di Giulia Smeraldo
Nell’ultimo secolo abbiamo assistito e “partecipato” attivamente all’ascesa
del boom dei consumi e al maltrattamento ambientale; solo negli ultimi anni,
invece, la politica e l’opinione pubblica si stanno attivando
significativamente verso la risoluzione di quei problemi civici che
migliorerebbero la situazione e la vita di molte città. I primi a preoccuparsi
però dei grandi temi di cui spesso si sente parlare oggi, quali il riciclo ed
il riuso di materiali di scarto e la raccolta differenziata dei rifiuti
domestici ed industriali sono stati gli artisti. Il mondo dell’arte da sempre
affronta tematiche legate all’ambiente, al suo degrado e alle possibilità
dell’uomo di ottimizzare la situazione attuale. Convenzionalmente chiamata Recycling Art, letteralmente l’arte del
riciclo, quest’insieme di opere più che di artisti ci impone di rapportarci con
ciò che ci circonda, ci suggerisce una riflessione matura sui temi del consumo
affannoso di merce, talvolta anche inutile, e di cibo e sul tema del
deterioramento e dell’abbandono ambientale.
L'idea della trasformazione, del riuso, del recupero è quanto di più
duttile ci sia: il principio di base è che non occorre produrre continuamente
altro ma è possibile rinvigorire ciò che c'è eliminando del tutto la logica
dell'usa-e-getta, abbondantemente praticata dalla cultura consumistica. Ma non
è solo questo: «sottrarre allo scarto definitivo e prolungare la vita di ciò
che pareva aver concluso il suo ciclo vitale ed economico è atto poetico per
eccellenza»¹.
Alberto Garuffio, Emiliano Rubinacci, Zelimir Baric, Emanuele Alfieri, Angelo Laconte, Thomas Berra, sono solo alcuni dei nomi che ritroviamo insieme a mostrarci l’altro lato dello specchio del mondo, in una mostra che si è tenuta in un discount che stava per essere demolito nel 2008².
Questi artisti osservano attentamente ogni particolare del mondo e ogni vecchio oggetto, pure il più ordinario, conserva tracce del passato: registra pensieri, emozioni e desideri di chi l'ha posseduto. Per dirla con la Bennett «per un artista utilizzare un reperto che ha i segni dell'uso significa evidenziare lo stratificarsi dell'esperienza e parlar del tempo, della vita che scorre, della transitorietà. Significa appropriarsi di una storia e immettere nell'opera un senso d'identità personale. Il riciclo assume così valenza metaforica: il senso di perdita, abbandono, poi di rinascita e rigenerazione è un ciclo che queste opere ci invitano a riscoprire».
Alberto Garuffio, Emiliano Rubinacci, Zelimir Baric, Emanuele Alfieri, Angelo Laconte, Thomas Berra, sono solo alcuni dei nomi che ritroviamo insieme a mostrarci l’altro lato dello specchio del mondo, in una mostra che si è tenuta in un discount che stava per essere demolito nel 2008².
Questi artisti osservano attentamente ogni particolare del mondo e ogni vecchio oggetto, pure il più ordinario, conserva tracce del passato: registra pensieri, emozioni e desideri di chi l'ha posseduto. Per dirla con la Bennett «per un artista utilizzare un reperto che ha i segni dell'uso significa evidenziare lo stratificarsi dell'esperienza e parlar del tempo, della vita che scorre, della transitorietà. Significa appropriarsi di una storia e immettere nell'opera un senso d'identità personale. Il riciclo assume così valenza metaforica: il senso di perdita, abbandono, poi di rinascita e rigenerazione è un ciclo che queste opere ci invitano a riscoprire».
Ed è proprio da questi temi e dalla volontà di non lasciare nulla nelle
mani della divina provvidenza che la partecipazione cittadina viene chiamata in
causa da una proposta referendaria del movimento ecologista europeo Fare Ambiente.
È il Sud Italia la zona più colpita dal problema rifiuti e la Campania la regione che
più ha subito negli ultimi anni un assalto mediatico che ha fatto di Napoli la
città della “monnezza” d’Italia. Proprio da qui allora partirà la proposta di
Fare Ambiente, il primo passo per quella che è stata definita una vera
democrazia partecipata. Un referendum sui rifiuti a Napoli che coinvolga i
cittadini, che lasci decidere a loro il destino della città. Quattro saranno i
quesiti: potenziamento della raccolta differenziata con il conseguente aumento
della percentuale di riuso e riciclo; sviluppo di una migliorata filiera
impiantistica che rispetti i principi di pianificazione e gestione dei rifiuti
con obbligo di risultato, autosufficienza e prossimità; piano operativo per
censimento siti per una vera bonifica del territorio; il più importante, a mio
avviso, la scelta dei cittadini di destinare più fondi alla cultura o alla
politica. Il presidente di Fare Ambiente, Vincenzo Pepe, è stato chiaro nella
sua volontà di impegnarsi attivamente per la risoluzione del problema.
Bisogna iniziare a percorrere una nuova strada, una strada pulita che
porti la partecipazione cittadina ad essere il punto focale di ogni iniziativa
politica insieme al mondo dell’arte, quale promotore di una nuova, ma ricca di
rimandi, visione del mondo.
Immagini:
1. Emiliano Rubinacci, Istallazioni Temporanee, 2008
2. P.I.L. Prodotto interno losco, installazione per èxpo S-OLDOUT - mostra d’arte VISIONI D’ARTE
CONTEMPORANEA, Limbiate 22 maggio-20 giugno 2008 Milano.
Progetto Installazione: Alberto Garuffio
Realizzazione prodotti: Emiliano Rubinacci, Zelimir Baric, Alberto
Garuffio,Emanuele Alfieri, Angelo Loconte,Thomas Berra, Simone Pugliese, Miriam
Secco, Claudio Caiazza, Marco Rossi e Matteo Zinesi, Raffaele Collu.
¹ Anna Bennett, Velvet, supplemento
mensile di Repubblica, 28 Agosto 2007.
² Sold-Out: Urban Art and Recycling Style, Limbiate-Milano, 22 maggio-20
giugno 2008; Catalogo della mostra a cura di Chiara Canali, Silvana Editore
2008.
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