosi centri lucani, tra cui appunto anche l’antico Montepeloso. Successivamente il territorio montano fu crocevia di battaglie bizantine e normanne.
La realtà archeologica degli scavi, tema fondamentale riguardo le antiche conoscenze del nucleo, testimonia uno splendore posteriore al medioevo, grazie ai reperti rinvenuti durante lo scavo del 1986, inerenti all’insediamento del IV sec. a.C.. Lo scavo portò alla luce preziosi elementi fittili ed oggettistiche alquanto insolite, come ad esempio uno stilo in osso, proveniente da una ricca abitazione di epoca, però, maggiormente anteriore. L’oggetto a riguardo (attualmente custodito presso il Museo Archeologico Nazionale D. Ridola di Matera) è tecnicamente composto da un’asta a sezione circolare di cm 8,8 d’altezza e 0,8 cm di diametro, interamente in osso. Rastremato verso il basso, lo stilo presenta delle profonde strigliature sulla superficie, mentre in alto il reperto mostra due solchetti da cui parte una terminazione a pomello. Esso possibilmente si inquadra nel I sec. d.C., e senza dubbio apparteneva ad un funzionario romano di alta carica amministrativa nel circuito cittadino antico (facendo luce indirettamente ad uno splendore stilistico della città anche in età romana). Le fonti sull’oggetto in questione sono tutt’oggi scarse e da ricercare, ma l’elemento stesso si connota come uno dei reperti più caratteristici e rari di tutte le campagne di scavo lucane.
Nell' immagine due stili in osso orientativamente pertinenti al reperto descritto.
La realtà archeologica degli scavi, tema fondamentale riguardo le antiche conoscenze del nucleo, testimonia uno splendore posteriore al medioevo, grazie ai reperti rinvenuti durante lo scavo del 1986, inerenti all’insediamento del IV sec. a.C.. Lo scavo portò alla luce preziosi elementi fittili ed oggettistiche alquanto insolite, come ad esempio uno stilo in osso, proveniente da una ricca abitazione di epoca, però, maggiormente anteriore. L’oggetto a riguardo (attualmente custodito presso il Museo Archeologico Nazionale D. Ridola di Matera) è tecnicamente composto da un’asta a sezione circolare di cm 8,8 d’altezza e 0,8 cm di diametro, interamente in osso. Rastremato verso il basso, lo stilo presenta delle profonde strigliature sulla superficie, mentre in alto il reperto mostra due solchetti da cui parte una terminazione a pomello. Esso possibilmente si inquadra nel I sec. d.C., e senza dubbio apparteneva ad un funzionario romano di alta carica amministrativa nel circuito cittadino antico (facendo luce indirettamente ad uno splendore stilistico della città anche in età romana). Le fonti sull’oggetto in questione sono tutt’oggi scarse e da ricercare, ma l’elemento stesso si connota come uno dei reperti più caratteristici e rari di tutte le campagne di scavo lucane.
Nell' immagine due stili in osso orientativamente pertinenti al reperto descritto.
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