giovedì 2 agosto 2012

La Madonna di Anglona

di Sonia Gammone

Tra i santuari lucani meglio conservati e più caratteristici, va sicuramente annoverato quello dedicato alla Madonna di Anglona a Tursi. Secondo alcuni studiosi la costruzione dell’edificio avrebbe avuto inizio intorno alla fine dell’IX secolo: si ha notizia infatti che ad Anglona avrebbe fatto sosta Urbano II nel 1092. Il nucleo più antico, risalente al X-XI secolo, potrebbe coincidere o con l’attuale cappella a navata unica e con abside semicircolare posta sul lato sud della chiesa e attualmente dedicata al Ss. Sacramento, oppure con l’aula absidata venuta alla luce in prossimità del protiro sul quale si innesta con andamento perpendicolare rispetto all’asse della chiesa. In un periodo di tempo databile fra i primi decenni del XII secolo e la metà dello stesso secolo, al nucleo primitivo sarebbe stato affiancato un impianto basilicale tripartito concluso direttamente ad oriente da tre absidi semicircolari affiancate e arricchite dal protiro. A cavallo dei secoli XII e XIII la zona terminale della basilica sarebbe stata prolungata con l’innesto del transetto allineato e del coro odierni. Tra il XII ed il XIV secolo, a seguito del crollo del lato meridionale a causa di eventi non ben precisati, si procedette al suo rifacimento con arcate a sesto acuto. L’attuale facciata presenta un prospetto a coronamento orizzontale affiancato da una torre campanaria, la quale originariamente era accompagnata sul lato opposto da un’altra torre gemella. La chiesa è preceduta da un protiro sostenuto da quattro colonne, terminante esternamente con un arco a tutto tondo decorato con una fascia interna da un motivo a zigzag a denti di sega, e in quella esterna da una serie di protomi animali e umane. La parte muraria accoglie nella zona superiore una serie di bassorilievi raffiguranti l’Agnello simbolo di Cristo e gli Evangelisti. Sulle pareti esterne del transetto e dell’abside sono incastonate formelle in cotto recanti delicate raffigurazioni di influenza araba, mentre le superfici murarie sono ritmate da archetti pensili e lesene. I rilievi lapidei del campanile sono opere di Melchiorre da Montalbano al pari di quelli dell’interno. Quest’ultimo appare suddiviso in tre navate spartite da una duplice fila di pilastri a sezione rettangolare che sorreggono cinque arcate per lato, si cui quelle a meridione sono a tutto sesto, mentre le altre a sesto acuto. Il presbiterio è caratterizzato da un transetto non sporgente rispetto alle navate laterali e da un profondo coro che si conclude con un’abside semicircolare. Del grazioso ciclo pittorico che originariamente copriva le pareti interne della navata principale, databile fra la fine del XII ed i primi decenni del XIII secolo, ci rimane oggi solo la metà. Si sono conservati gli affreschi della parete destra della navata centrale, accompagnati da una serie di iscrizioni in lingua greca e contenenti circa quarantuno episodi del Vecchio Testamento tratti dalla Genesi, dalle scene della Creazione alle storie di Giuseppe. Originariamente sul semicatino di destra era raffigurato S. Michele Arcangelo, ancora parzialmente identificabile, mentre non più riconoscibile è il personaggio dell’absidiola sinistra identificato in S. Pietro. Affrescato era anche il vano d’ingresso, dove nella controfacciata vi era la rappresentazione del Giudizio Universale. Di grande impatto visivo, questo santuario mariano conserva ad oggi tutto il suggestivo fascino di bellezza e devozione che da secoli lo rendono metà di pellegrinaggi.

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