di Francesco Mastrorizzi
Il fulcro architettonico del paese è
costituito dalla chiesa madre intitolata a Maria SS. delle Grazie, situata alla
sommità del paese e risalente al ‘500, con impianto basilicale romanico a tre
navate. All’interno la chiesa custodisce la statua lignea della Madonna delle
Grazie del XVIII secolo e soprattutto una pregevole tavola raffigurante la
Madonna con Bambino ed i SS. Agostino e Francesco e le anime purganti di scuola
napoletana, attribuita a Decio Tramontano e datata al 1596. Il dipinto,
racchiuso in una ricca cornice lignea dorata e policromata, è completato in
alto da una cimasa raffigurante Dio Benedicente ed in basso da una predella con
Gesù e gli Apostoli. La tela principale presenta la Madonna seduta in alto
sulle nubi, circondata da puttini intenti a sorreggerle la corona o a sollevare
il mantello, mentre in basso, tra i due santi adoranti, trovano posto le anime
purganti, avvolte dalle fiamme e immerse nell’acqua fino alla cintola.
Un elemento che caratterizza il centro del paese sono i cosiddetti
“Portoni di Bacco”, antiche porte in legno, finemente intarsiate e lavorate,
realizzate tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 dai “maestri d’ascia” del
posto. Il procedimento di fabbricazione di queste porte era lungo e complesso e
richiedeva un tempo variabile da una settimana fino a 20 giorni, oltre che
perizia e competenza da parte dell'artigiano. Il legno usato era
prevalentemente quello di farna, un tipo di quercia specifica della zona,
adatto per la costruzione di un portone esterno perché molto resistente
all'acqua e all'umidità. Sui portali venivano intagliati disegni a moduli
geometrici, che non erano fissi e ripetitivi, ma cambiavano secondo le esigenze
dei clienti o in base alla fantasia del falegname stesso, che con abilità
tagliava, limava, intagliava e rifiniva. Come serratura di sicurezza, i portoni
venivano muniti di un lucchetto particolare, il “cardo", fatto anch'esso
artigianalmente, fissato alle due ante delle porte con due chiavistelli, in cui
si inseriva la chiave. Le porte, una volta terminate, venivano verniciate con
olio di lino, che dava un colore più naturale e serviva a proteggere il legno
dalle intemperie. Negli anni scorsi sono state portate avanti iniziative atte a
sensibilizzare i cittadini al recupero dei portoni, attraverso incentivi
comunali a favore di quei proprietari intenzionati a restaurare questi
importanti beni storico-architettonici. Restituiti al loro originario
splendore, possono essere ammirati lungo la via delle cantine, quali sintesi
esemplare di arte, cultura e tradizione.
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