Comunicato stampa
Da mercoledì 14 ottobre 2009 (fino a domenica 8 novembre) le sale Giubileo del Complesso del Vittoriano, a Roma, ospitano la mostra di Angelo Aligia, In attesa del vento.
Curata da Andrea Romoli Barberini, l’esposizione propone un percorso diviso in due sezioni. Nella prima sono esposte circa 12 opere a parete, di grande formato, appartenenti al ciclo Terra Madre, realizzate tra il 2007 e il 2009. La seconda accoglie invece la suggestiva installazione Arcaiche trasparenze,. “L’opera - come riportato nel testo in catalogo di Romoli Barberini - necessita di un ambiente suo proprio. Lo invade per intero senza ammettere null’altro che la propria presenza e quella di chi ne fruisce che, a sua volta, si troverà come interrogato da una sinestesia in cui immagini e suoni sembrano concorrere alla composizione di un rebus. Il quesito è dato dalla compresenza, in uno spazio comune e praticabile, da oggetti dalla tangibile fisicità (le costruzioni con pannelli di canne), da giochi di luce e ombra (ottenuti con le stesse costruzioni), che evocano una metropoli contemporanea illusoria, e dal fruscio del vento attraverso un canneto. Completano l’opera alcune sedie. Su una di esse siede il calco in gesso di un uomo, il simulacro dell’artista che ad un tempo contempla e partecipa all’enigma, quasi invitando l’osservatore a fare altrettanto, prendendo posto sulle sedie vuote. La rete, complessa e fittissima, di relazioni tra gli oggetti, le luci, i suoni suscita una riflessione quasi circolarmente tautologica sul tempo, sul suo scorrere impalpabile, come il vento di cui si sente il sibilo. Tempo che divide il presente della metropoli, evocata dalle luci, dal passato più lontano, preindustriale, delle costruzioni a canne intrecciate. Una divisione naturale e temibile, questa tra presente e passato, che precede la scomparsa, la rimozione e la perdita di ciò che è più lontano e che pertanto va esorcizzata con l’esercizio della memoria, la riflessione. Memoria che non è solo azione del pensiero ma anche prassi, tecnica che si fonda su saperi antichi. Proprio come quel ricordare con le mani, quel fare virtuoso, che Aligia coltiva quando intreccia le canne”.
Angelo Aligia è nato a Maierà (Cs) nel 1959. Giovanissimo, dotato di una spiccata inclinazione per il disegno, si dedica alla scultura, in cui trasferisce l’esigenza di un rapporto con un principio originale e antropologico, come condizione autentica vitale dell’essere umano oltre le differenze individuali e storiche. Le sue sculture precedenti gli anni Ottanta, riconducibili ad alcune esperienze dell’avanguardia storica, si sono sviluppate nel tempo in composizioni libere e sperimentali. L’area della sua ricerca si colloca sin dagli esordi nell’ambito poetico del recupero del primario cui aggiunge una spiccata sensibilità architettonica. Nei suoi lavori più recenti, la sua vena di rinnovato lirismo lo ha indotto a sperimentare nel rilievo e nella pura bidimensionalità l’innato senso della natura che ne connota gli interessi poetici sin dagli esordi. Ha preso parte a numerose mostre personali e collettive in spazi pubblici e gallerie private, in Italia e all’estero, realizzando numerose sculture per centri urbani. Vive e opera a Diamante (Cs).
Angelo Aligia. In attesa del vento
A cura di Andrea Romoli Barberini
Complesso del Vittoriano
Via di San Pietro in Carcere, Roma
Dal 14 ottobre all’8 novembre 2009
Inaugurazione: 14 ottobre 2009, ore 18.30
Catalogo: edizioni Gangemi, Roma
Ingresso libero
Orario: Tutti i giorni 9.30-19.30
Da mercoledì 14 ottobre 2009 (fino a domenica 8 novembre) le sale Giubileo del Complesso del Vittoriano, a Roma, ospitano la mostra di Angelo Aligia, In attesa del vento.
Curata da Andrea Romoli Barberini, l’esposizione propone un percorso diviso in due sezioni. Nella prima sono esposte circa 12 opere a parete, di grande formato, appartenenti al ciclo Terra Madre, realizzate tra il 2007 e il 2009. La seconda accoglie invece la suggestiva installazione Arcaiche trasparenze,. “L’opera - come riportato nel testo in catalogo di Romoli Barberini - necessita di un ambiente suo proprio. Lo invade per intero senza ammettere null’altro che la propria presenza e quella di chi ne fruisce che, a sua volta, si troverà come interrogato da una sinestesia in cui immagini e suoni sembrano concorrere alla composizione di un rebus. Il quesito è dato dalla compresenza, in uno spazio comune e praticabile, da oggetti dalla tangibile fisicità (le costruzioni con pannelli di canne), da giochi di luce e ombra (ottenuti con le stesse costruzioni), che evocano una metropoli contemporanea illusoria, e dal fruscio del vento attraverso un canneto. Completano l’opera alcune sedie. Su una di esse siede il calco in gesso di un uomo, il simulacro dell’artista che ad un tempo contempla e partecipa all’enigma, quasi invitando l’osservatore a fare altrettanto, prendendo posto sulle sedie vuote. La rete, complessa e fittissima, di relazioni tra gli oggetti, le luci, i suoni suscita una riflessione quasi circolarmente tautologica sul tempo, sul suo scorrere impalpabile, come il vento di cui si sente il sibilo. Tempo che divide il presente della metropoli, evocata dalle luci, dal passato più lontano, preindustriale, delle costruzioni a canne intrecciate. Una divisione naturale e temibile, questa tra presente e passato, che precede la scomparsa, la rimozione e la perdita di ciò che è più lontano e che pertanto va esorcizzata con l’esercizio della memoria, la riflessione. Memoria che non è solo azione del pensiero ma anche prassi, tecnica che si fonda su saperi antichi. Proprio come quel ricordare con le mani, quel fare virtuoso, che Aligia coltiva quando intreccia le canne”.
Angelo Aligia è nato a Maierà (Cs) nel 1959. Giovanissimo, dotato di una spiccata inclinazione per il disegno, si dedica alla scultura, in cui trasferisce l’esigenza di un rapporto con un principio originale e antropologico, come condizione autentica vitale dell’essere umano oltre le differenze individuali e storiche. Le sue sculture precedenti gli anni Ottanta, riconducibili ad alcune esperienze dell’avanguardia storica, si sono sviluppate nel tempo in composizioni libere e sperimentali. L’area della sua ricerca si colloca sin dagli esordi nell’ambito poetico del recupero del primario cui aggiunge una spiccata sensibilità architettonica. Nei suoi lavori più recenti, la sua vena di rinnovato lirismo lo ha indotto a sperimentare nel rilievo e nella pura bidimensionalità l’innato senso della natura che ne connota gli interessi poetici sin dagli esordi. Ha preso parte a numerose mostre personali e collettive in spazi pubblici e gallerie private, in Italia e all’estero, realizzando numerose sculture per centri urbani. Vive e opera a Diamante (Cs).
Angelo Aligia. In attesa del vento
A cura di Andrea Romoli Barberini
Complesso del Vittoriano
Via di San Pietro in Carcere, Roma
Dal 14 ottobre all’8 novembre 2009
Inaugurazione: 14 ottobre 2009, ore 18.30
Catalogo: edizioni Gangemi, Roma
Ingresso libero
Orario: Tutti i giorni 9.30-19.30
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