Verso la fine degli anni Sessanta del secolo scorso, Torino – città profonda, città geometrica – ha cominciato ad accogliere intorno a sé un nutrito gruppo di artisti, che dopo pochi anni, nel vasto concerto internazionale, si sono affermati tra i più significativi e importanti del secondo dopoguerra. Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Piero Gilardi, Mario Merz, Aldo Mondino, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini, Salvo, Gilberto Zorio, sono i famosi protagonisti di un nuovo linguaggio – delimitabile intorno alle fortunate definizioni di arte povera e arte concettuale – che annullando o trasformando radicalmente ogni residuo pittorico, ha saputo inventare inedite e visionarie forme.
La mostra L'ignoto che appare. Torino, presenze, 1967-1990 testimonia come – attraverso un'alchimia profondamente paradossale – nella città italiana più geometrica, razionale e pitagorica, molti studi ed alcune gallerie hanno visto nascere e svilupparsi un felice turbine d'invenzioni: l'apparire di nuovi materiali, spesso viventi, organici, che mutano e si trasformano: il seme, il vegetale, il minerale, la terra, la polvere, il sale, il fuoco, l'acqua, il legno, la parola, il ghiaccio; l'apparire di forme e segni e gesti, insieme avveniristici e arcaici, primitivi e fascinosamente attuali. "L'insurrezione del valore magico e meravigliante degli elementi naturali" (Celant), in un ininterrotto fluire di metamorfosi e mutazioni – in uno spazio urbano, Torino, ben noto per la sua elegante razionalità – nell'esperienza di un'organicità che diviene immobile plastica (Gilardi), e una plasticità che si trasforma in decostruzione e meditazione (Anselmo, Merz, Zorio), in specchio (Pistoletto), in "opera pensata" (Calzolari, Fabro, Paolini), o in parola cromatica e ambigua (Boetti, Salvo). Oltre il desiderio di qualsiasi volontà rappresentativa, una nuova arte nel vivere direttamente il mistero delle cose, dove il massimo peso diviene leggerezza, e la levità si può condensare in ferro, in pietra, in legno, in piombo; dove tutto il fascino della creazione viene ripreso, smontato e rielaborato, nel turbine di un immobile divenire: le forme araldiche di un ignoto che appare: segno e visione, immagine e simbolo.
In occasione della mostra, in cui saranno esposte circa 35 opere, verrà realizzato un catalogo a colori.
La mostra L'ignoto che appare. Torino, presenze, 1967-1990 testimonia come – attraverso un'alchimia profondamente paradossale – nella città italiana più geometrica, razionale e pitagorica, molti studi ed alcune gallerie hanno visto nascere e svilupparsi un felice turbine d'invenzioni: l'apparire di nuovi materiali, spesso viventi, organici, che mutano e si trasformano: il seme, il vegetale, il minerale, la terra, la polvere, il sale, il fuoco, l'acqua, il legno, la parola, il ghiaccio; l'apparire di forme e segni e gesti, insieme avveniristici e arcaici, primitivi e fascinosamente attuali. "L'insurrezione del valore magico e meravigliante degli elementi naturali" (Celant), in un ininterrotto fluire di metamorfosi e mutazioni – in uno spazio urbano, Torino, ben noto per la sua elegante razionalità – nell'esperienza di un'organicità che diviene immobile plastica (Gilardi), e una plasticità che si trasforma in decostruzione e meditazione (Anselmo, Merz, Zorio), in specchio (Pistoletto), in "opera pensata" (Calzolari, Fabro, Paolini), o in parola cromatica e ambigua (Boetti, Salvo). Oltre il desiderio di qualsiasi volontà rappresentativa, una nuova arte nel vivere direttamente il mistero delle cose, dove il massimo peso diviene leggerezza, e la levità si può condensare in ferro, in pietra, in legno, in piombo; dove tutto il fascino della creazione viene ripreso, smontato e rielaborato, nel turbine di un immobile divenire: le forme araldiche di un ignoto che appare: segno e visione, immagine e simbolo.
In occasione della mostra, in cui saranno esposte circa 35 opere, verrà realizzato un catalogo a colori.
Titolo mostra: L'ignoto che appare. Torino, presenze 1964-1990
Sede: Galleria Repetto, via G. Amendola, 21/23, Acqui Terme (AL)
Periodo: 22 settembre-30 novembre 2012
Artisti in mostra: Anselmo, Boetti, Calzolari, Fabro, Gilardi, Merz, Mondino, Penone, Paolini,
Prini, Pistoletto, Salvo, Zorio
Orari: martedì-sabato 9.30-12.30 e 15.30-19.30
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