domenica 24 aprile 2011

Romano Mussolini, sguardi malinconici

di Francesco Mastrorizzi

Romano Mussolini (Forlì, 1927 - Roma, 2006) è famoso soprattutto per essere stato un pianista jazz di rilievo internazionale. Amico di Duke Ellington, ha suonato con musicisti del calibro di Chet Baker, Lionel Hampton e Dizzy Gillespie. Tuttavia negli ultimi anni ha raggiunto una considerevole notorietà anche come pittore, grazie a numerose mostre e all’interessamento dei critici. La sua attrazione verso la pittura iniziò a Napoli nel 1946, dove apprese le prime nozioni dai maestri Cucurra e Terracina, ma solo nel 1967 iniziò professionalmente l’attività. Nel 1979 incontrò il gallerista Bruno Lodi, con il quale nacque una profonda amicizia e cominciò una fattiva collaborazione.
Musica e pittura sono espressioni del talento artistico di Romano Mussolini strettamente legate tra loro ed entrambe rivelano una spiccata sensibilità, influenzata profondamente dalla propria esperienza di vita individuale e dal peso del passato familiare portato sulle spalle.
La pittura di Mussolini si sforza costantemente di essere leggibile, affidandosi sempre al metodo figurativo e rinunciando alla levigatezza estetica per andare dritta al tema, con pochi tratti di pennello capaci di trasmettere forti emozioni allo spettatore. La sua tavolozza è uno sprigionarsi di colori sgargianti: rossi intensi, blu cobalto e verdi accecanti, alla maniera espressionista. I temi da lui raffigurati sono, però, distanti dall’espressionismo e toccano, invece, le corde dell’intimismo, che sulla tela si tramuta in un lirismo unico e assai personale.
I soggetti dei suoi dipinti sono quasi sempre gli stessi: paesaggi che richiamano il passato e i ricordi, i volti e i corpi di donne affascinanti e sensuali, le scene zingaresche, i carnevali di Venezia e soprattutto i pagliacci, protagonisti assoluti della sua produzione, che tanto lo hanno reso noto in tutto il mondo.
I clown di Romano Mussolini hanno i costumi tipici del circo, definiti nel dettaglio: naso rosso, bocche enormi coperte dal trucco, parrucche colorate, buffi papillon e vestiti enormi e ridicoli. Tuttavia i loro occhi, pur dietro al trucco, rivelano una profonda dolcezza e umanità e trasmettono un forte senso di malinconia. La loro espressione, pensierosa e riflessiva, rispecchia, infatti, l’eterno destino del clown, diviso tra le luci della ribalta e la sua normale interiorità di uomo. Il pagliaccio diventa così simbolo del mondo interiore dell’artista e della sua personalità contrastata, che ha sempre portato dentro di sé misteri ed interrogativi.

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