venerdì 24 agosto 2012

Trecchina: un borgo incastonato tra mare e montagne

di Francesco Mastrorizzi

Trecchina è un antico centro lucano ricco di mille suggestioni, di tipo paesaggistico, ma anche derivanti da storia, arte, tradizione e folklore. Sorge nell'entroterra della costa tirrenica lucana, su un altopiano incastonato tra le montagne, ma a pochi passi dal mare. La sua collocazione risulta, quindi, strategica, collocato com’è a pochi km sia dalla stupenda costa, tipicamente mediterranea, di Maratea sia dai sentieri montani del Parco Nazionale del Pollino.
Degradando dall'antico borgo medioevale denominato "Castello", il paese si estende verso il "Piano", che costituisce l'attuale zona residenziale. Il borgo antico, adagiato su uno sperone roccioso inaccessibile dalla valle, mantiene intatti angoli di rara bellezza. Finestre, balconi e loggiati sormontati da archi si aprono su un dedalo di stradine scoscese, che si inerpicano dal vallone fino al punto più alto, dove i ruderi del castello baronale del '500 testimoniano secoli di storia di questa comunità. Le prime case risalgono al medioevo (sec. XI), quando il paese fu ricostruito dai Longobardi di Salerno, dopo la sua distruzione ad opera dei Saraceni.
Le origini di Trecchina sono piuttosto incerte: alcuni fanno risalire il primo insediamento al 500 d.C., ad opera di coloni greci della città di Anglona, altri fissano le origini in età romana, indicandola con il nome di Terenziana. Tra il XI e il XII secolo fu interessata da correnti migratorie di gruppi eretici provenienti dal Piemonte, in particolare dal Monferrato, che hanno lasciato una indelebile traccia nel dialetto locale. Trecchina è, infatti, uno dei centri lucani – assieme a Potenza, Picerno, Pignola e Tito – dove si parla il gallo-italico e ciò la rende un’autentica isola linguistica.
Cuore del paese è la bellissima Piazza del Popolo (ampia oltre 1800 mq), costituita da una rigogliosa villa impreziosita da variopinti giardini e circondata da notevoli palazzi in stile liberty, tutti ornati di portali in pietra scolpita e con lunghe balconate sorrette da ferro battuto.
Nella piazza si erge la chiesa madre, dedicata a San Michele Arcangelo, realizzata fra il 1825 e il 1875. All'interno si possono ammirare il soffitto a cassettonato e l’abside decorati da Mariano Lanziani rispettivamente nel 1915 e nel 1924, un dipinto della Madonna del Soccorso di fine Ottocento del pittore napoletano Scognamiglio, una statua della Madonna Assunta di scuola napoletana e un’altra di San Michele Arcangelo, posta in una nicchia sulla parete di fondo dell’abside. Infine, sull'ultimo altare di destra, si trova la tela più recente della chiesa, raffigurante La Cena di Emmaus e realizzata nel 1994 dal pittore locale Emilio Larocca, paesaggista e ritrattista, epigono della raffinata pittura napoletana dell’Ottocento.
La facciata della chiesa è divisa in tre parti da lesene: sulla parte centrale vi è un portale in pietra con sovrastante aggetto su cui si regge la statua di San Michele, mentre sulle parti laterali si aprono due finestroni. La torre campanaria fu costruita nel 1904 a spese di Gennaro Orrico, un ricco emigrante, che volle così dotare il paese di quel campanile che fino ad allora mancava.

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