martedì 31 maggio 2011

Vanitas. Lotto, Caravaggio, Guercino nella Collezione Doria Pamphilj

di Sonia Gammone

Nella splendida cornice del Palazzo Doria Pamphilj a Roma, è stata inaugurata lo scorso 16 maggio la mostra Vanitas. Lotto, Caravaggio, Guercino nella Collezione Doria Pamphilj. Il tema conduttore della mostra è appunto la Vanitas alla quale sono dedicate le quattro sezioni dell’esposizione. Le splendide opere di Caravaggio, Lorenzo Lotto, Jusepe de Ribera, Mattia Preti, Domenico Fetti e Guercino, riflettono sulla tela l’idea che la vanitas ha sempre ragione di qualsiasi vanità. Una riflessione, questa, molto moderna, che diversi membri del casato Doria Pamphilj fecero propria, e a dimostrazione di essa troviamo anche una moltitudine di oggetti d’arte legati al tema, come gli orologi settecenteschi coronati dall'immagine del Tempo armato di falce. Sono quattro le sezioni tematiche nelle quali si snoda il percorso espositivo: troviamo la natura morta, la pittura sacra, la ritrattistica e, in ultimo, una sezione dedicata al cardinale Benedetto Pamphilj, collezionista, mecenate di artisti e musicisti e poeta, autore del celebre oratorio Il Trionfo del Tempo e del Disinganno musicato da Georg Friedrich Händel nel 1707.
La natura morta, genere diffusosi prima in ambito olandese e fiammingo e solo in un secondo tempo in Italia, si collega alla Vanitas tramite il suo valore metaforico trasferendo tutti quei contenuti di meraviglia e curiosità alla sfera più strettamente morale e religiosa. Nella sezione della pittura sacra troviamo le figure di San Girolamo e della Maddalena; opere magnifiche che indicano la vanità delle cose terrene. Ed è proprio a San Girolamo che si deve storicamente la traduzione in latino della Bibbia dai testi originali in ebraico e in greco. Questa traduzione, la Vulgata, divenne il testo ufficiale della Chiesa e da essa deriva la celebre formula con cui ha inizio l’Ecclesiaste: “Vanitas vanitatum, omnia vanitas” (Vanità delle vanità, tutto è vanità). Seguono la sezione dedicata alla ritrattistica e quella dedicata al cardinale Benedetto Pamphilj. La mostra si conclude con un salto nella contemporaneità: i ritratti di cinque discendenti della famiglia che grazie a moderne tecniche di scansione dal vivo sono state tradotte in sculture con un’anima in legno ricoperta da maschere di piombo che nel tempo evidenzieranno la caducità della vita e la vanità del tutto.

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