L’edificio affaccia su via Giulia, prima strada a Roma ad andamento rettilineo, aperta da Donato Bramante per volontà di Giulio II all’inizio del Cinquecento, parallelamente a via della Lungara, sull’altra sponda del Tevere. Le due strade erano collegate tra loro da ponte Sisto, realizzando solo in parte il progetto che prevedeva un secondo ponte di congiungimento fra le due strade. Su via Giulia si affacciavano e si affacciano splendidi palazzi nobiliari, come palazzo Sacchetti; e chiese importanti quali per esempio la rinascimentale Sant’Eligio degli Orefici, attribuita a Raffaello, San Giovanni dei Fiorenti, Santa Maria dell’Orazione e della Morte, queste ultime due beneficiavano entrambe del mecenatismo dei Falconieri. Veniamo alla storia del palazzo. Orazio Falconieri, intorno al 1645, affida a Borromini l’ampliamento e il restauro del palazzo che aveva acquistato nel 1638 dai Farnese. L’intervento interessa soprattutto la facciata sul Tevere. L’architetto ticinese aggiunge un nuovo braccio creando una forma a “L” con loggia a tre arcate, ispirata al Palladio e sovrastata da una balaustra con mascheroni. La facciata su via Giulia viene ampliata ma rispettando il disegno dell’originario palazzo cinquecentesco, fatta eccezione per le originali erme con la testa di falco – chiara allusione al nome della famiglia – poste negli angoli. All’interno sono celebri i suoi dodici soffitti, ornati da complessi fregi floreali in stucco. Il palazzo oggi è sede dell’Accademia di Ungheria.
lunedì 14 settembre 2009
Palazzo Falconieri in Roma
di Angela Delle Donne
L’edificio affaccia su via Giulia, prima strada a Roma ad andamento rettilineo, aperta da Donato Bramante per volontà di Giulio II all’inizio del Cinquecento, parallelamente a via della Lungara, sull’altra sponda del Tevere. Le due strade erano collegate tra loro da ponte Sisto, realizzando solo in parte il progetto che prevedeva un secondo ponte di congiungimento fra le due strade. Su via Giulia si affacciavano e si affacciano splendidi palazzi nobiliari, come palazzo Sacchetti; e chiese importanti quali per esempio la rinascimentale Sant’Eligio degli Orefici, attribuita a Raffaello, San Giovanni dei Fiorenti, Santa Maria dell’Orazione e della Morte, queste ultime due beneficiavano entrambe del mecenatismo dei Falconieri. Veniamo alla storia del palazzo. Orazio Falconieri, intorno al 1645, affida a Borromini l’ampliamento e il restauro del palazzo che aveva acquistato nel 1638 dai Farnese. L’intervento interessa soprattutto la facciata sul Tevere. L’architetto ticinese aggiunge un nuovo braccio creando una forma a “L” con loggia a tre arcate, ispirata al Palladio e sovrastata da una balaustra con mascheroni. La facciata su via Giulia viene ampliata ma rispettando il disegno dell’originario palazzo cinquecentesco, fatta eccezione per le originali erme con la testa di falco – chiara allusione al nome della famiglia – poste negli angoli. All’interno sono celebri i suoi dodici soffitti, ornati da complessi fregi floreali in stucco. Il palazzo oggi è sede dell’Accademia di Ungheria.
L’edificio affaccia su via Giulia, prima strada a Roma ad andamento rettilineo, aperta da Donato Bramante per volontà di Giulio II all’inizio del Cinquecento, parallelamente a via della Lungara, sull’altra sponda del Tevere. Le due strade erano collegate tra loro da ponte Sisto, realizzando solo in parte il progetto che prevedeva un secondo ponte di congiungimento fra le due strade. Su via Giulia si affacciavano e si affacciano splendidi palazzi nobiliari, come palazzo Sacchetti; e chiese importanti quali per esempio la rinascimentale Sant’Eligio degli Orefici, attribuita a Raffaello, San Giovanni dei Fiorenti, Santa Maria dell’Orazione e della Morte, queste ultime due beneficiavano entrambe del mecenatismo dei Falconieri. Veniamo alla storia del palazzo. Orazio Falconieri, intorno al 1645, affida a Borromini l’ampliamento e il restauro del palazzo che aveva acquistato nel 1638 dai Farnese. L’intervento interessa soprattutto la facciata sul Tevere. L’architetto ticinese aggiunge un nuovo braccio creando una forma a “L” con loggia a tre arcate, ispirata al Palladio e sovrastata da una balaustra con mascheroni. La facciata su via Giulia viene ampliata ma rispettando il disegno dell’originario palazzo cinquecentesco, fatta eccezione per le originali erme con la testa di falco – chiara allusione al nome della famiglia – poste negli angoli. All’interno sono celebri i suoi dodici soffitti, ornati da complessi fregi floreali in stucco. Il palazzo oggi è sede dell’Accademia di Ungheria.
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