“Con gli studi sepolti, / I vetusti divini, a cui natura / Parlò senza svelarsi, onde i riposi / Magnanimi allegràr d'Atene e Roma” (G. Leopardi, Ad Angelo Mai, quand' ebbe trovato i libri di Cicerone della Repubblica, 1820). Con queste parole Giacomo Leopardi parla, attraverso la fantasia ed i simboli, della natura non ancora vanificata dall’arida logica della ragione e dalla scoperta del verso.
Nella ricca biblioteca di Monaldo il poeta aveva trascorso sette anni di studio matto e disperatissimo che lo portò alla deformità fisica. La biblioteca, composta di ventimila volumi ancora oggi consultati (richiedendo l’autorizzazione agli eredi del poeta), è diventato uno spazio aperto al pubblico per lo studio e la ricerca duecento anni fa. La città di Recanati ha deciso di ricordare l’evento con una mostra dal titolo Giacomo dei libri - La Biblioteca Leopardi come spazio delle idee, a cura di Fabiana Cacciapuoti, che si è aperta il 29 giugno scorso a Palazzo Leopardi.
L’esposizione sviluppa il tema della nascita di una biblioteca aristocratica d’inizio Ottocento, conservata integralmente, in cui il giovane poeta, Giacomo Leopardi, aveva studiato. Il padre del poeta, conte Monaldo, attraverso numerosi acquisti avvenuti in mercatini ed in seguito alla Rivoluzione Francese, che aveva svalutato il valore di alcuni testi essendo d’impostazione aristocratica, aveva creato una “libreria” con l‘intento però di perseguire un ideale etico che intravedeva nel sapere e nella cultura. Tra gli scaffali si trovano grammatiche, dizionari, enciclopedie, storie orazioni, glosse, materiale, in lingua greca, latina, ebraico. Oltre ciò materiali sacri e profani e testi custoditi dal padre, Gonfalone della città, affinché non fossero letti da Giacomo. Monaldo era il custode del palazzo e della cultura libraria che conserva in quattro grandi stanze in cui gli scaffali arrivano fino al soffitto. La presenza di tanti testi garantiva ai suoi figli una certa qualità culturale nello studio. I diversi generi letterari presenti nella biblioteca vanno dalla religione alla retorica, dalla grammatica ai classici e alle scienze. La collezione dei testi antichi e moderni era conservata perfettamente nel suo scrittorio, accanto ad un teschio (che fungeva da memento mori). Monaldo era un uomo eclettico e un poligrafo in grado di affrontare argomenti di diversa natura, senza però dimostrare una vera passione per l’uno o l’altro tema. Fa pensare, dopo la visita della mostra, che la passione per la ricerca si fosse affievolita per la scarsa abilità nello studio. L’acquisto di un numero elevato di testi aveva placato l’ansia di affermazione culturale che sembrava molto distante da raggiungere. Tutto ciò è illustrato, grazie alla mostra, che rimette a fuco un tratto della personalità che rimase all’ombra dell’opera del figlio.
La prima sezione della mostra di Recanati presenta il momento iniziale della biblioteca e alcuni oggetti di famiglia che ne accompagnarono l’allestimento. Tra l’altro, in questa sezione sono illustrati gli elementi architettonici che hanno permesso la realizzazione della libreria. Di grande interesse sono il regolamento per il prestito e la conservazione dei testi. Nel percorso di visita, inoltre, sono illustrati anche gli scambi con diversi librai e stampatori, fino a Antonio Fortunato Stella, l’editore di Giacomo Leopardi, che pubblicherà nel 1827 la Crestomazia italiana, un’antologia della prosa; il medesimo editore stampa le Operette morali. Purtroppo la collaborazione con Stella si concluderà con l’uscita dell’opera nel 1828. Molto significativa è questa parte della mostra, in cui si riesce a cogliere le scelte letterarie antologiche e poetiche fatte per la realizzazione di Crestomanzia italiana, dove sono individuati testi di poesia e di prosa della letteratura italiana dal ‘300 al ‘700. Attraverso questo primo itinerario espositivo è possibile scoprire il ruolo di Giacomo, di Francesco e di Paolina come catalogatori che assunsero il compito di effettivi bibliotecari nella schedatura e nell’inventario dei testi. Nelle altre cinque stanze sono affrontati gli argomenti: il rapporto padre e figlio, studi erudizione e filologia, componenti poetici, scritti di filosofia e di scienza, quali le dissertazioni filosofiche, il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, la Storia dell’astronomia, per poi verificare come il poeta si muove, per dare voce ai dialoghi, dai grandi autori del XVIII-XIX secolo, di cui è testimonianza lo Zibaldone, che sarà forse chiuso nel 1832 a Firenze.
Il percorso è, inoltre, arricchito da alcune postazioni multimediali tematiche: una è dedicata all’Encyclopedie Méthodique di Diderot e D’Alembert, sfogliabile “virtualmente” con il movimento del corpo del visitatore; due video-istallazioni sono dedicate a La nouvelle Héloise di J.J. Rousseau e a Corinne ou l'Italie di M.me de Stäel, opere particolarmente care a Giacomo Leopardi. L’ultima postazione indaga, attraverso contenuti audio e video, il metodo che presiede alla scrittura dello Zibaldone. L’evento si concluderà il 31 dicembre 2013 (info www.giacomoleopardi.it).
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