giovedì 26 maggio 2011

Eiapopeia. L’infanzia nell’opera di Paul Klee

Comunicato stampa

Sabato 25 giugno alle ore 18, nella sede del Museo Archeologico Regionale di Aosta, s’inaugura Eiapopeia. L’infanzia nell’opera di Paul Klee, un progetto espositivo particolarmente innovativo, realizzato dall’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta in collaborazione con il Zentrum Paul Klee di Berna e la Fondazione Antonio Mazzotta di Milano, curato da Alberto Fiz. Per l‘occasione è stato costituito un comitato scientifico formato da eminenti studiosi italiani e stranieri quali Pietro Bellasi, Michael Baumgartner, Guido Magnaguagno, Gabriele Mazzotta e Juri Steiner. La rassegna, che rimarrà aperta sino all’11 settembre, propone un tema cruciale della poetica di Klee attraverso 120 opere tra dipinti, tecniche miste e disegni, di cui gran parte mai esposte prima d‘ora in Italia.
L‘esposizione presenta una serie di testimonianze fondamentali provenienti dal Zentrum Paul Klee, la più importante istituzione dedicata all‘artista. È completata da un nucleo di opere gravitanti intorno alla Fondazione Mazzotta e ad amici collezionisti, che costituisce la parte italiana della mostra. Si tratta di un inserimento particolarmente significativo per documentare l’interesse che l’Italia ha mostrato verso uno dei maggiori artefici delle avanguardie.
I lavori esposti si sviluppano dal 1883, quando Klee bambino realizza i suoi primi schizzi, sino al 1940, anno della sua scomparsa.
Dopo l‘esposizione al Museo Archeologico Regionale di Aosta, unica tappa italiana, la rassegna approderà al Zentrum Paul Klee di Berna.
Fatta eccezione per Jean Dubuffet, ben pochi altri artisti del Novecento hanno attribuito tanta importanza all‘arte dell‘infanzia come Paul Klee. Il suo interesse si manifesta spiccatamente a partire dal 1902 quando, all‘età di ventitré anni, riscopre casualmente i propri disegni d‘infanzia conservati nel solaio della casa di famiglia a Berna. In una lettera alla fidanzata Lily Stumpf definisce quei disegni che aveva realizzato fra i tra tre e i dieci anni come “la cosa più significativa fatta fino a quel momento“.
Ben lontano dall‘evocare una presunta condizione di purezza o di innocenza, Klee considera l‘infanzia una fase primordiale in cui la rappresentazione non necessita di essere filtrata dalla componente razionale. In tal senso l‘immagine vuole essere un evento imprevedibile, non la rappresentazione di un modello programmato a priori. "I signori critici – scrive Klee – dicono spesso che i miei quadri assomigliano agli scarabocchi dei bambini. Potesse essere davvero così! I quadri che mio figlio Felix ha dipinto sono migliori dei miei." E ancora: “Vorrei essere come appena nato, ignorare i poeti e le mode, essere quasi primitivo.“
Fondamentalmente, il segno dell‘infanzia consente di andare oltre ogni forma di convenzione culturale per giungere a uno dei concetti base della sua ricerca: “L‘arte non ripete le cose visibili, ma rende visibile.“
Come scrive Alberto Fiz, “per Klee l‘infanzia non è una forma nostalgica di Eden perduto, bensì il luogo attraverso cui l‘arte tenta il suo imprevedibile processo di metamorfosi. La visione dell‘infanzia è legata a uno stato d‘immaginazione debordante che spesso si scontra con un universo dove le regole ferree imposte dall‘esterno procurano un senso di progressiva alienazione”.
La mostra (nel titolo il termine “eiapopeia” evoca la ninna-nanna, ma anche la fantasia e la libertà espressiva) rappresenta un excursus sorprendente e originale, introdotto da un disegno eseguito da Klee all‘età di quattro anni, intitolato Bambin Gesù, e si conclude con una composizione del 1940, Uomo e albero, dove l‘artista, con piena consapevolezza, tende ancora verso forme elementari mantenendo intatta l‘ispirazione infantile.
