Carlo Massimo Franchi, nativo di Pavia e novarese di adozione, si è da tempo imposto all’attenzione del pubblico e della critica grazie a una serie di personali tenute in tutto il mondo, da Dubai a New York, da Las Vegas a Montecarlo. La sua produzione trova spazi significativi nelle gallerie americane di San Francisco, Los Angeles e nel Getty Museum di Santa Monica in California. Molte le esposizioni pubbliche allestite in Italia, tra le quali va ricordata quella al Palazzo dei Normanni di Palermo e le numerose personali curate a Firenze, Napoli, Torino, Roma e Milano. Importanti committenze gli sono giunte dal Medio Oriente e dal Sultanato del Brunei.
Dopo essersi diplomato presso lʼAccademia di Brera, Franchi intraprende il suo percorso artistico a inizio anni ‘80 con opere di stampo figurativo incentrate sulle “donne mediterranee”, dalle quali in seguito si discosta, inclinando verso uno stile informale e metafisico. Architetto, scenografo per alcuni lavori teatrali di Salvatore Fiume, di cui diventa allievo, e poi apprezzato designer, sul finire degli anni ‘90 decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Il design e la moda rimangono, tuttavia, il filo conduttore delle sue opere e ciò si manifesta soprattutto nella ricerca di supporti sempre nuovi e originali, come sete, damaschi e broccati: materiali che addensano una grande storia e che sono un omaggio e un riconoscimento al made in Italy. Tessuti preziosi che ben si abbinano all’eleganza del suo tratto, che gli hanno permesso di rendere il suo stile facilmente riconoscibile.
Una caratteristica fondamentale di Franchi è, appunto, la continua sperimentazione nella scelta e nell’utilizzo dei materiali: alle stoffe pregiate prese in oriente si alternano tessuti poveri come la juta, su cui vengono applicati oli grassi e materici, smalti, calce e gesso. Molto ricercato è anche il cromatismo, attraverso l’utilizzo di colori intensi e sgargianti, con accostamenti sempre nuovi e originali.
Uno dei filoni più rilevanti della carriera di Franchi è quello dedicato alle cosiddette “aggregazioni”. Si tratta di composizioni in cui si intrecciano e si sovrappongono profili umani stilizzati, che si guardano specularmente o che nascono l’uno dall’altro, a simboleggiare un atto metafisico di unione tra gli uomini. Unione fortemente auspicata dall’autore, che tuttavia riconosce nella società moderna incomunicabilità e individualismo, tanto da raffigurare le persone come rigide sagome. Tra di esse risulta esserci sì vicinanza fisica, ma al tempo stesso una evidente distanza emotiva. In alcune opere oltre alle figure umane compaiono anche degli elementi architettonici, che creano geometrici paesaggi urbani dominati dai ponti, simbolo di salvezza e di speranza.
Dopo essersi diplomato presso lʼAccademia di Brera, Franchi intraprende il suo percorso artistico a inizio anni ‘80 con opere di stampo figurativo incentrate sulle “donne mediterranee”, dalle quali in seguito si discosta, inclinando verso uno stile informale e metafisico. Architetto, scenografo per alcuni lavori teatrali di Salvatore Fiume, di cui diventa allievo, e poi apprezzato designer, sul finire degli anni ‘90 decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Il design e la moda rimangono, tuttavia, il filo conduttore delle sue opere e ciò si manifesta soprattutto nella ricerca di supporti sempre nuovi e originali, come sete, damaschi e broccati: materiali che addensano una grande storia e che sono un omaggio e un riconoscimento al made in Italy. Tessuti preziosi che ben si abbinano all’eleganza del suo tratto, che gli hanno permesso di rendere il suo stile facilmente riconoscibile.
Una caratteristica fondamentale di Franchi è, appunto, la continua sperimentazione nella scelta e nell’utilizzo dei materiali: alle stoffe pregiate prese in oriente si alternano tessuti poveri come la juta, su cui vengono applicati oli grassi e materici, smalti, calce e gesso. Molto ricercato è anche il cromatismo, attraverso l’utilizzo di colori intensi e sgargianti, con accostamenti sempre nuovi e originali.
Uno dei filoni più rilevanti della carriera di Franchi è quello dedicato alle cosiddette “aggregazioni”. Si tratta di composizioni in cui si intrecciano e si sovrappongono profili umani stilizzati, che si guardano specularmente o che nascono l’uno dall’altro, a simboleggiare un atto metafisico di unione tra gli uomini. Unione fortemente auspicata dall’autore, che tuttavia riconosce nella società moderna incomunicabilità e individualismo, tanto da raffigurare le persone come rigide sagome. Tra di esse risulta esserci sì vicinanza fisica, ma al tempo stesso una evidente distanza emotiva. In alcune opere oltre alle figure umane compaiono anche degli elementi architettonici, che creano geometrici paesaggi urbani dominati dai ponti, simbolo di salvezza e di speranza.
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