di Sonia Gammone
Ancora oggi ad Accettura, in
provincia di Matera, si celebra un antichissimo rito nuziale propiziatorio che
costituisce un vero e proprio unicum,
sia per la grande coralità dell’evento sia per il livello di partecipazione
intenso e coinvolgente. I riti arborei sonno tra i culti pagani meglio
tramandati fino ai giorni nostri: ad Accettura risale probabilmente al I sec.
a. C. dopo la vittoria di Silla sugli insediamenti lucano-enotri.
Successivamente la cristianità l’ha inglobata nel suo calendario.
La festa inizia il giorno
dell’Ascensione, quando taglialegna e boscaioli vanno a scegliere il “Maggio”
nel bosco di Montepiano: dopo aver individuato il cerro più alto e più dritto
perché diventi lo sposo, lo puliscono della corteccia e lo levigano. La scelta
è dettata dal fatto che più sono maestose le piante e più gli spiriti
favoriscono la crescita del grano, degli alberi da frutto, delle vigne, rendono
fertili le donne, danno ricchezza e salute. Lo stesso avviene per la “Cima”: la
mattina del giorno di Pentecoste, un gruppo di giovani, detti “Cimaioli”, si
recano nel bosco di Gallipoli per cercare un agrifoglio spinoso e ramificato,
affinché diventi la sposa del “Maggio”. Una volta recisa, la “Cima” viene
portata a spalla dai più robusti, aiutati da altri con particolari bastoni a
forcella decorati con intarsi detti “crocce”. Il tragitto per raggiungere la
piazza del paese è lungo circa 12 km. Contemporaneamente dal bosco di
Montepiano, i “Maggiaiuoli” accompagnano il lungo e pesante tronco del cerro,
trascinato da dodici coppie di buoi di razza podolica, per circa 5 km. Entrambi
i percorsi vengono interrotti da banchetti a base di prodotti tipici e vino. A
sera i due cortei arrivano nella piazza del paese confondendosi in una grande
festa. Solo il martedì, con la processione di San Giuliano, si lavora per
l’innesto dei due alberi. Con funi ed argani si innalzano il cerro e
l’agrifoglio raggiungendo un’altezza di circa 35 metri. Nel pomeriggio i
cacciatori sparano alla chioma del “Maggio” per colpire le targhette metalliche
che sostituiscono quelli che una volta erano i premi in natura (in genere
animali) appesi ai rami della Cima. La festa si conclude con l’antica usanza
della scalata da parte dei più ardimentosi, prova di forza e di passaggio
all’età adulta.
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