Ma sono molti gli aspetti dell‘opera di Klee proposti nella rassegna, dove l‘infanzia, come fonte di energia creativa, tocca differenti soggetti, in particolare maschere, figure, famiglie, ritratti, paesaggi, in una moltitudine infinita di forme realizzate talvolta con ironia e sarcasmo. È lo stesso Klee a descrivere un‘opera celebre come Bambola snodata del 1939, qui presente: “Una figura smembrata non ha bisogno d‘un punto d‘appoggio formale. Sta librata. Dove? Come? Una via d‘accesso qui ce la possiamo ricostruire con l‘immaginazione.”
La mostra, inoltre, propone un tema di fondamentale importanza come quello degli angeli (per esempio, Angelo nel giardino dell‘infanzia del 1939, presente nella rassegna), che per Klee non sono né immortali, né divini: i suoi angeli hanno un corpo, sono imperfetti, ma nello stesso tempo appaiono come entità mediane. Sono raffigurati con sagome informi e infantili e disegnati come fossero bambini in base a un principio identificativo secondo cui l‘angelo e il bambino sanno scoprire i segreti nascosti delle cose e appaiono in continuo divenire.
L‘esposizione aostana si distingue anche per una serie di letture trasversali, e in tale contesto si inseriscono le marionette realizzate da Klee per il figlio Felix tra il 1916 e il 1925. Si tratta di un mondo immaginario dove l‘artista realizza i propri personaggi utilizzando ogni tipo di materiale trovato per caso, da frammenti di abiti usati a gusci di noce, dal cartone alle prese elettriche: un‘infinita serie di assemblages che strizzano l‘occhio con ironia alle avanguardie storiche, siano esse Dada o il Bauhaus. Nell’ambito della rassegna si è realizzato un ambiente particolare con la ricostruzione del teatro delle marionette, a cura di Andrea Comotti e Barbara Laurora, basandosi sul modello creato da Klee.
Il corpus pittorico e grafico è inserito in un percorso multimediale che propone proiezioni dei primi cortometraggi dei fratelli Lumière sull‘infanzia, in una relazione diretta con gli anni di formazione di Klee. In effetti la figura del bambino fa la sua prima apparizione nel cinema lo stesso giorno in cui esso nasce ufficialmente, cioè nella celebre serata del 28 dicembre 1895 organizzata dai fratelli Lumière a Parigi, al n. 14 di Boulevard des Capucines. In quell‘occasione veniva proiettato il film La merenda del bambino, in cui quest’ultimo viene mostrato come una sorta di fenomeno da osservare per il divertimento degli adulti. Auguste e Louis Lumière e l‘opera di Klee hanno in comune la necessità di entrare in relazione diretta con il mondo, e non è un caso che l‘artista svizzero inserisca l‘elemento temporale all‘interno delle sue opere relazionandosi direttamente con il cinema. Tutto viene filtrato dall‘azione, e Klee, nel 1906, sembra evocare talune sequenze dei primi cortometraggi: “Ci sono due povere bambine che si trastullano con le bambole. Niente filosofia, niente letteratura, soltanto linee e forme.“
La rassegna è accompagnata da un catalogo in italiano e in francese, edito da Mazzotta, in cui sono riprodotte tutte le opere in mostra, accompagnate da saggi di Michael Baumgartner, Pietro Bellasi, Alberto Fiz, Osamu Okuda, Juri Steiner.

Titolo mostra: Eiapopeia. L’infanzia nell’opera di Paul Klee
120 testimonianze dell’artista esposte insieme ai cortometraggi dei Fratelli Lumière
Sede: MAR Museo Archeologico Regionale, Aosta
Periodo: 26 giugno - 11 settembre 2011
Inaugurazione: sabato 25 giugno, ore 18.00
Realizzazione: Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta
In collaborazione con Zentrum Paul Klee, Berna, e Fondazione Antonio Mazzotta, Milano
A cura di: Alberto Fiz
Comitato scientifico: Pietro Bellasi, Michael Baumgartner, Guido Magnaguagno, Gabriele Mazzotta, Juri Steiner
Catalogo: Edizioni Gabriele Mazzotta, 180 pagine, testi in italiano e francese
Testi di Michael Baumgartner, Pietro Bellasi, Alberto Fiz, Osamu Okuda, Juri Steiner
Orario: tutti i giorni dalle 9 alle 19
Biglietti : € 5,00 intero, € 3,50 ridotto, gratuito per i minori di 18 anni e per i maggiori di 65

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