giovedì 21 agosto 2014

AquAria-Maratea step 36

Comunicato stampa

Bisogna partire dal largo delle sue coste e dal buio delle sue 131 grotte marine per comprendere la vera identità di un luogo come Maratea (PZ); realtà composita che non si mostra immediatamente, ma che va ricercata e scoperta iniziando dalla sua linfa vitale: il mare.
Le sue acque nitide e i suoi fondali rocciosi hanno riconsegnato, come una miniera l’oro, tesori di immenso valore capaci di testimoniare la vivacità di questa località marittima che, già nelle epoche più remote, ha rivestito un ruolo importante come crocevia di scambi commerciali nonché di approdo per culture e popolazioni diversissime tra loro.
Le tracce di storia millenaria non mentono e sono ovunque. Dalla vetta del Monte San Biagio con i resti dell’antico Borgo ai piedi dell’imponete statua del Cristo Redentore, al paese “nuovo” delle 44 chiese e degli edifici d’epoca, sino alla costa con le frazioni di Cersuta, Castrocucco, Marina e Fiumicello. E, ancora: dalle località semi-collinari (come Capo La Timpa, sovrastante l’attuale porto turistico, dove è stato scoperto un insediamento costituito da fondi di capanne risalente intorno al 1500 a.C.) al blu delle fresche acque marateote, dalle quali sono “emerse” le testimonianze più significative della presenza umana addirittura sin dalla Preistoria.
Gli utensili litici ritrovati nel 1950 nelle grotte di Fiumicello, ad esempio, dimostrano non solo la presenza dell’uomo di Neandertal ma anche della stretta connessione tra le genti e il mare mentre, le campagne di ricerca avviate negli anni Ottanta dalla Soprintendenza Archeologica hanno restituito alla luce uno dei più grandi giacimenti dell’area mediterranea databili all’epoca romana. Lo scandaglio dei fondali marini intorno e sulla superficie dell’isola di Santo Janni hanno riservato sorprendenti risultati: sugli speroni rocciosi di questa lingua di terra emersa dal mare dinnanzi la caratteristica Spiaggia Nera sono state ritrovate alcune sepolture e tracce di vasche utilizzate per la lavorazione del Garum, un condimento ricavato dai pesci assai ricercato dagli antichi romani per primi e secondi piatti.
Ma, i resti più pregiati sono quelli di ancore e anfore di navi affondate che percorrevano le rotte del Mediteranneo, recuperate grazie al lavoro di esperti sommozzatori. E sono proprio questi ritrovamenti a costituire il pezzo forte di un’esposizione permanente allestita a Palazzo De Lieto, l’antico edificio settecentesco che poggia su di un grande sperone roccioso di Maratea Vecchia, originariamente sede del primo ospedale marateota e, oggi, di proprietà del Ministero dei Beni Culturali. Dalla terra al mare e viceversa.
In questa direzione va anche “AcquAria-Maratea step 36”, la manifestazione che unisce sport, arte, natura e cultura. Organizzato dalla giovane società di servizi turistici “Lucania Promotion”, l’evento che si svolgerà dal 10 al 14 Settembre tra la zona del porto e Maratea Superiore, rientra nel cartellone delle iniziative estive promosse dal Comune di Maratea e sostenute dalla Regione Basilicata in concerto con l’Apt e la Lucana Film Commission. Quattro giorni in cui si alterneranno momenti di sensibilizzazione ambientale (con l’Operazione Fondali Puliti a cura del Gruppo Amatoriale Subacqueo), ad altri di promozione territoriale (con l’apertura di un punto di informazione turistica nella zona del porto) e di performance artistiche e concerti con il tema l’acqua. Ci saranno, poi, anche occasioni di confronto più tecnici e scientifici: presso le sale del Pianeta Maratea si svolgeranno, infatti, due importanti convegni: uno sul Turismo sostenibile e l’altro, nel quale interverranno ricercatori della Nasa, relativamente agli sviluppi della ricerca scientifica nel campo della subacquea.
Evento di punta di “AcquAria” è, infatti, il tentativo di un record molto speciale: dalla mattina del 12 settembre al pomeriggio del giorno successivo, Francesco Colletta, speleologo marino pugliese e già detentore del record mondiale di 32 ore ottenuto 7 anni fa nello splendido scenario dell’Area Marina sicula del Plimmerio, tenterà la 36 ore di immersione continuata in mare. Un’impresa difficilissima, sia dal punto di vista fisico che psichico, ma di notevole suggestione perché effettuata in un tratto di mare tra i più spettacolari del Sud Italia, sicuramente tra i più ricchi in termini di storia e patrimonio culturale.

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