Il complesso di Santa Maria dei Sette Dolori viene commissionato da Camilla Virginia Savelli (1602-1668), moglie di Pietro Farnese, duca di Latera. La donna,senza figli, nel piccolo centro, aveva raccolto un sparuto gruppo di giovani fanciulle seguaci della vita religiosa; trasferitasi a Roma, acquista del terreno con lo scopo di costruire un convento, oggi delle Oblatine agostiniane. La costruzione del complesso fu rimandata per via di problemi economici, giungendo alla fine solo nel XVIII secolo. La chiesa, progettata da Francesco Borromini, è inglobata nel convento, costruito in periodi diversi, tra il 1643 e il 1667. La facciata, osservabile, nella sua rustica cortina di latterizzi, è delineata da due ali sporgenti che sottolineano la spigolosità degli angeli. L’architetto sembra cercare un effetto di chiusura, quasi un’allusione alla vita appartata delle suore. Dal portale si accede a un vestibolo la cui pianta rivela la conoscenza e lo studio dell’architettura classica. La chiesa, parallela alla facciata, ha forma rettangolare con interno estremamente dinamico. Le coppie di colonne infatti, con alta cornice, mettono in risalto le cappelle laterali e l’altare maggiore. L’interno fu completamente ridipinto nel 1845, alterando completamente la volontà del Borromini di renderlo bianco. Il pavimento originario, in cotto, ove erano alternati mattoni arrotati rosati e chiari, è andato perduto. La costruzione della chiesa non fu completata dall’architetto a causa dei pressanti impegni per il restauro giubilare della basilica lateranense.
venerdì 25 settembre 2009
Santa Maria dei Sette Dolori in Roma
di Angela Delle Donne
Il complesso di Santa Maria dei Sette Dolori viene commissionato da Camilla Virginia Savelli (1602-1668), moglie di Pietro Farnese, duca di Latera. La donna,senza figli, nel piccolo centro, aveva raccolto un sparuto gruppo di giovani fanciulle seguaci della vita religiosa; trasferitasi a Roma, acquista del terreno con lo scopo di costruire un convento, oggi delle Oblatine agostiniane. La costruzione del complesso fu rimandata per via di problemi economici, giungendo alla fine solo nel XVIII secolo. La chiesa, progettata da Francesco Borromini, è inglobata nel convento, costruito in periodi diversi, tra il 1643 e il 1667. La facciata, osservabile, nella sua rustica cortina di latterizzi, è delineata da due ali sporgenti che sottolineano la spigolosità degli angeli. L’architetto sembra cercare un effetto di chiusura, quasi un’allusione alla vita appartata delle suore. Dal portale si accede a un vestibolo la cui pianta rivela la conoscenza e lo studio dell’architettura classica. La chiesa, parallela alla facciata, ha forma rettangolare con interno estremamente dinamico. Le coppie di colonne infatti, con alta cornice, mettono in risalto le cappelle laterali e l’altare maggiore. L’interno fu completamente ridipinto nel 1845, alterando completamente la volontà del Borromini di renderlo bianco. Il pavimento originario, in cotto, ove erano alternati mattoni arrotati rosati e chiari, è andato perduto. La costruzione della chiesa non fu completata dall’architetto a causa dei pressanti impegni per il restauro giubilare della basilica lateranense.
Il complesso di Santa Maria dei Sette Dolori viene commissionato da Camilla Virginia Savelli (1602-1668), moglie di Pietro Farnese, duca di Latera. La donna,senza figli, nel piccolo centro, aveva raccolto un sparuto gruppo di giovani fanciulle seguaci della vita religiosa; trasferitasi a Roma, acquista del terreno con lo scopo di costruire un convento, oggi delle Oblatine agostiniane. La costruzione del complesso fu rimandata per via di problemi economici, giungendo alla fine solo nel XVIII secolo. La chiesa, progettata da Francesco Borromini, è inglobata nel convento, costruito in periodi diversi, tra il 1643 e il 1667. La facciata, osservabile, nella sua rustica cortina di latterizzi, è delineata da due ali sporgenti che sottolineano la spigolosità degli angeli. L’architetto sembra cercare un effetto di chiusura, quasi un’allusione alla vita appartata delle suore. Dal portale si accede a un vestibolo la cui pianta rivela la conoscenza e lo studio dell’architettura classica. La chiesa, parallela alla facciata, ha forma rettangolare con interno estremamente dinamico. Le coppie di colonne infatti, con alta cornice, mettono in risalto le cappelle laterali e l’altare maggiore. L’interno fu completamente ridipinto nel 1845, alterando completamente la volontà del Borromini di renderlo bianco. Il pavimento originario, in cotto, ove erano alternati mattoni arrotati rosati e chiari, è andato perduto. La costruzione della chiesa non fu completata dall’architetto a causa dei pressanti impegni per il restauro giubilare della basilica lateranense.
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