lunedì 8 ottobre 2012

Recycling Art: la libertà è partecipazione

di Giulia Smeraldo

Nell’ultimo secolo abbiamo assistito e “partecipato” attivamente all’ascesa del boom dei consumi e al maltrattamento ambientale; solo negli ultimi anni, invece, la politica e l’opinione pubblica si stanno attivando significativamente verso la risoluzione di quei problemi civici che migliorerebbero la situazione e la vita di molte città. I primi a preoccuparsi però dei grandi temi di cui spesso si sente parlare oggi, quali il riciclo ed il riuso di materiali di scarto e la raccolta differenziata dei rifiuti domestici ed industriali sono stati gli artisti. Il mondo dell’arte da sempre affronta tematiche legate all’ambiente, al suo degrado e alle possibilità dell’uomo di ottimizzare la situazione attuale. Convenzionalmente chiamata Recycling Art, letteralmente l’arte del riciclo, quest’insieme di opere più che di artisti ci impone di rapportarci con ciò che ci circonda, ci suggerisce una riflessione matura sui temi del consumo affannoso di merce, talvolta anche inutile, e di cibo e sul tema del deterioramento e dell’abbandono ambientale.
L'idea della trasformazione, del riuso, del recupero è quanto di più duttile ci sia: il principio di base è che non occorre produrre continuamente altro ma è possibile rinvigorire ciò che c'è eliminando del tutto la logica dell'usa-e-getta, abbondantemente praticata dalla cultura consumistica. Ma non è solo questo: «sottrarre allo scarto definitivo e prolungare la vita di ciò che pareva aver concluso il suo ciclo vitale ed economico è atto poetico per eccellenza»¹.
Alberto Garuffio, Emiliano Rubinacci, Zelimir Baric, Emanuele Alfieri, Angelo Laconte, Thomas Berra, sono solo alcuni dei nomi che ritroviamo insieme a mostrarci l’altro lato dello specchio del mondo, in una mostra che si è tenuta in un discount che stava per essere demolito nel 2008².
Questi artisti osservano attentamente ogni particolare del mondo e ogni vecchio oggetto, pure il più ordinario, conserva tracce del passato: registra pensieri, emozioni e desideri di chi l'ha posseduto. Per dirla con la Bennett «per un artista utilizzare un reperto che ha i segni dell'uso significa evidenziare lo stratificarsi dell'esperienza e parlar del tempo, della vita che scorre, della transitorietà. Significa appropriarsi di una storia e immettere nell'opera un senso d'identità personale. Il riciclo assume così valenza metaforica: il senso di perdita, abbandono, poi di rinascita e rigenerazione è un ciclo che queste opere ci invitano a riscoprire».
Ed è proprio da questi temi e dalla volontà di non lasciare nulla nelle mani della divina provvidenza che la partecipazione cittadina viene chiamata in causa da una proposta referendaria del movimento ecologista europeo Fare Ambiente. È il Sud Italia la zona più colpita dal problema rifiuti e la Campania la regione che più ha subito negli ultimi anni un assalto mediatico che ha fatto di Napoli la città della “monnezza” d’Italia. Proprio da qui allora partirà la proposta di Fare Ambiente, il primo passo per quella che è stata definita una vera democrazia partecipata. Un referendum sui rifiuti a Napoli che coinvolga i cittadini, che lasci decidere a loro il destino della città. Quattro saranno i quesiti: potenziamento della raccolta differenziata con il conseguente aumento della percentuale di riuso e riciclo; sviluppo di una migliorata filiera impiantistica che rispetti i principi di pianificazione e gestione dei rifiuti con obbligo di risultato, autosufficienza e prossimità; piano operativo per censimento siti per una vera bonifica del territorio; il più importante, a mio avviso, la scelta dei cittadini di destinare più fondi alla cultura o alla politica. Il presidente di Fare Ambiente, Vincenzo Pepe, è stato chiaro nella sua volontà di impegnarsi attivamente per la risoluzione del problema.
Bisogna iniziare a percorrere una nuova strada, una strada pulita che porti la partecipazione cittadina ad essere il punto focale di ogni iniziativa politica insieme al mondo dell’arte, quale promotore di una nuova, ma ricca di rimandi, visione del mondo.

Immagini:
1. Emiliano Rubinacci, Istallazioni Temporanee, 2008
2. P.I.L. Prodotto interno losco, installazione per èxpo S-OLDOUT - mostra d’arte VISIONI D’ARTE CONTEMPORANEA, Limbiate 22 maggio-20 giugno 2008 Milano.
Progetto Installazione: Alberto Garuffio
Realizzazione prodotti: Emiliano Rubinacci, Zelimir Baric, Alberto Garuffio,Emanuele Alfieri, Angelo Loconte,Thomas Berra, Simone Pugliese, Miriam Secco, Claudio Caiazza, Marco Rossi e Matteo Zinesi, Raffaele Collu.

¹ Anna Bennett, Velvet, supplemento mensile di Repubblica, 28 Agosto 2007.
² Sold-Out: Urban Art and Recycling Style, Limbiate-Milano, 22 maggio-20 giugno 2008; Catalogo della mostra a cura di Chiara Canali, Silvana Editore 2008.

Nessun commento :