di Carlo Maria Nardiello
Il cronista Saba Malaspina nella sua Rerum Sicularum Historia racconta di come Michele Scoto (1175-1236), astrologo scozzese al servizio presso corte dell’Imperatore, in gioventù avesse predetto a Federico II una morte «sub flore apud portam ferream», cioè in un luogo dal nome di “fiore”, davanti ad una porta di ferro. Dichiaratamente terrorizzato Federico cerca allora di evitare di sostare in tutti quei luoghi il cui nome contenesse quella parola o da essa derivasse.
Tuttavia, durante una battuta di caccia in Capitanata lo Svevo viene colto da un fortissimo attacco di dissenteria (il giovane padre Enrico perì per la medesima causa), talmente violento da impedire alle sue guardie di ricondurlo al Palazzo Imperiale di Foggia, troppo distante, ripiegando sulla più vicina Florentinum.
Malaspina prosegue nel racconto affermando che, ridestatosi momentaneamente dal febbricitante delirio, il re chiede alle guardie dove si trovasse e, sentendo il nome del luogo e scoprendo che il suo letto era collocato di fronte a una vecchia porta dai battenti di ferro che risultava murata – ma che originariamente conduceva alla Torre – egli realizza che la profezia è prossima a compiersi, e pare abbia avuto la lucidità di affermare: “Questo è il luogo della fine che mi è stata predetta. Sia fatta la volontà di Dio”. Nel volgere di poche settimane le sue condizioni peggiorano. È a questo punto che il valoroso crociato, il regnante, lo stupor mundi incontra l’uomo Federico e chiede di essere riaccolto in seno alla Chiesa: lui che è stato scomunicato ben due volte.
Confessatosi, ricevuta l’estrema unzione, muore come ogni altro essere umano. Era il 13 dicembre 1250. Il racconto della profezia trova riscontri in diverse fonti, con alcune varianti (per esempio, al posto di Scoto troviamo una imprecisata “sibilla” come autrice dell’oracolo funesto); ripreso, tra gli altri, anche dal cronista fiorentino Giovanni Villani (1276-1348), che nella sua Nuova Cronica (1308-1348) sostituisce la malattia, come causa di morte di Federico, con l’omicidio: sarebbe stato soffocato nel sonno dal figlio Manfredi (1232-1266), accecato dalla fame di potere.
La leggenda di Manfredi patricida ha goduto di un certo seguito durante il Medioevo: ma questo, come altri capitoli della vita straordinaria di Federico, non è storicamente dimostrabile.
Federico II è stato anche definito da Papa Gregorio IX l’Anticristo. Forse a causa della sua frequentazione con i perfidi infedeli arabi, forse perché ha sempre accolto con favore astronomi e filosofi turchi nei propri palazzi, forse perché parla con dimestichezza la lingua del nemico. O forse perché figlio dell’unione dissacrante tra una vecchia monaca e un frate: del resto il padre Enrico VI, uomo religiosissimo, aveva in programma di diventare frate durante la tenera età e la madre Costanza d’Altavilla si sposa in età matura per l’epoca (32 anni) e prima ha vissuto in un convento. La “vecchia monaca” e “il frate” corrispondono più o meno fedelmente al ritratto dei genitori: per questa ragione durante il Medioevo questa maldicenza ha goduto di una certa fortuna e, soprattutto, di una certa credibilità. A questa si aggiunge la certezza che un Anticristo che si rispetti non può certo morire, come qualsiasi comune pecora del gregge del Signore, e che, anzi, a mille anni dalla sua morte (1250) egli ascenderà nuovamente sulla Terra.
Nessun commento :
Posta un commento