sabato 5 febbraio 2011

Una piccola chiesa dalla lunga storia a Forenza

di Francesco Mastrorizzi

In una vallata a poche centinaia di metri dall’abitato di Forenza, in Basilicata, sorgono i ruderi della piccola chiesa dedicata a Santa Maria degli Armeni. Non si sa esattamente quando l’edificio sia stato fondato: probabilmente le sue origini risalgono all’XI secolo. Secondo alcuni sarebbe la testimonianza di un antico insediamento armeno in Basilicata, secondo altri la denominazione sarebbe giustificata solamente dal culto di un’effige della Madonna, trasportata dall’Oriente bizantino da un cavaliere di ritorno dalla crociata.
Le prime notizie sulla chiesa sono contenute in un documento conservato nell’archivio dell’abbazia di Montevergine, che attesta una compravendita tra privati, avvenuta nel 1196, di una vigna nelle sue vicinanze. Nel 1219, alla morte del conte Giacomo di Tricarico, della famiglia dei Sanseverino, Santa Maria venne donata ai monaci di Montevergine, assumendo così la funzione di grancia (comunità agraria dell’abbazia).
Sul finire del XIII secolo, grazie alle ingenti donazioni che ne incrementarono il patrimonio fondiario, la grancia fu trasformata in priorato, con la conseguente costruzione di un monastero per ospitare i monaci inviati da Montevergine allo scopo di amministrarne i possedimenti. Le fortune di Santa Maria degli Armeni continuarono fino alla prima metà del ‘500 e le sue proprietà divennero sempre più consistenti. Successivamente, però, iniziarono a riscontrarsi difficoltà economiche, tanto che nel 1567 Papa Pio V inserì il piccolo monastero di Forenza fra gli edifici destinati alla soppressione. L’esecuzione avvenne nel 1596, con il nuovo declassamento a grancia, alle dipendenze prima di Montevergine e poi del convento di Sant’Agata di Puglia, fino all’anno 1807.
Attualmente del monastero non rimangono che le mura portanti della chiesa e piccoli resti di fabbriche annesse. La chiesa è costituita da un’unica navata con un solo altare e due ingressi, uno in asse e l’altro laterale. Due arcate dividono la navata in tre campate, delle quali le prime due avevano una copertura a capanna, la terza a crociera. Recenti lavori di scavo sul fronte est dell’edificio hanno portato alla luce, sotto l’ingresso, una antecedente struttura presbiterale, permettendo di individuare l’impianto originario della chiesa, con orientamento opposto a quello dell’edificio oggi visibile.

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