mercoledì 4 maggio 2011

La Festa del Maggio di Accettura

di Sonia Gammone

Ancora oggi ad Accettura, in provincia di Matera, si celebra un antichissimo rito nuziale propiziatorio che costituisce un vero e proprio unicum, sia per la grande coralità dell’evento sia per il livello di partecipazione intenso e coinvolgente. I riti arborei sonno tra i culti pagani meglio tramandati fino ai giorni nostri: ad Accettura risale probabilmente al I sec. a. C. dopo la vittoria di Silla sugli insediamenti lucano-enotri. Successivamente la cristianità l’ha inglobata nel suo calendario.
La festa inizia il giorno dell’Ascensione, quando taglialegna e boscaioli vanno a scegliere il “Maggio” nel bosco di Montepiano: dopo aver individuato il cerro più alto e più dritto perché diventi lo sposo, lo puliscono della corteccia e lo levigano. La scelta è dettata dal fatto che più sono maestose le piante e più gli spiriti favoriscono la crescita del grano, degli alberi da frutto, delle vigne, rendono fertili le donne, danno ricchezza e salute. Lo stesso avviene per la “Cima”: la mattina del giorno di Pentecoste, un gruppo di giovani, detti “Cimaioli”, si recano nel bosco di Gallipoli per cercare un agrifoglio spinoso e ramificato, affinché diventi la sposa del “Maggio”. Una volta recisa, la “Cima” viene portata a spalla dai più robusti, aiutati da altri con particolari bastoni a forcella decorati con intarsi detti “crocce”. Il tragitto per raggiungere la piazza del paese è lungo circa 12 km. Contemporaneamente dal bosco di Montepiano, i “Maggiaiuoli” accompagnano il lungo e pesante tronco del cerro, trascinato da dodici coppie di buoi di razza podolica, per circa 5 km. Entrambi i percorsi vengono interrotti da banchetti a base di prodotti tipici e vino. A sera i due cortei arrivano nella piazza del paese confondendosi in una grande festa. Solo il martedì, con la processione di San Giuliano, si lavora per l’innesto dei due alberi. Con funi ed argani si innalzano il cerro e l’agrifoglio raggiungendo un’altezza di circa 35 metri. Nel pomeriggio i cacciatori sparano alla chioma del “Maggio” per colpire le targhette metalliche che sostituiscono quelli che una volta erano i premi in natura (in genere animali) appesi ai rami della Cima. La festa si conclude con l’antica usanza della scalata da parte dei più ardimentosi, prova di forza e di passaggio all’età adulta.

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